sabato 26 giugno 2021

#LaSalute, cosa aspettarsi dal Covid?

Cosa dobbiamo attenderci dal Covid-19? Questo il tema dell’ultima puntata de #LaSalute, andata in onda venerdì 25 giugno. A concludere il ciclo di appuntamenti l’ospite Giovanni Di Perri, ordinario di malattie infettive presso l’Università di Torino. Ad un anno e mezzo di distanza dall’inizio della pandemia, gran parte della popolazione risulta vaccinata. Secondo i dati, sono circa 47 milioni gli Italiani che hanno ricevuto la prima dose del vaccino e 16 milioni e mezzo coloro che hanno completato l’intero ciclo. Numeri cui va ad aggiungersi quella parte di popolazione che ha contratto il virus e risulta adesso immunizzata. Come sottolinea il professor Di Perri, questo costituisce certamente un ostacolo alla diffusione del virus originario, che nel suo mutare ha però sviluppato delle varianti capaci di attaccarsi anche a coloro che sono vaccinati. E’ questo il caso della variante indiana – anche conosciuta come delta – che risulta ad ora essere la più contagiosa. Occorre però accelerare con le vaccinazioni. “La capacità del virus di generare varianti è minore tanto più bassa è la quantità di virus circolante” – sostiene Di Perri, e anche lì dove l’infezione viene contratta tra prima e seconda dose, i rischi per la salute risultano minori. Per quanto riguarda i dati sulla vaccinazione eterologa, calcolati su poco più di 600 pazienti, non sembra esserci differenza di rendimento tra la prima dose effettuata con Astrazeneca e la seconda con i vaccini Pfizer o Moderna. I casi di trombosi atipiche fino ad ora verificatisi hanno riguardato per lo più donne sotto i 40 anni, fascia che sembra essere il bersaglio preferito di questo effetto collaterale. Ad ogni modo, i dati vanno calcolati su milioni di soggetti vaccinati e bisogna sempre tener presente il rapporto tra rischi, costi e benefici. Novità sono invece in arrivo sulla possibilità di un richiamo nel prossimo autunno e sulle nuove terapie, che ora si avvalgono degli anticorpi monoclonati entro i primi 5 giorni dal contrarre dell’infezione. In Piemonte, questi sono stati somministrati a ben 349 pazienti. L’augurio – conclude Di Perri – è che vengano sviluppati anche dei farmaci antivirali, utili per ridurre la quota di soggetti che necessitano di recarsi in ospedale. Per chi si fosse perso la puntata, ecco il link. Nel frattempo, vi aspettiamo domenica alle ore 12.15 per la replica, sempre su Rete7.

martedì 22 giugno 2021

Ultima puntata de #LaSalute, venerdì alle 20.15

Ultima puntata de #LaSalute quella che andrà in onda venerdì 25 giugno. A concludere questo ciclo di appuntamenti l’ospite Giovanni Di Perri, ordinario di malattie infettive presso l’Università di Torino, che ci ha già accompagnato nelle prime puntate di marzo. Tanti, e soprattutto attuali, i temi che verranno portati sul “tavolo” di discussione. Se precedentemente abbiamo parlato della variante inglese, questa volta a preoccupare sono altre due tipologie di Covid-19: la variante indiana – anche nota come delta – e quella lambda, originaria del Perù, l’ultima ad essere stata dichiarata “di interesse” dall’Oms. Riscontrate in gran parte dei paesi del mondo, potrebbero presto interessare anche l’Italia. E’ perciò necessario comprendere come procede il tracciamento della loro diffusione e, più in generale, dei casi attualmente positivi, così da poter avanzare previsioni sul futuro della pandemia. Di grande interesse è anche il tema dei viaggi. Valido dal 1 luglio in tutta l’Unione Europea, il Green Pass – o EU Digital Covid Certificate – permetterà di viaggiare da e per tutti i paesi europei senza l’obbligo di sottoporsi ad ulteriori restrizioni, tranne in casi eccezionali. Per approfondire questo e tanto altro vi aspettiamo venerdì alle ore 20.15 su Rete7, con replica domenica 27 giugno alle ore 12.15.

lunedì 21 giugno 2021

Giovedì 24 Giugno alle 21.30 Riparte il DoctorJazz dai Tre Bicchieri

Redazione Dopo lo storico locale Capolinea dell’8 in via delle Maddalene che sabato 19 ha ospitato il trio di Max Gallo con tanti solisti ospiti del suo cd “Jazz not Stop”, riapre al Jazz anche il Circolo Tre Bicchieri di via Ignazio Giulio 29. Di scena il quartetto di Giorgio Diaferia “Doctor Jazz” che porta avanti la campagna “Fermiamo il Covid, non fermiamo il Jazz”, Si inizia alle 20 con la cena dei partecipanti e poi dalle 21.30 1 ora di jazz con qualche sorpresa molto gradita……. Il quartetto Doctor Jazz si esibirà poi il 31 Luglio ad Acqui in Jazz ed il 12 di Settembre al Monferrato Jazz Festival. In attesa di conferme da Teatro Merula ed Avigliana Jazz Festival.

domenica 20 giugno 2021

Mangiasano, per un futuro più sostenibile

In occasione dell’Anno Internazionale della frutta e della verdura, il 19 giugno si è tenuta a Cuneo la XVI edizione di Mangiasano, la campagna di informazione e comunicazione sulla sicurezza alimentare e sull’agricoltura ecologica. L’evento ha visto la partecipazione di esperti ed esponenti dell’imprenditoria agricola come Luca Crosetto e Domenico Massimino, presidente territoriale e di Confartigianato Imprese Cuneo e vicepresidente nazionale, Claudio Piazza e Renato Rolla, presidente e vicepresidente di ANCoS, il dottor Giorgio Diaferia e la dottoressa Maria Caramelli. Tanti i temi di discussione portati “sul tavolo” dell’incontro, a partire dalla sempre più preoccupante scomparsa di specie ortofrutticole come risultato delle nostre scelte alimentari. Come ha affermato il dottor Giorgio Diaferia: «E’ importante stimolare un collegamento tra il mondo delle produzioni ortofrutticole e degli allevamenti e il mondo della scienza e della ricerca al fine di trovare un comune denominatore che vada a promuovere corretti stili di vita e una buona alimentazione». Le produzioni ortofrutticole svolgono infatti una funzione fondamentale non solo per la produzione di cibo ma anche per l’ambiente, il paesaggio, il territorio e soprattutto la biodiversità. Secondo i relatori, ciò che serve oggi è un nuovo modo di fare ambientalismo attraverso produzioni sostenibili, tracciabili e innovative sotto il profilo green. “Una economia verde” che non guardi solo al profitto ma anche, e soprattutto, all’impatto ambientale che deriva dalla produzione di un dato prodotto. L’intero ciclo di trasformazione delle materie prime a partire dalla loro estrazione produce infatti danni non indifferenti, senza parlare dell’inquinamento causato dal trasporto e dal processo di smaltimento. Altro tema di discussione è stato quello della sicurezza alimentare compromessa da tutte le sostanze tossiche (pesticidi e metalli) contenute nella maggior parte dei cibi che consumiamo. Fragole, spinaci e pomodori sono solo alcuni dei vegetali che più contengono residui di pesticida, senza dimenticare tutti quegli alimenti che vengono prodotti all’estero e che non sono perciò sottoposti ad adeguati controlli di sicurezza. «Grazie al Covid abbiamo raggiunto una maggiore attenzione all’igiene» sostiene Maria Caramelli, responsabile S.C. neuroscienze dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. L’avviso è quello di mantenere quest’attenzione anche e soprattutto nel campo della sicurezza alimentare. Se è vero che per frenare meccanismi ormai quasi inarrestabili servono concrete azioni politiche, ogni singolo ha un enorme potenziale sulla salvaguardia dell’ambiente. Ridurre la produzione di gas inquinanti, scegliere produzioni diversificate, ricorrere a selvicoltura e agricoltura sono tutte scelte che ci permettono non solo di tutelare la nostra salute, ma anche quella dell’ambiente nella sua complessità.

sabato 19 giugno 2021

#LaSalute, le nuove frontiere della fisioterapia

Terzo ed ultimo incontro con il dr. Massimiliano Corvasce, specialista in fisioterapia, a #LaSalute questo venerdì su Rete 7. Tema di cui si è parlato nella puntata andata in onda: le nuove frontiere della fisioterapia. Una delle ultime novità che sta riscuotendo particolare successo è l’utilizzo, a scopo terapeutico e riabilitativo, dei kinesio taping. Di che cosa si tratta? I kinesio taping sono cerotti elastici di tessuto (cotone anallergico), la cui applicazione sul paziente deve essere effettuata, perché possano dispiegare la loro corretta efficacia, esclusivamente dalle mani esperte del fisioterapista: bandito il fai da te. Valido aiuto nella risoluzione di problemi di varia natura ed impiegati soprattutto nell’ambito della medicina dello sport, le ipotesi in cui ne è consigliato il ricorso spaziano dai casi individuati, per esempio, di tendiniti o artrosi, a quelli più generici di dolore imputabile a contratture o tensioni muscolari. Molto indicati anche per il “sollievo” di lesioni ed ematomi cutanei. Il principio che ne governa il funzionamento è molto semplice. Applicati direttamente sulla pelle, a seconda della posizione, della direzione e della tensione esercitata, agiscono, attraverso i recettori nervosi dell’epidermide, sui muscoli sottostanti, fornendo a questi ultimi gli stimoli di cui necessitano. Il risultato? Ora inibiranno un muscolo troppo sovraccaricato ora daranno il giusto impulso ad un muscolo ipotonico; in presenza di un edema, invece, agevoleranno il drenaggio linfatico, favorendone il riassorbimento. Di diverse taglie, fogge e colori, versatili e “divertenti”, i kinesio taping possono essere utilizzati anche solamente a fine preventivo, per mantenere cioè in posizione corretta le articolazioni, garantendo la sicura protezione di tendini e legamenti. Grazie a tutte queste prerogative, i cerotti elastici rappresentano uno strumento fisioterapico di grande popolarità. Non certo però l’unico. Insieme a elettroterapia, laserterapia, fisioestetica, infiltrazioni (articolari e virtuali), riabilitazione (presso il centro fisioterapico o domiciliare) ed onde d’urto (di cui si è diffusamente parlato nelle puntate precedenti sempre in compagnia del dr. Corvasce – qui il link), costituiscono nuovi territori “di conquista” della fisioterapia, contribuendo a renderla sempre più “richiesta”.

lunedì 14 giugno 2021

#LaSalute, valutazione posturale e baropodometrica in fisioterapia

Dopo l’interessante chiacchierata sulle onde d’urto della puntata precedente, è ritornato ancora in studio a Rete7 l’ospite Massimiliano Corvasce per parlare a #LaSalute di postura e baropodometria. Specialista in fisioterapia, con al suo attivo molti anni d’esperienza sia nel pubblico che nel privato, il dr. Corvasce, che collabora con l’Università degli Studi di Torino, ha infatti “guidato” i telespettatori nel campo dei difetti posturali, dell’esame baropodometrico, dei diversi tipi di piedi (normale, piatto, cavo) nonché dei plantari più adatti. Come si fa ad avere una postura corretta, in piedi e da seduti? Mediante la valutazione posturale, che consente di individuare con accuratezza il difetto posturale, la sua eziologia e soprattutto gli idonei strumenti correttivi da apportare. Che sia congenito (come per esempio nei casi di scoliosi) o sopravvenuto, il problema può essere risolto (o perlomeno “contenuto”) solo attraverso l’attento studio delle cause, nell’ottica di rimuoverle alla radice. Nell’ipotesi citata della scoliosi, il combinato disposto di esercizi fisici mirati, tutore ortopedico ed attività sportiva ad hoc (molto consigliato il nuoto a dorso) porta senz’altro ad un sensibile miglioramento della patologia. Peraltro, risultati parimenti apprezzabili si ottengono negli altri casi di difetti posturali sopraggiunti, purché alla base ci sia un esame puntuale dell’origine della “deviazione”. Passando dalla valutazione della colonna vertebrale a quella dei piedi, si è poi approfondito il tema delle varie tipologie di estremità “classificabili” grazie alla pedana baropodometrica, sofisticato strumento di analisi della natura e della struttura plantare, il cui funzionamento in realtà è semplice. L’esame (che si compone di un momento statico, un momento dinamico ed un momento posturale) ha, nel suo complesso, lo scopo di “fotografare” nel dettaglio l’appoggio plantare per verificarne la correttezza. Qualora si rilevino anomalie, ecco che si procede alla predisposizione di azioni terapeutiche, ivi inclusa l’ortesi plantare, vale a dire l’ideazione e la realizzazione di plantari rigorosamente “su misura” per risolvere, o comunque alleviare, il problema riscontrato. È al proposito importante constatare che disturbi molto diffusi, come le lombalgie o le cervicalgie, il cui fattore scatenante viene sovente -ed infruttuosamente- ricercato altrove, sono spesso invece riconducibili ad un appoggio sbagliato dei carichi. La “soluzione” risiede quindi nel ripristinare il giusto equilibrio proprio mediante l’utilizzo di plantari che lo redistribuiscano. In attesa della prossima puntata (che, sempre in compagnia del dr. Corvasce, sarà dedicata ad uno sguardo sulle nuove frontiere fisioterapiche), chi desiderasse (ri)vedere la trasmissione di venerdì scorso, può trovarla qui sopra.

domenica 6 giugno 2021

#LaSalute, l'impiego delle onde d'urto nei protocolli riabilitativi

Negli ultimi anni la fisioterapia ha allargato le proprie frontiere, includendo le onde d’urto – anche dette shock waves. E’ questo l’argomento della nuova puntata de #LaSalute, andata in onda venerdì 04 giugno. A parlarne il fisioterapista Massimiliano Corvasce, ospite di questo appuntamento. Strumento riabilitativo alquanto recente, le onde d’urto vengono applicate da circa una trentina d’anni e sono ancora in forte evoluzione. Sono infatti nate per l’eliminazione delle calcolosi renali, ma hanno ben presto dimostrato la loro efficacia anche nel caso delle calcolosi ortopediche o delle patologie d’anca di origine muscolo-tendinea. Si tratta di onde scioccanti, che urtano i tessuti senza però danneggiarli. Dal punto di vista fisico, esse si presentano sotto forme di onde infrasonore che si ripercuotono sulle cellule contenenti residui articolari. Così facendo, causano una forte eccitazione circolare e vanno a stimolare il processo di autoriparazione dei tessuti. Ma per meglio conoscerle, è bene innanzitutto distinguere tra onda d’urto radiale e onda focale, entrambe di tipo acustico ma che presentano indicazioni ed effetti diversi. Impiegate per la prima volta negli anni Ottanta nel settore riabilitativo, le onde d’urto focali richiedono – appunto – la focalizzazione del raggio su un punto specifico. Le radiali, invece, si “disperdono” all’interno del muscolo e a seconda della loro intensità possono raggiungere anche la membrana che riveste la struttura ossea. Il loro impiego necessita l’interposizione di un gel che permette al manipolo di scivolare senza attrito sulla cute del paziente, lo stesso gel che viene utilizzato nelle ecografie. Questo, soprattutto nel caso delle onde radiali, che possono muoversi all’interno dello spazio patologico nella sua interezza. Ma non è tutto. L’evoluzione del trattamento riabilitativo ha portato anche alla “creazione” di progetti misti, che prevedono l’abbinamento di onde sia radiali che focali. Le stesse aziende che producono questi macchinari si stanno ora specializzando nella fabbricazione di macchinari per l’appunto “misti”, con l’obiettivo di trattare sia il punto focalizzato del problema sia la parte muscolare circostante. Questa nuova frontiera non deve chiaramente sostituire l’utilizzo di una singola tipologia di onda d’urto, ma costituire un nuovo strumento di cura e riabilitazione cui ricorrere lì dove necessario, come nel caso delle patologie di origine calcifica. Esistono difatti dei protocolli da seguire a seconda delle diverse patologie. Generalmente, il numero di colpi per ogni distretto da trattare ammonta a circa 2000, ma ogni patologia ha la sua specificità e la sua onda d’urto “preferita”. Ad esempio, se prendiamo in considerazione il trattamento sulla lombosciatalgia, l’onda d’urto può trovare largo spazio all’interno del protocollo riabilitativo con lo scopo di favorire la decontrazione muscolare. In questo caso, è necessario premere molto per arrivare alla fascia muscolare interessata ed emanare 1000 colpi ogni 15 cm quadrati. Negli ultimi anni, inoltre, sono molte le ricerche scientifiche che mirano a fornire evidenze sull’impiego delle onde d’urto in contemporanea con le infiltrazioni di acido ialuronico. In questo tipo di protocolli, è preferibile ricorrere ad una seduta per settimana, dal momento in cui la vibrazione prodotta dall’onda ridonda nei nostri liquidi per 3-5 giorni. Di conseguenza, per avere i risultati sperati bisogna far terminare questo ritorno di onda: ricorrervi a distanza ravvicinata potrebbe infatti produrre una sovraeccitazione circolare, non sempre favorevole alla riparazione del tessuto. Il protocollo, inoltre, prevede dei numeri minimi di sedute affinché ne derivino benefici. Per le onde focali, si parte da un minimo di 3 sedute; mentre per le radiali è necessario raddoppiare il numero. Come specificato in precedenza, una per ogni settimana. Ma niente paura. Diversamente da quel che si pensa, le onde d’urto sono assolutamente sopportabili e non dolorose, anche se dipende chiaramente dalla sensibilità del paziente e dal punto d’impatto. Per esempio, il piede è una delle zone più sensibili del nostro corpo, per cui qui la vibrazione percepita risulterà poco più fastidiosa del solito. Per approfondire l’argomento, vi invitiamo a recuperare la puntata dal link qui sopra. Nel frattempo, vi aspettiamo per il prossimo appuntamento sempre con il dottor Corvasce, per parlare ancora di fisioterapia e tecniche riabilitative.

Nerio Nesi è deceduto oggi all'età di 98 anni

E' con vivo dolore che apprendo della scomparsa dell'amico ed ex assistito ( sono stato il suo medico di famiglia per oltre 10 anni,...