martedì 24 agosto 2010

Centrale a Biomasse a Predosa-Dal COMITATO VIVERE A PREDOSA (AL)












Scrivo per segnalare alla associazione VAS il progetto (devastante) di
costruire una centrale a biomasse a Predosa, di notevole potenza, senza alcuna
garanzia nè vantaggi per la collettività.
L’impianto è -come maggiore azionista- di CAVANNA (grosso centro di lavorazione legnami di Rocca Grimalda). Il progetto è curato dall’Ing RAVA e Figlio (mega conflitto di interessi).
L’impianto viene costruito in un’area di piano regolatore adibita ad area industriale; tuttavia nel piano regolatore è chiaramente indicato che le attività sono SUBORDINATE alla costruzione di raccordo ferroviario e di strada: entrambe per ora non esistono, ma i lavori sono cominciati lo stesso. Si specifica che lo stesso impianto era stato proposto nei comuni di Rocca Grimalda e Casalcermelli, che hanno rifiutato.
Va segnalato che l’impianto dovrebbe sorgere nelle immediate vicinanze dell’area Parco dell’Orba
LAVORAZIONI: produzione di energia esclusivamente da legno non lavorato; potenza prevista 5,8 megavatt; totale legna bruciata in un anno 16000 tonnellate, di cui 9 provenienti dallo stesso Cavanna, gli altri “raccolti” in giro. Prevista movimentazione almeno con 650 viaggi-camion/anno. Va sottolineato come a Predosa non esista la circonvallazione (pur se promessa da oltre 10 anni) ed i camion devono passare attraverso strade strettissime del paese, tanto che vi è il divieto (regolarmente eluso) di circolazione per mezzi pesanti di oltre 10 m. di lunghezza. Nel progetto è specificato che la produzione di energia elettrica sarà inferiore alla soglia che richiede per legge la valutazione di impatto ambientale (soglia= 1, sul progetto risulta 0,99). Ciò è un evidente controsenso, perché il rendimento in tal modo sarebbe del 13%, cioè del tutto inadeguato. Pare quindi un trucco per evitare l’obbligo della valutazione da parte della Regione. La proprietà sostiene che il resto dell’energia verrà impiegata per fare acqua calda e teleriscaldamento, non si sa bene a beneficio di chi.

PROCEDURE Tenendo all’oscuro i cittadini ed il consiglio comunale si è già svolta una conferenza provinciale dei servizi alla fine di giugno, che ha sostanzialmente espresso parere favorevole, pur riservandosi di rivalutare il tutto entro 60 giorni; la ASL ha fatto obiezioni di carattere marginale (volumetria dei bagni, etc.); nessuna considerazione sull’impatto sulla salute dei cittadini: si specifica che le emissioni di CO2 vengono definite nel progetto semplicemente “ a norma”, senza specificarne l’entità. Inoltre l’impianto prevede solo due camini (principale e di sicurezza) mentre non prevede camino per l’impianto di essiccazione (indispensabile, visto che il forno non può bruciare legna verde). Nella suddetta conferenza dei servizi il Comune di Predosa era ASSENTE.

SITUAZIONE POLITICA Nonostante fosse il 16 agosto, si è tenuto un Consiglio Comunale straordinario (richiesto dall’opposizione) con ampia partecipazione di cittadini (perplessi).
L’opposizione ha richiesto di riconvocare la conferenza dei servizi per esprimere parere negativo su qualsiasi impianto preveda la combustione, visto tra l’altro la strettissima vicinanza con il centro abitato. Tale proposta è stata respinta dalla maggioranza e dal sindaco Sardi con voto palese, che si sono quindi di fatto espressi a favore dell’impianto, se pur con qualche formale richiesta (senza senso, come un organo terzo pagato dalla stessa azienda che vigili sulla reale entità di ciò che brucia e sulle quantità). L’opposizione ha richiesto che formalmente venga comunque effettuata la valutazione di impatto ambientale; la maggioranza non ha accettato.
Abbiamo quindi costituito il comitato VIVERE A PREDOSA e scritto immediatamente una lettera al dipartimento provinciale, ove si richiede di riconsiderare l’autorizzazione alla luce dei nuovi dati emersi. Nei prossimi giorni verrà indetta una assemblea popolare per discutere il da farsi e verrà lanciata una petizione con raccolta di firme. Va valutata l’indicazione ad esposto alla Procura della Repubblica, visto il non rispetto del piano regolatore (edificare nell’area era subordinato alla presenza di raccordo ferroviario, che non c’è, ed inoltre dovrebbero esserci vincoli ambientali legati alla estrema vicinanza dell’area Parco dell’Orba).

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