domenica 31 ottobre 2010

Tricolore sui balconi, la Lega non ci sta


cronaca 30/10/2010 - italia 150, la città si prepara
Tripudio di bandiere in piazza Castello in occasione della visita di Napolitano a giugno

Proposta in Comune, tutti d'accordo tranne il Carroccio: costa troppo
di letizia tortello torino

Alla guerra delle bandiere. La Lega Nord non ci sta a fasciare tutti i palazzi di Torino con il tricolore per i festeggiamenti del Centocinquantenario dell’Unità d’Italia. Motivo: «L’iniziativa costerebbe troppo alla città». L’idea, a detta dei promotori, sembrava il giusto compromesso tra massimo rendimento scenografico (immaginiamo che potenza visiva avrebbe il capoluogo se da ogni balcone pendesse il simbolo della patria) e costo minimo di realizzazione (molti di noi in casa hanno una bandiera dell’Italia). Ma già si prevede scontro in Consiglio comunale.
Il «look of the city» in tinta tricolore sembrava ormai una certezza. Era stata presentata con largo anticipo, in Comune, una mozione in cui si chiedeva al sindaco e alla giunta di avviare una campagna di sensibilizzazione verso i cittadini per far sventolare fuori dalle finestre delle abitazioni private, dal marzo prossimo, il vessillo dell’Unità. Primo firmatario, il consigliere del gruppo misto Carlo Zanolini. A seguire, molti altri di maggioranza e opposizione.
La proposta è stata accolta all’unanimità martedì scorso, alla conferenza dei capigruppo di tutti i partiti. Ma a quella riunione la Lega era assente. E ora che tutto è pronto per essere discusso in Consiglio, ora che sembravano rose e fiori e che la polemica pareva per una volta tacere, i vertici leghisti hanno comunicato il loro secco no. Dice Mario Carossa, capogruppo del Carroccio in Comune: «Non penso debba essere normato il fatto che i torinesi espongano la bandiera per celebrare l’Unità. Siamo in democrazia, sfoggiare il tricolore è una questione di coscienza e sensibilità personale, lo farà chi ci crede».Dal Carroccio non arriva nessuna alternativa che richiami alla memoria le vicende della scuola di Adro, griffata sulle pareti con il sole delle Alpi, simbolo del partito di Bossi. Il vero motivo dell’opposizione è un altro: «Per pubblicizzare l’iniziativa si spendono soldi pubblici e noi non ci stiamo». Ironizzando, Carossa aggiunge: «È curioso vedere gli stessi politici di sinistra, non solo estrema, che 30 anni fa guardavano al tricolore come a un sinonimo di fascismo, oggi incredibilmente convertiti. Se siamo al punto di dover fare una campagna di sensibilizzazione per i simboli della patria, forse l’Unità d’Italia non ha funzionato del tutto».Le repliche non tardano ad arrivare. Primo fra tutti, il presidente del Consiglio comunale, Beppe Castronovo. Lui che è siciliano trapiantato a Torino, liquida la questione in poche battute: «Non si discute. Questa vicenda va intesa come il tributo al sacrificio di quanti, da destra e da sinistra, hanno lottato per l’unificazione e hanno costruito nei decenni il senso civico e la cultura nazionale». Anche il capogruppo Pd Andrea Giorgis si dice stupito: «È un vero peccato che la Lega non riconosca nella bandiera il simbolo della nostra democrazia. Sono gesti che non portano da nessuna parte, aiutano solo a dividere un Paese che è già diviso».La proposta di Zanolini prevede che vengano imbandierati non solo palazzi ed edifici privati, ma anche le sedi istituzionali. Su quest’ultima idea, il consigliere di Sel, Marco Grimaldi, insinua un ulteriore dubbio: «Mi auguro che non sia proprio il palazzo della Regione, visto il colore della sua maggioranza, a non esporre la bandiera».D’accordo sulla mozione è invece Daniele Cantore, capogruppo Pdl: «Dobbiamo dirci orgogliosi di essere italiani». Tra le righe, non nasconde il richiamo al logo che fu di Forza Italia: «Il tricolore è stato nel Dna del Popolo della Libertà».Intanto, i preparativi per agghindare la città in vista di marzo 2011 fervono. Sull’esempio fortunato delle Olimpiadi invernali del 2006, torneranno a sventolare ai lati delle strade lunghi banner colorati. Se allora erano rossi, l’anno prossimo saranno «blu Risorgimento». Una tinta di azzurro tendente all’indaco. È stata ideata dagli architetti Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servetto per non dover rivendicare paternità politiche. Evidentemente, la prudenza ideologica non è mai troppa.

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