sabato 17 settembre 2022

Covid-19, milioni di morti si potevano prevenire. Ecco come secondo la Lancet Commission (Fonte DoctorNews33)

Covid-19, Oms: trend decrescente di nuovi casi a livello globale Proteggere e promuovere la cooperazione tra paesi nella "preparedness" e nell'offerta di presidi di diagnosi e cura, combattere le diseguaglianze e porre più attenzione alla sicurezza quando si fa ricerca biologica: sono le richieste principali che la Lancet Covid 19 Commission porge ai paesi dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per prevenire altre morti evitabili da Covid-19. Per i 28 redattori del documento presentato ieri al DG OMS Tedros Ghebreyesus, la gestione della pandemia è stata un fallimento. Governi lenti, e passivi nel contrasto della disinformazione sui media, hanno prestato poca attenzione ai più vulnerabili. Si sarebbero potuti evitare milioni di morti. Tra l'altro, le morti per Covid non sono state fin qui i 6,9 milioni del conteggio ufficiale ma 17,9 milioni. Presidente della commissione della rivista e del Sustainable Development Solutions Network, Jeffrey Sachs (Columbia University) evoca «un'azione collettiva che promuova la salute pubblica e lo sviluppo sostenibile, affrontando le disuguaglianze sanitarie globali e proteggendo il mondo dalle future malattie». Le nazioni del mondo devono iniziare a collaborare tra loro. I cinque pilastri - L'OMS detta cinque "pilastri" delle future politiche anti-pandemie. Primo, imparare dagli errori di governi che non si sono coordinati sui protocolli di viaggio, sul testing, sull'approvvigionamento di mascherine etc) e dai successi di alcuni paesi: l'Est Asia, che nel 2002 era stato scottato dall'epidemia di Sars, ha adottato strategie di contenimento più efficaci, con un'incidenza di morti inferiore. Secondo, agire sul contenimento dei contagi evitando il contatto tra individui infetti e non infetti. Terzo, ridurre le disuguaglianze sanitarie dentro ogni stato membro Oms. Quarto, mettere in protezione le fasce più vulnerabili. Quinto, produrre nuovi vaccini e nuove terapie. Questo innanzi tutto a livello di ogni nazione. Ma non tutti gli stati membri Oms sono in grado di fare da soli. Nei Paesi ad alto reddito, tre persone su quattro sono state vaccinate, in quelli più poveri solo una su sette. I paesi ricchi ora devono dare di più. Misure nazionali ed internazionali - Il "board" raccomanda di fare sempre riferimento all'OMS, che sulle malattie emergenti ha importanti poteri ispettivi e decisionali da utilizzare nei siti colpiti, nell'interesse del mondo intero. Chiede poi di stabilire sistemi coordinati di sorveglianza tra nazioni per predire il rischio di nuove ondate. «Cina, Stati Uniti, Unione Europea, India, Federazione Russa ed alter potenze regionali devono mettere da parte le rivalità geopolitiche per lavorare insieme». Altri target: arrivare ad un accordo pandemico globale e potenziare le International Health Regulations creando un sistema internazionale di sorveglianza e monitoraggio degli esiti e della trasmissione delle malattie infettive. Nel contempo, urge istituire nell'OMS un Global Health Board composto da elementi dei governi nazionali in rappresentanza di ciascuna delle regioni del globo, per supportare l'organizzazione nelle decisioni. Il Fondo Globale per la Salute -Tra le nazioni del mondo, quelle del G20 (tra cui l'Italia) dovrebbero infine collaborare ad un piano decennale per assicurare che in tutte le regioni del mondo si producano e si distribuiscano mezzi per il controllo della pandemia. Ciò richiede uno sforzo economico: il "board" a tal proposito evoca il varo di un Global Health Fund che finanzi la produzione di dispositivi per il controllo delle malattie da virus, l'organizzazione di sistemi di risposta alle pandemie ed il rinforzo dei presìdi di medicina territoriale in paesi a reddito medio-basso. Per il Fondo, servirebbero, si calcola, 60 miliardi di dollari annui (1% del Pil dei paesi ad alto reddito). L'obiettivo è aiutare i sistemi sanitari nazionali in difficoltà non solo in relazione alle pandemie ma a tutti i temi di sanità ad esse correlati. E serve governare la ripresa post-pandemica, per un mondo più sostenibile, che non può prescindere dal rafforzamento della cooperazione multilaterale, da finanziamenti, da investimenti in biosicurezza «e dalla solidarietà internazionale con i Paesi e le persone più vulnerabili».

mercoledì 14 settembre 2022

Affari Animali di Marzio Panichi

Nel Parco del delta del Po la situazione è questa: eccessivo numero di daini che creano innumerevoli problemi ambientali. La soluzione verosimilmente sarà quella di pianificare abbattimenti e quindi sparare. Catturare e trasferire pare essere una soluzione non percorribile sia per l’alto numero sia per i costi non sostenibili. Abbattimenti massicci anziche “selettivi” sembrano purtroppo essere le uniche vie di uscita dalle situazioni di sovranumero che si sono via via create non solo nei Parchi ma anche nei territori liberi per varie specie di ungulati. Anche cervi, caprioli e stambecchi in vari distretti del territorio nazionale sono presenti in eccesso con tutte le conseguenze del caso come lo scortecciamento degli alberi, il consumo alimentare dei giovani piantini, la diffusione di infezioni ed infestioni, ecc. Per fare qualche esempio nel Parco nazionale del Gran Paradiso fu necessario applicare gli abbattimenti selettivi a causa di un’epidemia di Cheratocongiuntivite che accecava gli stambecchi i quali spesso precipitavano dai dirupi. Nel Parco della Mandria nel torinese i cervi in sovranumero portarono anche in questo caso ad abbattimenti “selettivi” non solo in tempi remoti ma anche di recente. La promulgazione di un bando (Giugno 2020) di reclutamento per “Operatori occasionali esterni” – in pratica cacciatori esperti e formati ad hoc – consentiva di poter sparare ai soggetti indicati da un Guardiaparco pagando la somma di 1000,00 euro a capo acquisendo il diritto del trofeo.Nello stesso tempo l’operatore occasionale, sempre sotto la sorveglianza dell’Ente Parco e secondo le indicazioni vincolanti del guardiaparco, aveva inoltre facoltà di abbattere, nelle stesse giornate, esemplari di specie cinghiale (Sus scrofa L.) al costo ulteriore di euro 150,00/capo, a titolo di corrispettivo forfettario, carcassa compresa. Anche il Parco delle Vallere fra i Comuni di Torino e Moncalieri ha problemi di sovranumero di cervidi e di cinghiali tanto è vero che nel 2020 il Report di attuazione del piano contenimento per il cinghiale riassume che : catturati 5 esemplari, avvistati 278 esemplari, feriti 1, abbattuti 149 dei quali 88 femmine e 62 maschi. Coinvolti 18 Operatori selezionati e 8 Guardiaparco. L’esemplificazione potrebbe divenire prolissa e noiosa perché la soluzione è sempre la stessa: il fucile dei cacciatori. Io non ce l’ho con i cacciatori ma sono una persona ed un Veterinario che sta dalla parte degli animali finche può. Non condivido l’animalismo spinto oltre il limite delle regole igieniche e sanitarie per cui stigmatizzo i collezionisti seriali di cani e gatti in appartamento e chi se li porta a letto o lascia leccare viso e mani dei propri bambini dal cane di casa. Al pari non stimo coloro che sfoggiano cani di razza o di alta genealogia che sono costati cifre esorbitanti per essere additati come vip o che esibiscono le cure veterinarie più evolute e costose come le protesi d’anca o di ginocchio, le cataratte, i carrellini per paraplegici senza con questo voler svilire il progresso bio medico in veterinaria. Ognuno è libero di spendere i propri soldi come vuole ma mi suona insulto alle miserie umane destinare somme di denaro esorbitanti alle cure soprattutto dei Pet (cani e gatti) che sono spesso patologicamente amati a dismisura e trattati come bambini viziati dal lusso e dalla moda. Ci sono razze di cani che sono assunte negli anni a status simbol sociale ; cosi è stato nel tempo per i cani nordici (Siberian Husky) o giapponesi (Akita inu) o cinesi (Shar Pei) che hanno cavalcato la cresta dell’onda del mondo bene anche se le singole razze avrebbero richiesto condizioni di vita diverse dai salotti alla moda. I cani di Terranova, i Pastori dei Pirenei, i San Bernardo non stanno di sicuro bene in appartamenti né nell’italia meridionale o insulare. Peraltro apprezzo le misure straordinarie adottate in Piemonte per contenere il numero dei cinghiali per i danni alle colture, l’ essere causa di incidenti stradali e vettori della Peste suina. Considero i Piani di contenimento mediante abbattimenti di massa un male necessario ed i muri anticinghiale una soluzione percorribile anche se costosa ed auspicabili sono forse le sterilizzazioni chimiche attraverso bocconi medicati. Tutto ciò fa parte dei miei personali convincimenti auspicando che i colpi di fucile siano però mirati e micidiali. Il lupo e l’orso invece mi trovano alleato nel sostenere la loro incolumità su tutto il territorio nazionale perché i danni legati alla loro presenza sono compensabili con risarcimenti agli allevatori di bestiame. Pare che il lupo costringa non solo i pastori di montagna ma anche allevatori in pianura a doversi difendere in qualche modo: cani anti lupo, recinti elettrificati, impianti di allarme luminosi o sonori per scongiurare aggressioni al loro patrimonio zootecnico; danni compensabili economicamente nel caso con rimborsi solleciti e congrui, senza tante strettoie burocratiche che finora hanno deluso i danneggiati che si lamentano anche su “Specchio dei tempi” ( vedi La Stampa 10/9/22).

Dal clima alla salute umana: le zoonosi (Fonte FNOVI)

Le zoonosi sono malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo causate da microorganismi patogeni tra i quali annoveriamo per esempio Toxoplasmagondii, Criptosporidium spp.;Salmonella spp.; Campilobacter spp.; Rhodococcus equi, Bartonella spp., Mycobacterium marinum, Bordetella bronchiseptica, Chlamydia psittaci. Le zoonosi sono un fenomeno naturale col quale la specie umana convive da sempre: molte di queste hanno causato vere e proprie pandemie che hanno segnato e influenzato la storia umana e dobbiamo considerare che il mondo moderno, rispetto al passato, facilita ancora di più la trasmissione di malattie infettive. Il numero di esseri umani è in costante crescita sul Pianeta e sfiora gli 8 miliardi, di cui il 55 per cento vive nei grandi centri urbani. Le vie di trasmissione delle zoonosi all’uomo sono molteplici e specifiche per ciascun agente zoonotico; in linea generale, la trasmissione può avvenire per contatto diretto con l’animale malato o per via indiretta, ad esempio per ingestione di alimenti contaminati dall'agente o da sue tossine, tramite l'ambiente (acqua, aria, suolo, oggetti inanimati, etc) o mediante vettori biologici (ad esempio: zanzare, flebotomi, mosche, zecche, ecc.). I cambiamenti climatici, degli habitat e della biodiversità stanno influenzando le componenti abiotiche e biotiche degli ecosistemi, mentre i cambiamenti sociali ed economici (come l’urbanizzazione e la circolazione delle persone e merci in un mondo globalizzato) determinano lo spostamento e la diffusione di specie e malattie, comprese le zoonosi. In questo scenario, se non si verificherà un'inversione di tendenza e, soprattutto, se non si gestirà il nostro rapporto con l'ambiente in maniera più sostenibile, le zoonosi infettive sono destinate ad aumentare come frequenza nei decenni a venire. A causa del cambiamento climatico si assiste in Italia alla ricomparsa o recrudescenza di agenti infettivi precedentemente endemici (come per esempio il batterio responsabile della tubercolosi) e all’arrivo di nuove malattie esotiche trasmissibili, come Dengue, Chikungunya, Zika. In entrambi i casi la strategia vincente per contrastare tali condizioni è attaccarle a livello delle loro radici eziologiche, siano esse localizzate nell’ambiente personale dipendente dal comportamento o nell’ambiente generale. Privilegiare la prevenzione è il cammino preferibile da ogni punto di vista. Considerata l’epidemiologia delle zoonosi e le complesse interazioni tra uomo, animali ed ambiente, è necessario garantire, nel controllo di tali malattie, un approccio multidisciplinare ed integrato tra il settore medico e quello veterinario. Gli ultimi eventi legati anche alla storia recente non fanno altro che sancire la necessità di una sempre maggiore implementazione di una stretta collaborazione tra tutti gli attori della sanità anche per la lotta alle zoonosi, in un ottica di “One Health“, moderna concezione dei rapporti fra salute dell’uomo, degli animali e dell’ambiente. E’ importante che questa strategia si attui concretamente con piani integrati che coinvolgano tutte le componenti pubblica e privata della sanità con azioni di contrasto che vanno dalle attività di prevenzione del fenomeno, alla diagnosi precoce e allo sviluppo di terapia innovative. L’organizzazione di una rete di cooperazione territoriale dovrebbe pertanto rappresentare un modello di riferimento innovativo nella integrazione delle diverse attività ed esperienze dei settori della medicina umana e della medicina veterinaria per migliorare la salute e il benessere di esseri umani, animali e piante e promuovere la resilienza ambientale attraverso un approccio One Health dal carattere globale e collaborativo.

martedì 13 settembre 2022

“Chi vuole il nucleare danneggia gli italiani ” – intervista a Ermete Realacci Elena Comelli | Corriere della Sera Buone Notizie

"Chi vuole il nucleare danneggia gli italiani " - intervista a Ermete Realacci di Elena Comelli | Corriere della Sera Buone Notizie L’allarme di Ermete Realacci (Fondazione Symbola) sui limiti della campagna elettore in tema di crisi energetica «Fonti rinnovabili unica salvezza per ambiente ed economia, ma la politica italiana sta andando indietro» La sfida resta quella del Manifesto di Assisi: «E continuare a parlare di centrali atomiche è un errore madornale» di ELENA COMELLI La crisi del gas rischia di trasformarsi in crisi economica, in un Paese che dipende dal metano non solo per scaldarsi, ma anche per accendere la luce e mandare avanti le industrie. Si aggiungano poi i danni dell`emergenza climatica, con il Po in secca e gli incendi a catena, la pandemia, i conflitti e le disuguaglianze: il futuro non sembra luminoso. La soluzione, però, esiste: ogni impresa e ogni cittadino sono chiamati a mettere in campo e in comune i propri talenti, puntando sulla sostenibilità, l`efficienza e le fonti rinnovabili. Chi lo ha già fatto, oggi non teme la crisi del gas. Chi non l`ha fatto dovrebbe farlo quanto prima. «Da questo dipende la competitività dell`Italia in Europa e nel mondo», commenta Ermete Realacci, presidente di Fondazione Symbola. Si fa presto a dire «competitività», ma passare ai fatti è molto più difficile… «Bisogna invece passare dalle parole ai fatti, prendendo esempio da chi è già più avanti. La sostenibilità non è una predica da anime belle, ma è composta di azioni concrete molto potenti, che ognuno di noi può e deve fare. Molte aziende e molti cittadini lo stanno già facendo, ma la politica è terribilmente in ritardo. La politica italiana su questo fronte è ferma e dalla campagna elettorale sembra addirittura che si stia andando indietro». Che cosa c`è che non va nella campagna elettorale? «Se noi continuiamo a non vedere il pe- so della crisi climatica, che in questi mesi ha colpito l`Italia e l`Europa con una serie di disastri sempre più gravi anche dal punto di vista economico (come dimostrano i danni all`agricoltura provocati dalla siccità e dalle alluvioni), se continuiamo a ignorare le misure urgenti che andrebbero prese per far fronte sul lungo termine alla crisi energetica, come il ricorso massiccio alle fonti rinnovabili, l`Italia resterà sempre più vulnerabile degli altri Paesi». Ma ormai tutti sono d`accordo sui temi della sostenibilità, di qualsiasi schieramento politico siano… «È un accordo solo teorico, che alla prova dei fatti non viene tradotto in pratica, anzi, si fa di tutto per bloccare i progressi in questo senso. Bisogna rendersi conto che invece è molto urgente assumersi questa sfida nel concreto. Come dice l`apertura del nostro Manifesto di Assisi – che abbiamo lanciato all`inizio del zozo insieme con il Sacro Convento, Coldiretti, Confindustria, Anci, e al quale hanno aderito tantissimi soggetti diversi – affrontare con coraggio la crisi climatica è necessario, ma è anche un`occasione per rendere la nostra economia più capace di competere. Solo a partire dall`assunzione di questa sfida si costruisce una nuova economia, che è più conveniente. Per dirla brutalmente, essere buoni non è solo eticamente valido, ma conviene». Nella pratica, che cosa bisogna cambiare? «Prima di tutto è inutile parlare di diversivi. Che si parli di nucleare nelle condizioni in cui siamo è un errore madornale: la potenza nucleare nel mondo cala, mentre le rinnovabili corrono sempre di più, l`anno scorso sono cresciute di quasi 200 gigawatt globalmente. E questo non per motivi ideologici, ma perché installare impianti solari o eolici costa meno e rende di più del nucleare. Non c`è gara, fine della fiera. Il ricorso alle fonti rinnovabili è la via principe, più rapida e più conveniente, per abbassare le bollette e rendere il Paese indipendente dal punto di vista energetico. Chi parla d`altro fa un danno all`economia italiana». Possiamo fare qualche esempio virtuoso in questo senso? «L`esempio principe di una transizione energetica riuscita e molto remunerativa è quello di Enel, che si è trasformata sotto la guida di Francesco Starace nel più grande operatore privato delle rinnovabili al mondo, con oltre 53 gigawatt di capacità nel 2021, proveniente da impianti eolici, solari, geotermici e idroelettrici localizzati in Europa, Americhe, Africa, Asia e Oceania, davanti ad altri leader del settore come EdF (44 gw), Iberdrola (38 gw) e Engie (34 gw). Nel frattempo, Enel è diventata anche la prima azienda italiana per capitalizzazione, superando Eni e Fiat (ora Stellantis). È la migliore dimostrazione che essere buoni conviene».

domenica 11 settembre 2022

Pnrr, da case di comunità a ospedali a che punto sono i progetti della missione 6 Salute

Importanti scadenze si approssimano per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in sanità. La prima è a giorni, entro il 14 settembre devono essere presentati 1189 progetti per case di comunità, ospedali di comunità, centrali ospedalieri, territori... (Fonte Sanità 33)
Importanti scadenze si approssimano per la realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza in sanità. La prima è a giorni, entro il 14 settembre devono essere presentati 1189 progetti per case di comunità, ospedali di comunità, centrali ospedaliero-territoriali e, sul fronte ospedali, strutture sicure dal punto di vista antisismico. La gara indetta da Invitalia a luglio è finanziata con 3,2 miliardi di euro complessivi. Le procedure sono state suddivise in lotti geografici e ogni lotto in sub-lotti relativi alle singole tipologie di prestazioni necessarie per realizzare le opere previste, ovvero servizi tecnici e di verifica della progettazione, lavori, lavori in appalto integrato e servizi di collaudo. La scadenza è un’occasione per fare il punto sulla realizzazione dei progetti previsti nella missione 6 Salute nel PNRR, a sua volta divisa in due componenti: la “territoriale” C1- Reti di prossimità, strutture intermedie e telemedicina per l'assistenza territoriale, finanziata per 7 miliardi complessivi, e la più “ospedaliera”, la C2- Innovazione, ricerca e digitalizzazione del servizio sanitario nazionale, finanziata con 8,6 miliardi. Per quanto attiene alla prima componente, a giugno è stato varato il decreto del ministero della salute numero 77 che detta le specifiche delle case di comunità, degli ospedali di comunità e delle centrali ospedaliero-territoriali da costituire. Lo stesso decreto ha gettato le basi per la nuova assistenza domiciliare che dovrà prendere in carico 800 mila nuovi ultrasessantacinquenni con problemi cognitivi o di deambulazione entro metà 2026. Il 24 maggio un decreto ulteriore aveva dettato le specifiche per far entrare la telemedicina nell’assistenza di prossimità.Per gli ospedali, si attende la revisione del decreto ministeriale 70 del 2015, una volta completato il giro dei pareri delle società scientifiche. Metà dei circa 17,5 miliardi complessivi previsti per realizzare le missioni del PNRR è già stata erogata all’Italia. Nell’ottica del PNRR, e dell’Unione Europea, ognuno dei capitoli delle componenti territoriale ed ospedaliera in cui è suddivisa la missione 6 è finanziato con somme da impiegare in contemporanea. Vanno cioè realizzati tendenzialmente insieme sia le Case di comunità finanziate per complessivi 4 miliardi (ma il DM 77 si è soffermato sulle principali, le “hub”, due a distretto Asl), sia l’assistenza domiciliare che pesa per 2 miliardi includendo ormai la voce “telemedicina” che attinge ad un miliardo, sia le cure intermedie e gli Ospedali di comunità finanziati per 1 miliardo, sia le centrali ospedaliero territoriali che pesano per 280 milioni. E in ospedale, vanno finanziati insieme il rinnovo del parco macchine, l’antisismica, i fondi per implementare il Fascicolo Sanitario Elettronico e per la formazione degli operatori sanitari, inclusi i temi di telemedicina (che per inciso è voce della componente territoriale). Tra i target raggiunti, il riparto: lo Stato ha suddiviso i fondi per il PNRR alle Regioni, al Sud nella componente territoriale è andato il 40% dell’ammontare globale. Resta un importante capitolo da scrivere: il rinnovo a livello nazionale delle convenzioni dei medici del di famiglia-continuità assistenziale, pediatri, specialisti, che darà il via agli accordi regionali incaricati di far entrare le aggregazioni di medici di famiglia, gli infermieri di comunità ed il resto del personale nelle “case” secondo gli indici dettati dal decreto ministeriale 77. Va inoltre espunto dal DM 77 il dettaglio organizzativo della futura assistenza domiciliare, che andrà messo a fuoco dalle singole regioni: ogni regione deve presentare un progetto di ADI in cui siano contemplate anche visite e prestazioni da remoto, da attuarsi realizzando progetti di telemedicina. Alcune regioni hanno gettato le basi (la Lombardia ha revisionato il suo modello organizzativo di sanità già a fine 2021 con un intervento legislativo), altre sono attese, si va come sempre in ordine sparso.

giovedì 8 settembre 2022

Oggi si celebra in tutto il mondo la 16° edizione della Giornata Mondiale della fisioterapia.

L'edizione di quest'anno è stata dedicata all'osteoartrite, che nel mondo colpisce circa 520mila persone - raggiungendo l'11° posto della classifica delle malattie più invalidanti per la popolazione. Il fisioterapista diventa, per i pazienti che soffrono di questa e altre patologie che intaccano i movimenti, un sostegno fondamentale per l'individuazione della terapia adatta e per imparare a convivere quotidianamente con la malattia. In occasione della giornata, il Ministro Speranza ha firmato il decreto che istituisce la Federazione Nazionale degli Ordini per la disciplina del fisioterapista. Fisioterapisti: istituito Ordine professionale. La firma del Ministero al decreto oggi, 8 Settembre. "E' un riconoscimento del ruolo importante di questa professione sanitaria" afferma il Ministro Speranza.

domenica 4 settembre 2022

Elezioni, da autonomia differenziata a sanità di prossimità. Ecco i programmi dei partiti in sanità da Sanità 33

A meno di un mese dalle elezioni politiche del 25 settembre, i partiti affilano le armi. Dopo la tempesta Covid, la sanità è capitolo che rischia di essere trascurato in Parlamento, come teme il presidente degli ospedalieri Cimo Fesmed A meno di un mese dalle elezioni politiche del 25 settembre, i partiti affilano le armi. Dopo la tempesta Covid, la sanità è capitolo che rischia di essere trascurato in Parlamento, come teme il presidente degli ospedalieri Cimo Fesmed Guido Quici. Infatti, il numero dei deputati si ridurrà da 630 a 400 e quello dei senatori da 315 a 200, e proprio in Senato è destinata a sparire la 12ma commissione igiene e sanità per confluire in una commissione Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale che si occupa di tante materie e dove convergono interessi di vario genere, avverte Quici. Intanto si presentano i programmi del Centro Destra che include Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati (sigle che però hanno anche progetti propri); del Movimento 5 Stelle, di Azione-Italia Viva e del blocco di Centro Sinistra, dove svettano le linee programmatiche Pd ma convergono gli alleati di Sinistra Italiana ed Europa Verde. Questi ultimi a loro volta nel loro programma “a parte” prevedono l’estromissione della Sanità dalla eventuale attuazione dell’autonomia differenziata in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Un tema divisivo, l’autonomia differenziata: e se il Centro Destra appare favorevole, il M5S è critico e vorrebbe riportare la salute alla gestione diretta dello Stato. Ma anche i “centristi” di Azione chiedono di rivedere la Costituzione riconoscendo allo Stato funzioni di analisi dei bisogni, valutazione delle tecnologie, indirizzo e coordinamento delle Regioni. Due i temi più battuti: riforma dei distretti in linea con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e revisione al rialzo dei livelli essenziali di assistenza, cioè delle prestazioni offerte dal Servizio sanitario agli italiani. Il Centro Sinistra punta sulle Case di Comunità per avvicinare i servizi sanitari pubblici ai cittadini e chiede più medici di famiglia e infermieri di comunità, un rapido rinnovo dei contratti di lavoro ed un piano per la Salute Mentale con centri integrati nelle comunità. Anche il Centro Destra punta sullo sviluppo della sanità di prossimità. Ma la vera emergenza appare il recupero dei pazienti cronici i cui accertamenti sono stati messi in attesa dalla pandemia. Azione-Italia Viva propone un piano straordinario per recuperare prestazioni programmate. Sia Azione sia il Centro Sinistra vogliono dimezzare le attese puntando anche sui servizi delle farmacie e sugli psicologi di Base; il Centro Sinistra mira ad Incentivi per i pronti soccorsi. Il Centro Destra, analogamente, punta al ripristino delle prestazioni ordinarie e degli screening, e pianifica un incremento dell’esenzione dal ticket. Pensa inoltre ad una revisione del piano oncologico nazionale. Il Centro Sinistra (ma questo è anche il pensiero della Lega nel Centro-Destra) intende metter mano ad una riforma della non autosufficienza istituendo fondi per tutelare i caregiver dei pazienti disabili ed offrire loro servizi; e prevede una valorizzazione della telemedicina oltre che un investimento sulle centrali ospedaliero-territoriali dei distretti Asl. Azione-Italia Viva pensa ad Investimenti in edilizia abitativa per anziani che integrino assistenza sociale e sanitaria. Resta però necessario un sistema integrato pubblico/privato che garantisca a tutti la stessa qualità di cura. M5S chiede un incremento delle pensioni di invalidità per i disabili accertati. Il programma M5S allarga l’accesso alle terapie innovative e avanzate. Azione chiede un Fondo strutturale per Screening Neonatale Esteso sul modello di quello per la fibrosi cistica. Il Centro Destra nell’ambito del contrasto al Covid-19 punta ad un potenziamento dei trasporti che non comprima le libertà individuali. Verdi – Sinistra italiana pensano ad una rete di medici Sentinella per l’ambiente, incaricata di individuare eventuali patologie emergenti. Azione evoca una Protezione Civile sanitaria contro le pandemie e pensa ad un’Agenzia nazionale per prevenzione e preparedness che collabori con i centri di ricerca africani. E lancia un Fondo vincolato all’acquisto di terapie avanzate da parte dei centri accreditati. Alla ricerca andrebbe destinato non meno del 3% del Fondo Sanitario Nazionale. Il Centro Destra, infine, punta a far crescere gli organici di medici e operatori sanitari, il Centro Sinistra punta a superare definitivamente i tetti di spesa in vigore e a ridurre precariato ed esternalizzazioni. Verdi e sinistra italiana chiedono l’assunzione di 40 mila operatori in tre anni. M5S punta ad un aumento delle retribuzioni, Azione ad aumenti insieme a procedure più semplici per il riconoscimento dei titoli ottenuti all’estero. Il Centro Destra ed Azione chiedono un Riordino delle scuole di specializzazione dell'area medica.

venerdì 2 settembre 2022

“Cosa farete per sostenere le imprese nella transizione ecologica?”. La domanda della Fondazione Symbola ai partiti La Repubblica

I fatti di questi mesi confermano che affrontare con coraggio la crisi climatica è necessario. Rappresenta però anche una grande occasione per rendere la nostra economia più a misura d’uomo e per questo più competitiva. È la scelta fatta dall’Europa che alla transizione verde destina la parte maggiore delle risorse del Next Generation EU. L’Italia grazie alle scelte di larga parte delle nostre imprese più che della politica è avanti in molti settori. È italiana (Enel) il maggior produttore mondiale di fonti rinnovabili ed è anche l’azienda italiana più quotata nelle borse mondiali. È italiana (Arvedi) la prima grande acciaieria al mondo che ha neutralizzato le emissioni di CO2. Siamo leader in Europa nell’economia circolare e la sostenibilità da forza al Made in Italy: dal legno-arredo all’agricoltura, dalla meccatronica alle ceramiche abbiamo prestazioni ambientali migliori delle altre economie. Secondo il rapporto annuale della Fondazione Symbola e di Unioncamere sono già 3.100.000 gli occupati con forti competenze orientate al Green e tali sono il 60% dei nuovi assunti.

giovedì 1 settembre 2022

Cani che mordono di Marzio Panichi

Ancora una volta assistiamo a fatti di cronaca che riguardano le morsicature di cane. Di cani di famiglia non di randagi od altro. Fatti assai spiacevoli che nel tempo ed in luoghi diversi accadono e sono accaduti coinvolgendo persone di ogni età, dai bambini, agli adulti, ai vecchietti. Gli aggrediti hanno riportato per lo più danni fisici e morali di diversa entità, curabili, guaribili, con conseguenze estetiche o funzionali; qualcuno però ci ha rimesso la vita e questo è un fatto gravissimo che non ci sono parole per commentarlo. Parlo da Medico veterinario per piccoli animali (cani e gatti), già Clinico medico e Comportamentalista oltre che fautore del primo Master di 1° livello in “Clinica delle malattie comportamentali del cane e del gatto” organizzato dall’allora Facoltà di Medicina veterinaria di Grugliasco (proprio là dove è avvenuto quest’ultima aggressione canina) dell’Università di Torino e che licenziò una quarantina di Veterinari specialisti nel comportamento degli animali (soprattutto quelli familiari) e che bonariamente e scherzosamente io li chiamai i “primi strizzacervelli” per cani e gatti. Molte delle tesi di specializzazione degli allievi vertevano proprio sull’aggressività canina e su tutte le problematiche connesse o derivate. Ricordo casi che riguardavano bambini poco più che neonati sbranati da una piccola banda di bassotti sul divano di casa, cosi come una vecchietta quasi novantenne uccisa da un alano nel cortile della loro villetta e cosi via. Se andassimo a guardare le cronache dei giornali ne troveremmo di tutti i colori ma a ben leggere la maggior parte delle lesioni gravi o morti sono da attribuire a cani di grossa mole, ovviamente. Per quanto è da dire che anche le razze di taglia più ridotta come i bassotti o gli Scottish terrier hanno dentature formidabili ed apertura di mandibola decisamente molto ampia. Non dobbiamo dunque avere paura e rispetto solo dei molossoidi (Mastini napoletani ecc) o dei Pitt bull o dei Dobermann (i cani delle SS), anche le razze più piccole come gli Schnauzer medi o piccoli possono mordere a sangue e letteralmente spezzare il braccio di un uomo. Io stesso nella mia lunga carriera di Medico Veterinario mi sono trovato un Boxer appeso ad un braccio ma la morsicatura più dolorosa ed invalidante fu quella di un gatto di 23 anni che mi costrinse a 15 giorni di invalidità con la mano destra appesa al collo ed una lunga terapia antibiotica. Ma torniamo brevemente all’aggressione del bimbo in oggetto: il cane morsicatore è od era un Akita Inu di razza giapponese, di grande mole e dal carattere spesse volte difficile da gestire. Ho adoprato il presente o l’imperfetto perché ora la decisione di un’eventuale eutanasia è nelle competenze dei Veterinari Asl i quali dovranno decidere del suo destino: la soppressione o l’isolamento in canile per il resto della sua vita, forse con il tentativo di recupero da parte di un’equipe di Veterinari comportamentalisti ed addestratori, se l’Asl vorrà deciderlo. Non voglio esprimere il mio parere sul destino del cane però pare che già nel suo storico ci fosse almeno un’altra aggressione. Che dire ai cinofili desiderosi di avere un cane? Attenzione alla scelta della razza da acquistare o da adottare da un canile. Sarebbe sempre meglio far cadere la scelta su un cagnetto di piccola taglia e/o nel caso frequentare qualche corso preventivo di istruzione o formazione sulla caratterialità dei nostri amici a quattro zampe. Esistono poi come dicevo degli esperti Veterinari che hanno competenze sulle prerogative o difetti delle diverse razze canine in grado di poter consigliare la scelta di questo o quel tipo di cane a seconda delle diverse situazioni familiari ed ambientali. Una morsicatura subita da bambino condizionerà per sempre quella persona verso la specie canina segnandola profondamente verso la paura e forse l’odio. Concluderò citando un fatto della mia vita professionale: una grande villa in collina abitata da personale di servizio, da un Akita Inu molto prestante ma ombroso al punto tale da aver morsicato quasi tutti i serventi finanche il suo proprietario, un industriale principe dell’economia che per un mese fu costretto a dirigere la propria azienda con il braccio al collo perché la sua mano intenzionata a porgere una carezza al proprio cane fu azzannata a sangue con infezione e fratture multiple delle dita. Non saprei dire al momento quanti cani morsicatori considerati addirittura pericolosi sono oggi reclusi in canili vari ed isolati come belve. Meglio morti od ergastolanizzati?

Nerio Nesi è deceduto oggi all'età di 98 anni

E' con vivo dolore che apprendo della scomparsa dell'amico ed ex assistito ( sono stato il suo medico di famiglia per oltre 10 anni,...