lunedì 30 gennaio 2023

Mutua per cani anche a Moncalieri di Marzio Panichi

Non solo Torino prende in considerazione la “Mutua” dei cani e dei gatti ma anche il Comune di Moncalieri si schiera da parte degli animali appartenenti a famiglie non abbienti e promuove un’assistenza gratuita per quelle famiglie che possono dimostrare di avere un Isee al di sotto dei 12.000 euro/anno. In questo caso però compare una Onlus , la “Banca delle visite” che è nata per aiutare gli indigenti umani che non possono pagarsi delle prestazioni sanitarie e che ha aggiunto alle proprie finalità anche i “pet” e dunque ora esiste una “Banca delle visite pet”. Un surrogato di “mutua per animali” che con uno sponsor a fianco (Audens, che fornisce medagliette salvavita e passaporto sanitario per i pet) ed il patrocinio Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) si mette a disposizione per visite veterinarie gratuite ad animali di persone appartenenti a fasce deboli. L’Assessore moncalierese alle politiche animaliste Alessandra Borello afferma che “il diritto alla salute e al benessere animale va garantito ma purtroppo oggi non ci sono strutture pubbliche per la cura dei pet”…ed “abbiamo registrato un aumento del 40% delle persone che hanno cercato appoggio al canile l’Albero di mais…”. Il Rifugio L'Albero di Mais è il canile e gattile di Moncalieri (To) convenzionato Lida (Lega Italiana Diritti Animali) organizzazione no-profit che offre cure gratuite per tramite dei suoi Veterinari a cani e gatti abbandonati nella struttura e fors’anche a quei benemeriti cittadini soci Lida o sostenitori del canile. Sempre l’Assessore Borello afferma che “non ci sono strutture pubbliche” per la cura gratuita di animali d’affezione appartenenti a famiglie disagiate e purtroppo ciò corrisponde a verità. Un Servizio sanitario veterinario pubblico sarebbe estremamente utile per tutte quelle persone sole od anziane, sempre più numerose, che cercano conforto n un animale da compagnia, cani e gatti principalmente. Già all’inizio del secolo era stata prospettata dalla sinistra una proposta di Legge che purtroppo non è mai arrivata in dirittura di arrivo per sopravvenute vicende politiche. Un vero peccato perché nel frattempo è aumentata la popolazione anziana e con questa anche quella canina. Sono migliaia i cani censiti ed ancor più i gatti familiari e quelli randagi presenti in città: numerosissimi sono i meticci, di nessuna razza e che hanno solo un valore affettivo per chi li possiede e che rendono un inestimabile valore aggiunto alla qualità di vita delle persone anziane, disabili od ammalate. Quando questi soggetti deboli non riescono a sostenere le cure per i loro beniamini sono costretti ad abbandonarli in canili/gattili ed ecco qui la necessità di dover favorire delle cure gratuite ai non abbienti per scongiurare gli abbandoni. Scongiurare gli abbandoni in questo caso va a vantaggio della qualità di vita di tutte quelle persone che possono fruire della confortevole presenza di un animale da compagnia. Nel contempo la forte presenza di cani e gatti ospitati in canili e rifugi comunali o protezionistici crea spesso problemi di sovraffolamento estivo con tutta una serie di problemi che vanno a scapito del loro benessere. Conclusivamenrte mi viene di esprimere apprezzamento per tutte quelle iniziative comunali che surrogano una vera e propria “Mutua per animali” ma nel contempo mi rammarico perché i buoni intenti delle ammnistrazioni comunali e del mondo animalista difficilmente riusciranno a soddisfare durevolmente le reali esigenze dei cittadini poveri ma zoofili.

giovedì 19 gennaio 2023

La Medicina Generale dimenticata

Smi punta il dito contro la politica e i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni. In uno dei passaggi dell'ultimo Consiglio Nazionale ha tenuto a sottolineare. "La Medicina Generale, la prima linea di cura per i cittadini, soffre di una grave carenza di medici che in alcune aree del Paese sono pochissimi. se oggi siamo dinnanzi ad una situazione che appare critica cosa accadrà nei prossimi anni quando non si riuscirà a rimpiazzare i tanti medici che andranno in pensione? Nessun governo negli ultimi 10 anni ha risposto a questa domanda". Il Consiglio Nazionale del Sindacato Medici Italiani (Smi), si è riunito di recente per discutere delle iniziative sindacali per il 2023 a partire dal rinnovo dell’accordo collettivo nazionale per la Medicina Generale, dal pieno sostegno al contratto della dirigenza sanitaria agli start di partenza, per la tutela del lavoro in sanità e per la sicurezza per gli operatori sanitari " così una nota stampa dall’assise del Smi. Smi ritiene che si registri una continuità del Governo Meloni, con i Governi Conte/Draghi, in tema di sanità pubblica con la riduzione della spesa sanitaria, con un andamento, in questo senso, identico. Il disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e sul bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, infatti, non prevede, come evidenziato anche dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, alcun potenziamento del servizio sanitario". "Si assiste da tempo a fughe di medici verso la sanità privata e verso gli altri paesi - sottolinea la nota sindacale - in particolare dai settori più usuranti (e che si prestano in misura minore ad attività libero professionale), quali terapie intensive e il pronto soccorso. Le ragioni sono molteplici: l’assoluta cecità dei governi degli ultimi decenni nel programmare la formazione dei professionisti; la ridotta progressione di carriera; l’età media avanzata; i livelli stipendiali fra i più bassi d’Europa per i medici. Va aggiunto, inoltre, che persiste l’assenza di qualsiasi ipotesi di una ridefinizione della formazione dei medici di medicina generale e del loro rapporto con il Ssn con l’istituzione di una scuola di specializzazione universitaria finalizzata a un loro adeguato inserimento, anche in termini convenzionali, nei Distretti e nelle case di Comunità e nell’ assistenza primaria. Per i Pronto Soccorso siamo dinnanzi al paradosso: a fronte della situazione di collasso il Governo prevede un provvedimento urgente, che consiste in un incremento attivato solo nel 2024 della indennità di pronto soccorso". "Il Consiglio Nazionale Smi - continua la nota - esprime una forte preoccupazione sull' autonomia regionale differenziata che potrebbe sancire una volta per tutte la fine del SSN già in grave sofferenza. Una maggiore autonomia legislativa, amministrativa ed organizzativa in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi darebbe l’avvio a una equivalenza sleale fra pubblico e privato. La contrattazione integrativa regionale, inoltre, per i dipendenti del Ssn e l' autonomia in materia di gestione del personale e di regolamentazione dell’attività libero professionale metterebbe in atto una concorrenza sleale fra Regioni con la fine della contrattazione collettiva. Questo scenario rappresenta le difficoltà in cui versa la sanità pubblica in Italia a cui si somma la crisi innescata dal Covid 19 che ha lasciato strascichi pesanti sul sistema sanitario. Ma c’è di più. Ad invecchiare non sono solo i cittadini ma anche soprattutto i medici: secondo dati recenti, l’età media dei medici della sanità pubblica è di 51,3 anni ma quella dei medici di famiglia è intorno a 60 anni". "La Medicina Generale che dovrebbe essere rappresentare la prima linea di cura per i cittadini soffre di una grave carenza di medici che in alcune aree del paese sono pochissimi; se oggi siamo dinnanzi ad una situazione che appare critica cosa accadrà nei prossimi anni quando non si riuscirà a rimpiazzare i tanti medici che andranno in pensione? Nessuno governo negli ultimi 10 anni ha risposto a questa domanda". Smi chiede tutele adeguate per tutto il personale del settore e, con esse, attenzione, rispetto e cura, a partire dal riconoscimento da parte dell’INAIL dell’infortunio sul lavoro per i Mmg e misure contro le aggressioni ai medici. Reclamiamo personale che rimpiazzi quello dimissionario o che si è pensionato negli anni, non appalti dei servizi all’esterno. Intendiamo contrastare la rottamazione del Servizio Sanitario Nazionale e la fuga dei cittadini verso il privato quale metodo individuato ma poco condivisibile per il contenimento delle liste d’attesa. "Occorrerebbe pensare - precisa - ad un modello nazionale del sistema dell’emergenza che dovrebbe essere un sistema unico, coordinato ed integrato dal punto di vista gestionale, con un’unica figura di medico dipendente in modo da uniformare trattamento economico e tutele. Solo questo riordino potrebbe limitare la fuga di questi specialisti che oggi non è più attratto a lavorare in un sistema che presenta delle incolmabili carenze organizzative e di personale che espongono gli operatori ad enormi rischi clinici, a turni massacranti con esubero orario, mancanza di riposi e fruizione di ferie, alle aggressioni da parte di cittadini non soddisfatti nelle loro aspettative. Chiediamo una defiscalizzazione del salario accessorio per la dirigenza medica. Riteniamo, infine, che si debbano sostenere scelte che rafforzino la prevenzione sanitaria nel nostro Paese a partire dal ripristino della medicina scolastica nelle scuole con la tutela della salute della popolazione scolastica; così come non è più rinviabile un rafforzamento delle misure per salute mentale, destinando il 5% del fondo sanitario per la salute mentale così come i 91 Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale del nostro paese chiedono a tutte le istituzioni italiane. Siamo impegnati, infine, nella costruzione di un’unità sindacale della categoria medica con tutte le forze disponibili per mettere insieme le necessità della medicina generale, della dirigenza medica e del 118, per difendere la sanità pubblica e il lavoro di tutti i medici

lunedì 9 gennaio 2023

"I Posteggiati"

Ci avete mai fatto caso? Ci sono persone, di entrambi i sessi,prevalentemente di mezza età, che soggiornano ore all'interno delle loro autovetture.La automobili possono essere di varia ciindrata e normalmente sono ben tenute, segno che non rappresentano una specie di casa alternativa, ma uno strumento di locomozione.Ma che fanno? E' forse ancora una conseguenza della Pandemia da Covid, dove isolarsi era spesso l'unica soluzione al possibile contagio, che ancora oggi non si è risolto.Non leggono il giornale, non ascoltano la radio. A volte fissano l'orizzonte o semplicemente aspettano il passare del tempo. Qualcuno certamente attende un amico o un parente altri sapendo la difficoltà di trovare un posteggio non a pagamento si fermano in auto per evitare la multa del controllore dei pedaggi.Di fatto la popolazione dei "parcheggiati" è aumentata come lo è quella delle persone rimaste sole .Fateci caso

venerdì 6 gennaio 2023

Riorganizzare l’assistenza territoriale Giorgio Diaferia Medico e Giornalista

La Riforma dell’assistenza territoriale definisce un nuovo modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale che mira a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze. Il nuovo assetto istituzionale e organizzativo dell’assistenza sanitaria primaria consentirà al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati, in linea con le migliori prassi europee. (Fonte Ministero della Salute) I punti chiave della Riforma prevedono: • Definire un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria in grado di individuare standard strutturali, tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio nazionale, per garantire a cittadini e operatori del Servizio Sanitario Nazionale il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza – LEA. • Facilitare l’individuazione delle priorità di intervento in un’ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche. • Favorire la continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità, che comportano il rischio di non autosufficienza anche attraverso l’integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario. • Disegnare un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ambientale e climatico. • Allinearsi agli standard qualitativi di cura dei migliori Paesi europei. I punti chiave della Riforma del Ministro Speranza sono La Riforma dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale è regolata dal decreto interministeriale di natura regolamentare del 23 maggio 2022, pubblicato nella GURI Serie Generale n. 144 del 22 giugno 2022, che ridisegna funzioni e standard del Distretto. Ecco principali contenuti e standard: • Casa della Comunità - Aperte fino a 24h su 24 e 7 giorni su 7, oltre 1.350 Case della Comunità finanziate con le risorse del PNRR, diffuse in tutto il territorio nazionale, sono il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione • Centrale operativa 116117 - La Centrale operativa 116117 (Numero Europeo Armonizzato – NEA per le cure mediche non urgenti) è il servizio telefonico gratuito a disposizione di tutta la popolazione, 24 ore al giorno tutti i giorni, da contattare per ogni esigenza sanitaria e sociosanitaria a bassa intensità assistenziale • Centrale Operativa Territoriale- COT - Svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza • Infermiere di Famiglia e Comunità - È la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica, ai diversi livelli di complessità, in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera. Non solo si occupa delle cure assistenziali verso i pazienti, ma interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali • Unità di continuità assistenziale - È un’équipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della presa in carico di individui, o di comunità, che versano in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e che comportano una comprovata difficoltà operativa • Assistenza domiciliare - La casa come primo luogo di cura. Le Cure domiciliari sono un servizio del Distretto per l’erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza. Trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc. Sono prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana • Ospedale di comunità - È una struttura sanitaria di ricovero dell’Assistenza Territoriale con 20 posti letto che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio • Rete delle cure Palliative - È costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l’attività di consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice. Le cure palliative sono rivolte a malati di qualunque età e non sono prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse traiettorie della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale • Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie - Il Consultorio Familiare e l’attività rivolta ai minori, alle coppie e alle famiglie garantiscono prestazioni, anche di tipo domiciliare, mediche specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, ostetriche, psicologiche, psicoterapeutiche, infermieristiche, riabilitative e preventive, nell’ambito dell’assistenza territoriale, alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle Case della Comunità, privilegiando soluzioni che ne tutelino la riservatezza • Telemedicina - Viene utilizzata dal professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti o servizi di consulenza e supporto ad altri professionisti sanitari. Inclusa in una rete di cure coordinate, la Telemedicina consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione. I fondi a disposizione provenienti dal PNRR sono 7 Miliardi da utilizzarsi per la creazione di ambulatori territoriali con medici di famiglia, specialisti ed infermieri e per dar vita ad Ospedali di Comunità con 20 posti letto da impiegarsi per quei pazienti che non necessitano più di un’assistenza sanitaria plurispecialistica ma che nel contempo non sono in condizioni sanitarie ed ambientali di fare immediato ritorno a casa. Dunque una riforma per la creazione di strutture sanitarie che rischiano però in molti casi di rimanere deserte per assenza del personale sanitario che le dovrebbe utilizzare. Come fare quindi ad assumere medici, infermieri, ad acquistare apparecchiature mediche, a fare corsi di formazione, ad incrementare il numero della borse di studio per laureare ed abilitare più medici? I 37 Miliardi provenienti dal Mes potrebbero, se il nostro Paese li richiedesse, essere utilizzati per questo. Dunque il punto centrale della Riforma è la figura del medico di famiglia che dovrebbe svolgere un lavoro in equipe con altri colleghi “associati” negli stessi locali , affiancato da infermieri , segretaria per la parte amministrativa e con il supporto anche di materiale diagnostico di base quale ad esempio un punto prelievi di sangue, ecografo, elettrocardiografo ( una volta fatti corsi abilitanti all’uso). Poi un punto vaccinale, si spera attrezzato con materiale sterile e carrello di primo soccorso in caso di reazioni indesiderate e via così. La disorganizzazione vista in periodo di Covid prima e senda ondata è stata drammatica , assenza di mascherine, di guanti, di farmaci per l’urgenza, di disinfettanti, cotone ( tutto ovviamente presente ma a spese del medico di base) .Il rapporto ottimale medico/pazienti dovrebbe essere di 1 medico ogni 1.000 assistiti mentre noi oggi osserviamo un innalzamento del tetto massimo dei pazienti sino a 1.800 con possibilità di arrivare anche a 2.000. E’ chiaro che l’attuale contratto per la medicina generale non può più essere accettato con carichi di lavoro simili, che se rispettati vanno ben al di là di 1 ora di ambulatorio al giorno ogni 500 assistiti, 2 ore sino a 1.000 e 3 ore al giorno arrivati a 1.500. Gioverà ricordare che il Medico di Famiglia è un Libero Professionista, non dipendente dal SSN ma pagato dallo stato a fronte di un compenso medio di 3,44 euro al mese per assistito, a cui si aggiunge un po’ di attività libero professionale come i certificati di attività sportiva non agonistica, per la patente e quelli di invalidità civile. Inoltre vi è un compenso per le riunioni di equipe medica territoriale, che si deve svolgere mensilmente. Primo punto dolente mancano medici di famiglia e mancano infermieri. Attualmente i medici a disposizione in Italia sul territorio sono circa 80.000 di cui 42.000 medici di base, 20.000 specialisti ambulatoriali, 7.400 pediatri di libera scelta e 10.000 medici dell’ex guardia medica oggi “della continuità assistenziale” che tra l’altro da pochi giorni devono coprire la reperibilità anche del sabato mattina. Si è molto parlato in queste settimane del sovraffollamento dei Pronto Soccorso a causa dell’esplosione dell’Influenza stagionale e la ripresa dei contagi da Covid, L’idea che queste strutture “intermedie” possano fare un migliore filtro è corretta , ma gli Ospedali devono anche tornare ad assumere medici ed infermieri e personale sanitario in genere ( tecnici radiologi, fisioterapisti..) al posto dei tanti professionisti che se ne sono andati o verso strutture private, che pagano meglio o verso il pensionamento. Nei Pronto congestionati si rischiano errori diagnostici o condizioni di accoglienza inumane ed è chiaro che i Dipartimenti di emergenza devono essere ampliati sia come strutture che come personale. Oggi sono e saranno il punto critico della Sanità. Se dunque la Sanità pubblica dovrebbe urgentemente ripensarsi e potenziarsi per garantire un’efficienza della Sanità Pubblica che spesso ci è stata invidiata ma che oggi rischia di andare in crisi nonostante l’alto livello di professionalità del personale sanitario. Il privato accreditato e convenzionato si inserisce in questo tema offrendo interventi e diagnostica anche complessa in alternativa al pubblico. E’ questa una strada da seguire con attenzione studiando modi efficienti di collaborazione ed integrazione che possano coinvolgere i privati a garanzia di un servizio che abbatta le inaccettabili liste di attesa per accertamenti ed interventi.

Nerio Nesi è deceduto oggi all'età di 98 anni

E' con vivo dolore che apprendo della scomparsa dell'amico ed ex assistito ( sono stato il suo medico di famiglia per oltre 10 anni,...