sabato 25 novembre 2023

SANITA' PUBBLICA E PRIVATA : ANTAGONISTI? DIBATTITO IL 15.12 ORE 17 A TORINO

I consumi sanitari privati hanno assunto un ruolo che non può essere considerato marginale, sia per l’entità delle risorse coinvolte sia per quello che essi rappresentano nei complessi processi di consumo di cittadini-utenti alla ricerca del soddisfacimento dei propri bisogni di salute. I tradizionali rapporti tra pubblico e privato in tutte le dimensioni di funzionamento dei sistemi sanitari dei Paesi avanzati hanno, così, subìto cambiamenti ormai strutturali, dovuti a un insieme variegato di fattori. Tra questi, un ruolo da non sottovalutare è quello giocato da una costante espansione delle opportunità di cura che rende, da una parte, impossibile il sostegno pubblico a tutto ciò che è potenzialmente utile per la salute e, dall’altra, diviene difficoltosa la costruzione di gerarchie condivise rispetto alla gestione dei diversi consumi (ciò che deve rientrare nel perimetro pubblico e ciò che ne può rimanere fuori). Il complesso intreccio tra pubblico e privato indebolisce la forza interpretativa dei consueti modelli di rappresentazione. Si tratta, sempre più, di sistemi «ibridi» nei quali un intenso combinarsi delle dimensioni pubblico e privato si accompagna a una progressiva contaminazione tra sistemi. Il Convegno organizzato dalla Associazione Piemonte Libertà, in collaborazione con il Movimento di Opinione Dumsedafe, Ecograffi e Gazzetta Torino, intende affrontare il tema del rapporto esistente ed in via di aggiornamento tra Sanità pubblica e privata. E’ possibile trovare una strada d collaborazione tra di esse non conflittuale, garantendo la qualità delle prestazioni? Ne discuteranno docenti Universitari come il prof.Matteo Bassetti e Giovanni Di Perri con l’Assessore al Welfare della Regione Lombardia Guido Bertolaso, il Presidente della Associazione Sanità privata del Piemonte Giancarlo Perla. Modera il segretario di PL Giorgio Diaferia. Le conclusioni saranno affidate a Piero Gola Presidente di Dumsedafe.

sabato 21 ottobre 2023

“Voglio una vita spericolata”...di Marzio Panichi

Aspiranti e cultori di “vite spericolate” sono tutti coloro che cavalcano le due ruote sulle nostre strade. Paiono cantare con Vasco. Rossi che l’adrenalina è un condimento essenziale della vita e si esaltano ad emulare le gesta di un altro V. Rossi, campione motociclista. Non bastavano le fragorose motociclette di grossa o piccola cilindrata, gli scooter a due, tre, quattro ruote, ci volevano anche le biciclette, elettriche o con la pedalata assistita e per il colmo della nostra sventura sono comparsi anche i monopattini ad infestare il traffico. Definire infestanti tutti i guidatori delle due ruote potrebbe sembrare penalizzante ma certo la maggior pare di loro ha dei comportamenti al limite delle regole del Codice della strada od addirittura inosservanti. Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti e non solo degli automobilisti come me che inorridisco quando vedo tutto quel che accade nelle strade torinesi e quando leggo le statistiche degli incidenti stradali in cui sono coinvolti dei veicoli a due ruote. E’ vero che le auto incrementano l’inquinamento dell’aria ma è anche vero che i velocipedi incrementano i pronto soccorso degli ospedali. Criteri di ecosostenibilità del traffico urbano hanno dato il via ad un grosso “business” di industrie costruttrici, gestori di affitti, appalti di ciclovie ecc. con grande lucro sulla pelle degli utenti delle due ruote che hanno pagato un grosso numero di morti, feriti ed invalidi. Prima di dare il via a quell’affare miliardario si sarebbero dovuto stabilire delle regole come quelle che stanno per arrivare, purtroppo solo ora, con il “decreto Salvini” approvato dal governo ma che deve ancora seguire l’iter parlamentare. Le restrizioni programmate salveranno molte vite e preverranno molti incidenti stradali ma perché si è lasciato così tanto spazio alla speculazione economica tutt’ora imperante? Il buon senso avrebbe suggerito che prima di mettere in circolazione milioni di monopattini si sarebbe dovuto prevedere l’aggiornamento del Codice stradale con l’obbligo di targhe, assicurazione, casco ecc. Che dire! Una buona parte di noi italiani canta con Vasco… “Voglio una vita spericolata… Voglio una vita come quelle dei film...Voglio una vita esagerata... Voglio una vita come Steve Mc Queen… Voglio una vita maleducata… Di quelle vite fatte, fatte così. Voglio una vita che se ne frega… Che se ne frega di tutto sì…” Di sicuro sulle strade non manca l’azzardo, la maleducazione ed il menefreghismo; personalmente non apprezzo il modello Mc Queen e preferisco stare con Toto Cotugno che cantava da Italiano vero… ”Buongiorno Italia col caffè ristretto… Le calze nuove nel primo cassetto… Con la bandiera in tintoria… E una Seicento giù di carrozzeria”...Altri continuino pure a “fregarsene di tutto”, ma poi tutti i nodi vengono al pettine...anzi all’ospedale!

domenica 6 agosto 2023

Le belle statuine: un pericolo pubblico su due ruote di Marzio Panichi

Il popolo dei monopattinisti è molto eterogeneo. Giovani e giovanissimi prevalentemente, di ambo i sessi, ma anche adulti e non solo ..anche persone avanti negli anni. Tutti quanti assumono posizioni erette per lo più in perfetto verticale rispetto alla pedana del velocipede, a piedi uniti anziche allineati uno davanti all’altro. Talvolta il piede posteriore ha il tallone sollevato, sempre però impettiti come tante statuine che esibiscono estrema disinvoltura nella guida. Il più delle volte spericolata con evoluzioni acrobatiche, incuranti non solo delle regole stradali ma anche del buon viver civile. Sfrecciano in controsenso, sui marciapiedi, sotto i portici, nelle zone pedonali, di giorno e di notte correndo gravi rischi personali ed esponendo anche gli astanti ad essere coinvolti in incidenti. Non c’è bisogno di allungare la lista degli esempi perché sono sotto gli occhi di tutti coloro che si trovano a circolare per strada. Quando è buio poi ho notato combriccole di ragazzini che fanno gare di abilità e di spericolatezza magari in coppia per accompagnare la fidanzatina aggrappata alla schiena del guidatore con i capelli al vento e gli abiti svolazzanti…che dire! Certo non brilla di prudenza quella famigliola fotografata che cavalca il monopattino, non so dove, senza la consapevolezza che basta una delle tante buche nell’asfalto per perdere l’equilibrio e, privi di casco, volare a terra picchiare malauguratamente la testa. Meglio che sia stata oscurato il volto di quel guidatore, forse il padre del ragazzino sul manubrio, perché se mi capitasse mai di riconoscerlo gli vorrei dire quanto è cretino, lui e la sua compagna forse la madre dell’inconscio bambino. Quando mi è capitato di vedere una mamma in bicicletta con due bambini piccoli collocati su due seggiolini, uno davanti ed uno di dietro, mi si sono rizzati i capelli in testa ma almeno indossavano il casco tutti e tre! Aver optato per una politica di “mobilità sostenibile” imperniata sulle due ruote è stata una scelta condivisibile? Mi interrogo perché la costruzione di piste ciclabili ha sconvolto la viabilità di molte strade torinesi con impegno di risorse non indifferente e “la città si spacca” (La Stampa 18 Luglio). Ma non solo, mi chiedo anche quanti sono stati gli incidenti, mortali e non, dei guidatori di veicoli a due ruote da quando si è verificato il boom dei monopattini e delle biciclette. Infine mi turba sapere che la produzione di quei benedetti veicoli è un business da alcuni miliardi di euro che finiscono nelle tasche di aziende straniere, prevalentemente cinesi ed americane. Considerata la mia età anagrafica io sulle due ruote non ci andrò mai e continuerò a spostarmi in auto, visto anche il costo sempre più alto sei mezzi pubblici (La Stampa 19 Luglio) sperando che una stretta legislativa sui velocipedi a due ruote arrivi presto.

venerdì 2 giugno 2023

Domani alle 13.30 il'ultimo saluto a Michele Armenise-Cimitero Monumentale

Saremo in tanti domani a portare il nostro ultimo saluto a Michele, grande ideatore delle notti del Capolinea dell'8 una birreria sita in un quartiere periferica nella via delle Maddalene , ai tempi gestita da Michele e dalla sua famiglia, dove per anni si sono esibiti muscisti italiani ed internazionali, facendo del Cap8 un punto di riferimento nazionale per la musica jazz. Con l'amico Michele demmo vita con l'Associazione 011 Jazz Promotion a manifestazioni come Jazz x Torino, con il contributo dell'Assessorato alla Cultura del compianto Giorgio Balmas, a Jazz e Quotidiano con un circuito di locali jazz che abbracciavano anche il Pub 82 di Alpignano, sino ad organizzare il primo Jazz Festival a Settimo Torinese. Un grande abbraccio alla famiglia, domani saremo lì a salutarlo per un'ultima volta.

domenica 14 maggio 2023

C’è sempre una prima volta di Marzio Panichi

La notizia della prima aggressione mortale di un orso nei confronti dell’uomo ha suscitato un gran clamore mediatico. Si sono espressi non solo i giornalisti ma anche politici, amministratori, governanti, giudici, militari, tecnici del settore, animalisti e cosi via con biologi, psicologi, filosofi, ambientalisti, veterinari comportamentalisti unitamente ai pareri dell’opinione pubblica intervistata dai media oltre che dell’Ordine dei Veterinari trentini. Abbiamo visto servizi televisivi a iosa, e letto pagine intere stampate ed a questo punto vorrei provare anch’io da cittadino e da veterinario ad esprimere un’opinione: condivisibile o meno che sia. Nello stesso giorno del funesto evento avveniva la morte di una donna per un’aggressione canina ma la notizia non ha suscitato altrettanto clamore; è passata come tante altre di cronaca (femminicidi, incidenti sul lavoro, omicidi stradali ecc.) senza suscitare scalpore nell’opinione pubblica. Come mai nessuno si è preoccupato di sapere se la donna uccisa dovesse essere vendicata con una condanna a morte del cane assassino? Forse che il lutto dei parenti della donna non è stato altrettanto doloroso? Eppure le aggressioni canine verso anziani ed anche bambini con esiti mortali sono state nel tempo reiterate. Le cronache dei giornali e delle televisioni ne hanno dato notizia ma non si sono levati scudi contro le razze di cani ad indole aggressiva come taluni molossoidi. Se qualche giornalista si prendesse la briga di numerare i casi di morte provocate dai cani morsicatori ne verrebbe fuori un dato molto preoccupante ma tutto è passato nel dimenticatoio senza che i legislatori provvedessero ad adottare provvedimenti di estinzione forzata di determinate razze così come è avvenuto in altri Paesi europei (sterilizzazione obbligatoria). L’orsa Jj4 è stata prima condannata a morte e poi assolta con un provvedimento più morbido perché animalisti ed ambientalisti si sono ribellati con ragione. Dopo il suo internamento in un carcere animali staremo a vedere quel che succederà ma nel contempo mi si è suscitata qualche considerazione a favore degli orsi quando qualcuno dei residenti (forse il Sindaco del paese) ha dichiarato che la disgrazia era “annunciata” per fatti pregressi che già si erano verificati nel territorio. Allora mi viene di pensare che il tristissimo evento era malauguratamente prevedibile e che la buona prudenza di apporre cartelli di “Attenzione Orsi” non abbia funzionato così come l’informazione ai residenti di quelle zone i quali comunque sapevano della presenza di orsi nel loro territorio. Alla luce di ciò mi viene ancora di pensare anche che i “runner” della zona prima di avventurarsi nei boschi dovrebbero dotarsi non solo di campanellini o altri strumenti di avviso rumorosi (radioline al seguito) ma anche di torce fumogene a strappo come quelle che vengono usate negli stadi di calcio. Probabilmente tali accorgimenti avrebbero potuto scongiurare il drammatico incontro fra l’uomo e l’orsa. Io non ho più l’età per correre nei boschi ma se fossi stato un residente della zona che va nei boschi a correre o a cercare funghi mi sarei dotato come minimo di qualche dissuasore per i brutti incontri tipo uno spray al peperoncino che è facilmente reperibile. Non è da sottovalutare che l’orsa era accompagnata dai suoi tre cuccioli di circa due anni che ancora erano sotto la sua tutela e che di conseguenza la sua aggressività fosse da collocare fra quelle “per maternità” così come avviene per le puerpere canine che hanno prole da allattare o gestire. Imprudenza del runner? Forse si. Un vecchio proverbio recita che “uomo avvisato mezzo salvato”. I cartelli pare che ci fossero e comunque la “vox populi” locale avvertiva del rischio. L’Ordine dei veterinari ricorda che l'orso è una specie protetta tutelata con legge dello Stato e che “alcune associazioni private si sono offerte di pagare l'eventuale costo di trasporto in altri spazi, anche al di fuori del territorio nazionale, senza alcun aggravio di spese pubbliche”. Per questo l’Ordine sollecita “i colleghi professionisti veterinari addetti a vario titolo, e iscritti presso l'Ordine della provincia di Trento, di non assumere alcuna iniziativa che possa provocare la morte del soggetto per eutanasia, se non in precedenza concordata con il presente Ordine”. Io sono iscritto ad un altro Ordine ma condivido appieno. Questo animale viene visto nella mitologia come un vero e proprio “totem” che incarna qualità positive come coraggio, forza e grande volontà. Ma può diventare anche un simbolo di negatività quando è associato alla ferocia, all’appetito smodato, alla malvagità. Tra i Nativi Americani, l’orso indicava una forza sovrannaturale che agiva nel mondo terreno ed era spesso raffigurato nei loro totem e nelle rappresentazioni di guerra. Ancor oggi anche l’arte moderna ripropone l’orso in stazione eretta come totem simbolico di forza e potenza che trasmette però emozioni di rispetto, ammirazione e paura nel contempo. Esempio ne sia l’opera di “Bigio” Beltrami (Facebook),artista, scultore e zoofilo che nel 2015 ha realizzato con ferro e vetro (cuore, occhi ed orecchie) un totem da giardino alto 3 metri. La posizione eretta è simbolo di potenziale aggressività e di forza. Avergli inserito un blocco di vetro rosso come cuore vuole simboleggiare coraggio e nobiltà d’animo ma le braccia aperte e le fauci dischiuse sembrano esprimere un messaggio di avvertimento. Pare dirci “lasciatemi stare o saremo nemici”.

sabato 29 aprile 2023

LDE verso l'Assemblea di Giugno a Bologna

Nelle intenzioni di LDE persiste la volontà di arrivare al Partito Unico espressione di un Terzo Polo politico, nonostante la rottura di Calenda con Renzi.

mercoledì 12 aprile 2023

“Anarchia stradale” di Marzio Panichi

“Anarchia” la sua definizione potrebbe essere:” disordine, confusione, stato di un luogo dove ciascuno agisce a suo arbitrio e senza ordine o regola”. E se così è allora Torino è piena di “anarchici”: un “covo di anarchici”. Pedoni, ciclisti, monopattinisti, motociclisti ed automobilisti lo sono un po’ tutti! “Tutti” forse è esagerato ma “molti” si di sicuro! Dico questo perché ogni giorno ne ho prova, basta uscire per strada a piedi od in macchina per verificare che ognuno “agisce a suo arbitrio e senza ordine e regola” in barba al Codice della strada, delle regole del buon viver civile e della buona educazione. Mi siano testimoni tutte le situazioni che anche chi mi legge vive quotidianamente e che cercherò di stigmatizzare esemplificando. Cominciamo dagli automobilisti di cui faccio parte anch’io. Ad auto ferme: parcheggi selvaggi sulle strisce, sui marciapiedi, davanti ai portoni, per non parlare delle seconde file. Ad auto in movimento: velocità eccessiva, mancato rispetto degli stop, delle corsie preferenziali, del diritto di precedenza, dei semafori rossi e gialli, uso sconsiderato del clacson e de fari abbaglianti di notte…tutte infrazioni pericolose sia per gli stessi automobilisti sia per il prossimo. Che dire poi di tutti quei guidatori sconsiderati che non ottemperano all’obbligo di assicurazione RC ed a quello della revisione periodica delle auto invecchiate. Pare che siano molti più di quanto si potrebbe pensare! E’da dire però che se la deterrenza dei Vigili urbani e delle altre forze dell’ordine è attiva o per presenza fisica diretta o per tramite di tecnologie informatizzate i responsabili delle violazioni possono essere sanzionati direttamente quando vengono fermati od attraverso il rilevamento strumentale delle targhe. Lo stesso dicasi per i centauri che compiono infrazioni semaforiche ma nulla si può fare per quelli che rombano in moto di grossa cilindrata con gli scappamenti aperti e che insultano i timpani dei passanti o di chi riposa magari in un letto di ospedale o anche solo della propria abitazione. A ben pensarci questo insulto sonoro è così gravemente colpevole perché ferisce le orecchie di un numero smisurato di persone che hanno solo il diritto di inveire a loro volta contro il malnato con un solenne vaffa…che rimane però fine a sé stesso. Le pattuglie delle volanti non ci sono mai! Dispiace dirlo ma l’augurio inconfessato di molti cittadini è che il centauro si schianti per conto suo nella sua folle corsa senza coinvolgere altri! La mancanza di una targa riduce invece la deterrenza per ciclisti e monopattinisti i quali compiono infrazioni impunemente di giorno e di notte con evoluzioni spericolate e condotte disdicevoli a dispetto di ogni regola del Codice della strada. I Comuni hanno investito risorse economiche non indifferenti per dotare le città di piste riservate ai ciclisti ma questa popolazione di utenti della strada preferisce spesso pedalare sui marciapiedi, sotto i portici e sulle strisce. A proposito…quando uscite dal portone di casa vi conviene fare capolino prima di guadagnare il marciapiede onde evitare di essere travolti da qualche “rider” che ha urgenza di consegnare qualcosa. Questa particolare categoria di ciclisti merita per un verso rispetto perché svolge un lavoro ingrato e spesso sfruttato ma anche loro dovrebbero avere più rispetto delle norme stradali sia per loro stessi oltre che per tutti gli altri frequentatori della strada. Andare contromano specie di notte e non avere luci di posizione, elettrizzati dalla pedalata assistita e dall’urgenza dei servizi da rendere non depone per una prudente condotta del proprio ruolo. Personalmente ho il terrore di trovarmene uno di fronte all’improvviso quando sono alla guida! Guai al mondo se il ciclista cade e si fa male …anche se hai ragione si innescano un sacco di guai. Mi chiedo, ma perché almeno i monopattinisti non hanno l’obbligo di indossare un casco, di avere un’assicurazione, un mini patentino, un limite di età per la guida (18 anni) e perché no magari anche una targa? Si legge che gli incidenti anche gravi sono quotidiani ma io tutti giorni vedo in giro circolare esempi ignobili come due ragazzi sullo stesso monopattino, ragazzini a cavallo di monopattini che sfrecciano sulle strisce compiendo evoluzioni da circo e mettendo a repentaglio la propria e l’altrui sicurezza. Tutte le volte che assisto a questi ed altri spettacoli di mal comportamento stradale mi si rizzano i capelli in testa e mi chiedo ma dove sono i tutori dell’ordine? Mi piacerebbe che un Vigile urbano levasse la paletta in difesa degli astanti, automobilisti o pedoni, messi in pericolo ed il più delle volte insultati per aver manifestato il loro disappunto. Abbiamo anche letto che di recente il Comune di Roma non intende rinnovare il contratto alle società di noleggio dei monopattini proprio per prevenire gli incidenti sempre più numerosi e per scongiurare il malcostume degli abbandoni selvaggi sui marciapiedi. Personalmente me ne rallegro e spero che altrettanto vorrà disporre il Comune di Torino dove tale malcostume è dilagante. Via Gioberti Anche molti pedoni però - anche loro senza targa! - non brillano per i loro comportamenti quando si fiondano sulle strisce senza guardare né a destra né a sinistra, ben spesso con gli occhi fissi sul cellulare o con le cuffie nelle orecchie, boriosamente impettiti quando costringono un’auto ad inchiodare in mezzo ad un incrocio o quando buttano il cane al guinzaglio od il proprio bambino in carrozzina sull’attraversamento pedonale zebrato. Non voglio negare il loro buon diritto alla precedenza voglio semplicemente richiamare ad una reciproca responsabilità di comportamento soprattutto in condizioni atmosferiche difficili o nelle ore serali quando la visibilità non è perfetta. Molti pedoni quando piove e di notte si precipitano sulle strisce vestiti di scuro ed a mio avviso rischiano del loro mettendo in difficoltà chi guida: spesso il confronto verbale evolve in lite con alterchi ed ingiurie vicendevoli pcoedificanti. Potrei proseguire nell’elencazione di altri comportamenti “anarchici” ma preferisco chiedermi che fare? Insistere con la formazione e l’educazione civica nelle scuole? Corsi abilitanti per ciclisti e monopattinisti? Campagne di sensibilizzazione per iniziativa delle Istituzioni comunali e regionali? Divulgazione mediatica? Maggiore deterrenza e più telecamere? Aggiornamento di obblighi legislativi per biciclette a pedali, a pedalata assistita o elettriche e monopattini. Obbligare caschi, targhe, ed assicurazione unitamente a corsi di formazione forse limiterebbe gli incidenti ai guidatori dei suddetti velocipedi i quali devono acquisire la consapevolezza di essere fruitori deboli della strada cosi come i pedoni. A tutto ciò si aggiungano gli atti vandalici notturni perpetrati sui vetri e sugli specchietti delle auto in sosta oltre che sui dissuasori di parcheggio od i muri dei condomini appena ridipinti, veri e propri reati sempre impuniti ma degradanti per il decoro urbano. Via Gioberti Chi “agisce a suo arbitrio e senza ordine e regola” in spregio del Codice della strada, e non solo, compie violazioni colpevoli che dovrebbero trovare sempre una sanzione, sia che si tratti di un automobilista, di un pedone o di un altro utente della pubblica via. Mi rendo conto però che si tratta di una mera utopia, ma avviare una ricerca di soluzioni al dilagante malcostume stradale è compito precipuo degli Amministratori e dei Legislatori: l’opinione pubblica ed i privati cittadini come me non possono che segnalare i disagi e lanciare segnali di allarme. Marzio Panichi

martedì 4 aprile 2023

Medici e cittadini in piazza a difesa del Ssn Fonte MD

Parte da Bari la manifestazione dei medici pugliesi, organizzata da Fimmg Puglia, che vede in piazza i sindacati di categoria, dai Mmg agli ospedalieri, ai medici di continuità assistenziale fino agli specialisti ambulatoriali. Manifestazione a cui hanno aderito l'Ordine dei Medici e le associazioni di cittadini. Una protesta che ha echi nazionali perché, nel frattempo, anche a Milano, nello stesso giorno, a piazza Duomo, medici, ricercatori, operatori del settore, cittadini, personalità dei movimenti per la salute, della scienza, della cultura e dello spettacolo di rilievo nazionale ed europeo, tra cui Silvio Garattini quale rappresentante dell'Istituto Mario Negri, si sono radunati per la "salvezza del Ssn pubblico" o meglio per la sua ricostruzione

domenica 2 aprile 2023

Servizio Sanitario Pubblico : è crisi grave

A dibattere sul tema il professor Giovanni Di Perri Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Torino, primario all’Ospedale Amedeo di Savoia, strenuamente impegnato negli ultimi tre anni nella lotta contro il Sars Covid19. Insieme a lui il dottor Enrico Fusaro Direttore della Struttura Complessa di Reumatologia alla Città della Salute e delle Scienza, il dottor Giorgio Diaferia Direttore Sanitario Centro Medico di Medicina Preventiva e dello Sport dello Studente Universitario SUISM UniTo. Ha introdotto i lavori l’ex Parlamentare Alberto Nigra La crisi del nostro SSN è iniziata già negli anni ’90 ed è andata progressivamente aggravandosi anche in funzione di una libera professione possibile per i medici dipendenti in strutture Ospedaliere , quale compenso di una retribuzione tra le più basse in Europa. Analogo discorso sulla bassa retribuzione riguarda il mondo di tutti gli operatori sanitari nettamente sottopagati rispetto a quanto avviene in U.E. La prima proposta che è venuta dal Dr. Fusaro è quella di migliorare sensibilmente i contratti di lavoro deigli operatori sanitari eliminando la stortura della libera professione intramoenia che oltretutto funziona male e non ovunque. Alcuni dati per capire il problema : Esaurite le risorse messe a disposizione dal Pnrr serviranno oltre 1,2 mld per far funzionare l’assistenza domiciliare e si dovranno reperire 239 milioni per il personale degli Ospedali di Comunità una volta realizzati. Questo è, in sintesi, quanto sottolinea l’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel Focus n.2/2023 “L’assistenza sanitaria territoriale: una sfida per il Ssn Un altro problema emerso è quello della progressiva riduzione di posti letto, soprattutto di medicina generale e una disorganizzazione della medicina del territorio drammaticamente messa in luce dalla pandemia da Covid 19. Purtroppo salvo rarissimi esempi virtuosi la situazione è rimasta quella prepandemica e quindi nonostante gli allarmi che provengono dal mondo veterinario e dal quello degli Infettivologi sul rischio molto probabile di nuove pandemie , anche più pericolose del Sars Covid 19, nulla si sta facendo per migliorare la rete territoriale di assistenza, vero filtro, se funzionante, al ricorso impropio del Pronto Soccorso. In Italia, però, si registra un netto ridimensionamento della capacità degli ospedali – peraltro già bassa rispetto ad altri paesi (il numero di posti letto per 1.000 abitanti è passato da 4 nel 2005 a 3,2 nel 2019, mentre la media europea è scesa da 6,1 a 5,3) – il tutto non accompagnato da un adeguato rafforzamento della sanità territoriale, con carenze più evidenti in alcune Regioni”. Come fare dunque per adeguare il nostro SSN ai tempi attuali, ad una popolazione sempre più anziana ma anche non del tutto sana e con le cronicità che si stanno ampliando? Ripristinare una rete di assistenza domiciliare medica,infermieristica,fisioterapica efficente e ben organizzata. Utilizzare meglio le attrezzature, spesso costosissime presenti negli ambulatori pubblici. Disciplinare meglio il rapporto pubblico-privato dove il secondo non diventi spesso la prima scelta obbligata dai tempi di attesa. C’è dunque il fondato rischio che la sanità salterà con la legge di Bilancio varata dal governo Meloni. La Associazione Torino Viva, propone al governo di richiedere i 37 miliardi previsti dal Mes Pandemic crisis support per salvare il Ssn e dare immediatamente un segnale forte al settore. Si tratta certamente di ulteriore debito, da contrarre, tra l’altro, in un momento di crisi bellica, energetica, climatica ed economica. Il tasso di interesse è vicino allo 0 (0,35% il primo anno e 0,15% per gli anni successivi), con una durata massima del prestito di 10 anni e una disponibilità quasi immediata. Saranno tre le aree per cui si potranno utilizzare i miliardi del MES. La prima è quella che riguarda i costi sanitari, di cura e di prevenzione direttamente correlati alla pandemia di Covid-19. La seconda riguarda le spese indirette come quella per ospedali, cure ambulatoriali e cure riabilitative, diagnostica, farmaci, prevenzione, amministrazione sanitaria e long term care. Nella terza casella vanno indicati tutti gli altri costi indiretti relativi all’assistenza sanitaria, alla cura e alla prevenzione dovuti alla crisi di Covid-19.. Dunque TOW ritiene che se il Governo crede nella sanità pubblica, intende investirvi e salvarla, segnando una vera discontinuità rispetto alle precedenti amministrazioni, dovrebbe mostrare coraggio e richiedere il Mes Sanità. Tra l’altro i quattro articoli sulla sanità nella legge di Bilancio potevano risparmiarseli poichè il 70% dell’incremento del fondo sanitario è dedicato al ristoro energetico, il resto se ne va tra farmaci e vaccini. Per il personale 200 milioni per gli operatori di pronto soccorso ma solo pare da Giugno 2023. Occorrerà spendere bene e completamente i miliardi che provengono dal PNNR capitolo 6 e la proposta che è emersa dal dibattito è quella di seguire l’idea di richiedere i 37 miliardi del Mes Sanità In chiusura una forte raccomandazione ad una Sanità piu attenta alla Prevenzione Primaria di cui tanto si parla e poco si fa, da insegnare sin dai primi anni della Scuola dell’Obbligo ed una accorata raccomandazione, che i soldi che arriveranno vengano spesi bene ed onestamente.

martedì 21 marzo 2023

“Feminine proud” e un po'; di ironia di Marzio Panichi

All’indomani dell’8 Marzo (festa della donna) mi sono messo in macchina per sbrigare alcune cose in città ed ho dovuto prendere atto personalmente di quanto ha inciso la suddetta festa su alcuni comportamenti femminili. In poco meno di due ore ho vissuto alcune piccole esperienze a mio avviso significative: al primo semaforo rosso un’utilitaria con alla guida una fanciulla mi sorpassa da destra, mi taglia la strada e si pone in prima fila davanti a me. Con un leggero colpo di clacson esprimo il mio disappunto per la manovra azzardata e per tutta risposta vedo levarsi una mano con un dito medio alzato! Poco dopo due ragazzine sbarbatelle si buttano a piedi sulle strisce costringendomi ad una brusca frenata che mi lascia nel bel mezzo di un incrocio mentre le due con ampi gesti delle braccia accompagnati da parole a me incomprensibili, a vetri chiusi, ma che palesemente volevano reclamare il loro diritto di precedenza. L’interpretazione però del labiale mi lasciava intendere che io ero uno st…(stupido?). Ma non finisce qui perché dopo poco una signora molto distinta si butta anche lei sulle strisce senza sollevare gli occhi dal telefono che la stava occupando molto e solo alla fine dell’attraversamento mi rivolge uno sguardo sprezzante e molto stizzita. Ancora sempre nel corso dei miei spostamenti cittadini mi capita che una donna al volante si affaccia improvvisamente con mezza macchina oltre il suo stop e mi costringe ad una pericolosa sterzata a sinistra. Alla mia rimostranza sonora con il classico colpo di clacson mi apostrofa con un fatidico gesto del braccio significativo del vaffa…di grilliniana memoria! Purtroppo la mia serie di incontri femminili nel “day after” non finisce qui ma prosegue ancora con il caso di una giovinetta che a cavallo del suo monopattino si proietta in velocità sull’attraversamento zebrato e con una esibizione acrobatica riesce a farmi avere un brivido di terrore al pensiero di toccarla anche solo di striscio. Quando poi alla fine delle mie commissioni e peripezie automobilistiche cerco un parcheggio in vicinanza di casa vedo un’auto in sosta con il motore acceso ed una signora che sta parlando al telefono, le rivolgo un sorriso e con un gesto della mano mimo se ha intenzione di lasciare libero lo spazio…mi risponde con uno scuotimento negativo del capo ed allora io rassegnato mi allontano per proseguire la mia ricerca. Dopo mezzo isolato guardo nel retrovisore e vedo che la predetta mette la freccia e si avvia per i fatti suoi dietro di me. Peccato che era una via a senso unico e quando ho rifatto il giro dell’isolato il posto era già stato occupato da un altro automobilista! Che dire…in tutti questi piccoli episodi ci ho letto un po' di “orgoglio rosa” volto alla rivendicazione dei diritti femminili esaltati dall’8 Marzo. Ci ho visto anche una sorta di emulazione di comportamenti, altrettanto stigmatizzabili, troppo spesso praticati da cittadini di sesso maschile e.. che fare se non sorridere di compiacimento ora che a capo del governo c’è una donna cosi come a capo dell’opposizione. Il duello è già iniziato con schermaglie in Parlamento, sui giornali e sui social, ne vedremo delle belle, soprattutto se queste leader imiteranno i comportamenti maschili nella lotta politica. Una è di sinistra e l’altra invece è di destra. Una è laureata, l’altra no. Una è single e l’altra è madre. Una è dichiaratamente bisex l’altra eterosessuale. Ci sono tutte le premesse di due “orgogli” femminili in forte contrasto! Il confronto sarà duro. Si vedrà chi ha più ormoni da mettere in campo per esaltare il proprio orgoglio femminile ai maschi loro colleghi. Ma torniamo a noi, una volta a casa ed in poltrona, tutto quel che ho vissuto nel volgere di due ore mi ha fatto riflettere sul linguaggio dei segni degli automobilisti ed ho provato a farne un’elencazione con i relativi significati. Con una sola mano si può chiedere più o meno educatamente “che c…cosa fai?” oppure “vai a..!”. oppure levare il pugno con un solo dito o due alzati (l’indice ed il mignolo!). Con due mani congiunte a mo’ di preghiera si può esprimere il concetto/domanda di “cosa cavolo fai?!” Con un braccio sollevato ed il pugno chiuso si può esprimere una minaccia di voler menare botte alla controparte. Con due braccia si può ricordare che “a Milano” l’ombrello si porta all’altezza del gomito…! Non solo le braccia di un automobilista alla guida possono esprimere un linguaggio ma anche la “facies” con tutte le sfumature del caso …dallo sberleffo alla linguaccia alla pernacchia allo sguardo d’odio e così via. Se poi i finestrini sono aperti allora non c’è più solo il linguaggio dei segni ma anche quello vocale ma esula per il momento dalle mie riflessioni.

mercoledì 15 marzo 2023

Gestione della Pandemia: la parola alla FNOMCeO da MD DIGITAL

Il Presidente della FNOMCeO Filippo Anelli durante l'audizione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati, sulle Proposte di legge volte all’istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla gestione dell’emergenza epidemiologica da Covid-19, ha tenuto a precisare: “Non è compito istituzionale di questa Federazione esprimere una valutazione sull’opportunità di istituire una commissione d’inchiesta per valutare l'operato e le misure adottate dal Governo, dalle Regioni e province autonome sui piani da essi elaborati in tema di prevenzione e contrasto del Covid-19 durante il periodo emergenziale". "Al tempo stesso - ha sottolineato Anelli - una riflessione sul contesto e sull’efficacia delle misure messe in atto può avere un senso in un’ottica di risk management volto alla valutazione completa ed integrata dei rischi, tanto che la FNOMCeO ha in pubblicazione un libro bianco sul primo periodo di pandemia che mette in relazione i quadri epidemiologici con i provvedimenti adottati ai diversi livelli di governo. Si tratta di un approfondimento da un punto di vista legislativo ed epidemiologico, attraverso una raccolta ragionata delle misure normative e regolamentari relative alla gestione dell’epidemia da Covid-19”. Con il libro bianco, realizzato anche con il contributo di Deloitte Legal, FNOMCeO ha avviato al suo interno una riflessione su quanto avvenuto durante l’emergenza epidemiologica. Tre i temi principali: 1. come le disposizioni normative e gli atti adottati abbiano inciso sull’andamento della pandemia; 2. l’importanza strategica della produzione italiana di vaccini e dispositivi di protezione individuale; 3. quanto i tagli alla sanità abbiano reso il sistema Paese vulnerabile e impreparato dinanzi all’emergenza pandemica. È proprio su questo terzo punto che si è soffermato Anelli, tornando a chiedere alla politica di investire nel Servizio Ssanitario Nazionale, non solo per meglio fronteggiare future emergenze, ma per garantire oggi adeguate assistenza e cure ai cittadini. “L’emergenza Covid-19 – ha ricordato - che ha visto impegnati in prima linea i medici e tutti gli operatori sanitari con spirito di generosità e sacrificio, ha evidenziato il bisogno di potenziare il Servizio Sanitario Nazionale al fine di coniugare la garanzia di adeguate prestazioni sanitarie con un’ottimale gestione delle risorse e la sicurezza degli operatori con le scelte organizzative”. “La pandemia di Covid – ha continuato - ha messo in luce e amplificato carenze e zone grigie preesistenti nel nostro Servizio Sanitario Nazionale, frutto di decenni di tagli lineari e di politiche alimentate da una cultura aziendalistica che guardava alla salute e ai professionisti come costi su cui risparmiare e non come risorse sulle quali investire. Ha acceso impietosamente un riflettore su criticità e carenze che erano ormai strutturali. Carenze di personale, con medici ospedalieri che hanno dovuto fare turni anche di 24 ore di seguito, per poter gestire i pazienti che continuavano ad affluire senza sosta. Carenze a livello edilizio, con l’impossibilità, in molti ospedali, di separare i percorsi ‘sporco’ e ‘pulito’. Carenze strumentali, di posti letto, delle terapie intensive. Carenze organizzative, con medici di famiglia lasciati soli ad assistere i pazienti domiciliati; abbandonati a se stessi, senza protocolli, linee guida; senza personale di supporto, privi di strumentazione adeguata, senza saturimetri e bombole d’ossigeno. Senza dispositivi di protezione individuale. Carenze nella sicurezza, appunto, che hanno portato molti medici a contagiarsi, alcuni a pagare con la vita il loro impegno”. “La situazione nella prima fase è stata drammatica – ha aggiunto - soprattutto nelle Regioni del Nord, tanto che possiamo dire che Bergamo e la Lombardia sono state la nostra Caporetto, la Caporetto della guerra che la nostra Professione ha dovuto combattere contro il COVID-19. I medici e gli altri professionisti sono stati chiamati ad operare – e i decisori a prendere provvedimenti - in un contesto straordinario: un contesto con evidenze scientifiche scarse e in continua evoluzione, di carenza di personale e di risorse”. Anelli ha poi elencato tre grandi lezioni che la tragica esperienza del Covid deve insegnare. La prima: l’importanza di mettere in sicurezza gli operatori sanitari: non solo per salvaguardare la continuità delle cure, ma per assicurarsi che i professionisti non diventino veicolo d’infezione. “Vorrei in questa sede ricordare – ha affermato - i 379 medici e odontoiatri che hanno perso la vita per il Covid, soprattutto nella prima fase della pandemia, quando ancora non erano disponibili i vaccini e mancavano anche i più elementari dispositivi di protezione. Oltre al nostro Roberto Stella, presidente dell’Ordine di Varese, molti sono i medici caduti. Molti dei nostri colleghi e amici si sono ammalati. I medici di medicina generale si chiudevano a vivere nei loro studi per poter almeno continuare a prescrivere; i medici ospedalieri erano costretti a turni massacranti per l’improvviso impennarsi dell’epidemia sommata alle carenze di organico; gli anestesisti rianimatori si sono trovati di fronte alla necessità di scelte impensabili, di dilemmi etici propri di scenari di guerra. Mentre, sul territorio ma anche in ospedale, mancavano i dispositivi individuali di sicurezza, maschere FFP3 e FFP2, visiere, guanti, sovracamici monouso. Scarseggiavano anche i tamponi. Nella nostra sede a Roma le bandiere sono state esposte a mezz’asta, il Portale FNOMCeO è stato listato a lutto, e così sono rimasti sino alla fine dell’emergenza, in memoria di Roberto Stella e degli altri medici caduti sul campo. Può esserci stata, all’inizio, una sottovalutazione del rischio, perché non si credeva che il virus fosse già presente in quelle zone. Ma è anche vero che i medici sono stati mandati ad affrontare l’emergenza a mani nude, per le falle nel sistema di distribuzione, su base regionale, dei dispositivi individuali di protezione. Eppure, la letteratura internazionale invita, in caso di epidemia, a mettere in sicurezza il personale sanitario, perché è la risorsa più preziosa. Questa è una delle lezioni – ha chiosato - che il Covid ci lascia”. La seconda lezione. “La seconda lezione è quella sull’importanza della solidarietà: la stessa solidarietà che rappresenta uno dei principi cardine del nostro Servizio Sanitario Nazionale”. “Solidarietà tra le Regioni – ha specificato - perché ritornino a ragionare come un corpo unico, come un Servizio Sanitario Nazionale, appunto, che coordina e gestisce i sistemi regionali. Solidarietà tra i cittadini, che hanno sacrificato le piccole libertà personali per un bene più grande, quello della salute. Solidarietà verso i medici, che non devono mai più essere chiamati a sacrificare la loro vita e a mettere a rischio quella degli stessi pazienti per l’inadeguatezza delle loro condizioni di lavoro, perché costretti ad assistere i pazienti senza le dovute protezioni, perché messi di fronte al dilemma etico di dover sacrificare la loro vita come unica – e sbagliata – soluzione per non smettere di portare soccorso”. Solidarietà come antidoto alle disuguaglianze di salute, questione ancora oggi irrisolta. “La salute diseguale – ha spiegato Anelli - problema che da sempre ci affligge, è stata resa ancor più diseguale dalla pandemia di Covid. Il Covid è arrivato su un terreno già disomogeneo e ha aperto varchi, scavato solchi, che rischiano di diventare voragini capaci di inghiottire i diritti civili, garantiti dalla nostra Costituzione. E a tutela di tali diritti, del diritto alla Salute, di cui all’articolo 32, del diritto all’Uguaglianza, di cui all’articolo 3, della garanzia stessa dei diritti, di cui all’articolo 2, lo Stato elegge gli Ordini delle Professioni Sanitarie, quali suoi Enti Sussidiari. Dobbiamo vigilare quindi: ripianare tali solchi, affinché non si aprano crepacci insanabili”. “Occorre garantire – ha ribadito - il superamento delle differenze ingiustificate tra i diversi sistemi regionali, creando un sistema sanitario più equo, salvaguardando il Servizio Sanitario Nazionale pubblico e universalistico. Il raggiungimento di obiettivi di salute deve restare la finalità prioritaria del servizio sanitario. È arrivato il momento di riflettere su un ruolo più forte e centrale del Ministero della Salute: auspichiamo una modifica di legge che rafforzi le sue capacità di intervento, aumenti le disponibilità economiche e le sue funzioni al fine di colmare le diseguaglianze. Rivendichiamo anche un ruolo centrale per i professionisti, che devono essere messi nelle condizioni di partecipare alla definizione e al raggiungimento, in autonomia e indipendenza, degli obiettivi di salute. È la Professione medica, sono le Professioni sanitarie, in quanto garanti dei diritti, la vera rete di unità del Paese in tema di salute”. La terza lezione, secondo la FNOMCeO, è quella dell’importanza di una sanità davvero prossima al cittadino, che risponda alle sue domande di salute nel momento e nel luogo in cui ne ha bisogno. Che veda i professionisti lavorare insieme sul territorio, vicino al letto del malato, con strumenti diagnostici adeguati e che salvaguardi quel rapporto unico e speciale che nasce dalla libera scelta del medico nel quale il cittadino ripone la propria fiducia. “Le storie di tutti i medici che si sono impegnati contro il Covid – ha sottolineato ancora Anelli - mettendo a rischio e sacrificando, in troppi casi, la loro stessa vita, a causa delle inadeguate misure di sicurezza, dimostrano che è stata la loro professionalità, il loro lavoro, la loro vicinanza la miglior risposta ai bisogni di salute dei cittadini. Diciamo dunque, ancora una volta, grazie a tutti i medici che, ciascuno per la propria parte e con il proprio ruolo, quotidianamente e in silenzio, offrono le loro competenze e i loro valori etici ai loro assistiti e a tutti i cittadini. Grazie ai medici ospedalieri, che hanno lavorato senza sosta in contesti provati da carenze croniche di organici e di risorse; ai ricercatori, che hanno raccolto evidenze su una malattia nuova e sconosciuta; ai medici della medicina territoriale, del 118, della continuità assistenziale, delle RSA, delle carceri, delle USCA, della specialistica ambulatoriale interna ed accreditata, che sono stati gli angeli custodi dei pazienti a loro affidati, svolgendo, al di là del loro dovere, anche una funzione sociale di vicinanza e consolazione ai malati; ai medici di famiglia, che hanno fatto della loro relazione privilegiata con i pazienti, frutto di un sacrosanto diritto esercitato dal cittadino, quello della libera scelta basata sulla fiducia e alimentata dalla continuità del rapporto, il primo strumento di terapia, il mezzo principe di guarigione e il sigillo di garanzia di lunga vita in buona salute; a tutti i medici e gli odontoiatri impegnati nelle campagne vaccinali. Un grazie ai nostri Ordini che non si sono mai fermati neppure nelle fasi più drammatiche quando erano costretti a lavorare a battenti chiusi e senza personale perché anche gli impiegati dopo i medici erano ammalati o in quarantena. Ordini che hanno prima svolto un ruolo essenziale nella distribuzione dei dispostivi individuali di protezione. Ordini che nell’ambito della sussidiarietà hanno svolto fino in fondo il loro dovere, portando a termine, tra mille difficoltà e sacrifici, i compiti che la legge aveva loro affidato”. Ma dire grazie non basta: osannati negli anni della pandemia e considerati i moderni eroi della nostra società, in realtà, i medici e gli odontoiatri vivono con grande difficoltà la loro condizione professionale. E, anche qui, la pandemia ha slatentizzato carenze e reso evidenti gli errori del passato. “L’indagine dell’Istituto Piepoli promossa da FNOMCeO e presentata lo scorso anno in occasione della I Conferenza nazionale sulla Questione Medica – ha detto Anelli - ha evidenziato come il mancato investimento sulla medicina territoriale e le gravi carenze di personale, infrastrutturale del versante ospedaliero insieme ad una eccessiva burocratizzazione dell’atto medico siano oggi i fattori all’origine della crisi professionale”. Una crisi ormai molto profonda, tanto che, secondo lo stesso sondaggio, quasi un medico su tre, potendo, andrebbe subito in pensione. E a voler lasciare la professione sono in maggioranza i medici più giovani, tra i 25 e i 44 anni. Un dato, questo, rispecchiato da una realtà nella quale sempre più medici abbandonano il Servizio sanitario nazionale, in fuga verso il privato, l’estero, il prepensionamento, la libera professione: una vera e propria emorragia, che già oggi è costata alla sanità pubblica una carenza di 20mila tra medici ospedalieri, soprattutto nei Pronto soccorso, e di medicina generale. E la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi cinque anni, quando, secondo una proiezione su dati Agenas, andranno in pensione 41.000 tra medici di famiglia e dirigenti medici: è necessario dunque arginare il fenomeno degli abbandoni, che riguarda l’ospedale quanto il territorio. Altro fenomeno preoccupante, evidenziato da un’analisi condotta incrociando i dati del Cogeaps, il consorzio che gestisce i crediti dei professionisti, con quelli della FNOMCeO, è il netto calo dei giovani medici che scelgono alcune specialità considerate più a rischio di denunce: anestesia e rianimazione, le chirurgie, la ginecologia-ostetricia. Nasce anche da questo scenario la proposta, lanciata dalla Federazione nel corso dell’audizione, di estendere lo “scudo penale” che Anelli si era visto costretto a chiedere per i medici durante la pandemia anche alla situazione attuale di “grave carenza dei mezzi e del personale sanitario”. “In conclusione – ha terminato il presidente FNOMCeO – questa Federazione ribadisce anche in questa sede la necessità di rendere più attrattiva la sanità pubblica e di far sentire i medici al sicuro”. “Oggi serve da parte dello Stato – ha chiesto - e delle Regioni un intervento straordinario che colmi le carenze e restituisca alla Professione medica quel ruolo che merita: risorse speciali per i contratti di lavoro e abolizione dei limiti per l’assunzione dei medici sia in ospedale che sul territorio nel rispetto di una corretta programmazione. Risorse per consentire a tutta la professione, dipendenti, convenzionati e specialisti accreditati di poter contribuire ad assicurare tutte quelle prestazioni che oggi in parte il cittadino cerca fuori dal Ssn. Servono risorse e riforme per ridare dignità ai medici e ai professionisti, garantendo loro autonomia e i loro diritti”.

mercoledì 22 febbraio 2023

Bocconi chiodati ai cani di M. Panichi

Questa notizia ricorre ormai da tempo sui quotidiani cittadini con ritrovamenti in zone diverse di Torino, parchi, giardini ,aiuole ecc e qualche cane già ne è rimasto vittima innocente. Colpevole è l’untore od i malnati che cospargono bocconi micidiali per cani. I bocconi di carne non sono avvelenati ma riempiti di chiodi o frantumi di vetro per non essere annusati dai cani “antiveleno” addestrati proprio per la ricerca delle polpette velenose. Così come esistono cani che annusano i tartufi, il diabete, il cancro, i dispersi, l’esplosivo o la droga così esistono oggi cani delle forze dell’ordine e della protezione civile che sono in grado di ritrovare i bocconi velenosi sparsi da persone cinofobe o zoofobe. Parrebbe che nella nostra città l’Ordinanza ministeriale che punisce severamente gli avvelenatori di animali non abbia l’efficacia augurabile anche per la tutela dell’ambiente. Da tempo l’Ordinanza è reiterata annualmente perché il problema dello spargimento di veleni per animali è ricorrente non solo a Torino ma un po' in tutto il territorio nazionale con grave rischio non solo per l’ambiente ma anche per i bambini e per le popolazioni di animali selvatici. Già nel passato si erano verificati episodi di spargimento di granaglie avvelenate per provocare stragi di piccioni ai giardini di Via Cernaia a Torino o di pellets intrisi di stricnina per contrastare i “gatti in libertà”. Purtroppo molti cittadini sono zoofobi perchè convinti che i piccioni portino malattie e che le colonie feline siano ricettacoli di virus, batteri e funghi pericolosi per la cittadinanza e per l’igiene pubblica. Pur considerando legittimo il timore che l’aumento eccessivo delle popolazioni animali sinantrope possano rappresentare un rischio per la salute pubblica e per l’igiene urbana - cosi come sostengono gli oppositori degli animalisti - è altrettanto vero che le autorità sanitarie e quella sindacale sono perfettamente consce delle loro responsabilità in proposito e che il monitoraggio sanitario continua ad essere costante. Ma detto ciò rimane da chiederci come mai l’insistente attentato ai cani in più zone della città con polpette farcite di corpi estranei taglienti da parte di una o più persone nemiche dei cani? Forse è perché l’aumento della popolazione canina torinese ha incrementato la presenza di deiezioni solide e liquide sui marciapiedi? Certo non si può dire che tutti i proprietari di cani raccolgano gli escrementi di cui purtroppo - specie al mattino - si trovano in bella mostra di sé sui marciapiedi e sull’asfalto delle vie fra un parcheggio di un’auto e l’altra. Residui piccoli e grossi, talvolta enormi, di tutti i colori, solidi od anche liquidi che certo non fanno onore alla categoria dei cinofili e che invece possono esaltare l’odio di coloro che i cani non li possono vedere. Certo il disgusto ed il disappunto di chi malauguratamente calpesta o deve rimuovere dal proprio marciapiede condominiale le feci dei cani portati a spasso di sera - quando i passanti sono rari e nessuno vede il misfatto del quadrupede - non giustificano le eventuali vendette contro i cani i quali non hanno colpe. Colpevoli sono quei padroni incivili che alzano gli occhi al cielo o fanno gli ..”struzzi” nascondendo la testa sotto la sabbia per non chinarsi a raccogliere la cacca del proprio beniamino. Ma non sono solo le evacuazioni solide canine che possono indisporre le persone che i cani non li hanno …anche le minzioni soprattutto dei maschi dovrebbero essere governate con maggior attenzione e consapevolezza da parte dei loro padroni…mi siano testimoni i custodi di stabili, i negozianti, gli automobilisti parcheggiati a fil di marciapiede. E’ risaputo che i cani maschi alzano la zampa posteriore per spruzzare il loro percorso e lasciare tracce del loro passaggio e quindi non soddisfano solo la necessità di svuotare la vescica. Per la ragione di reiterare gli spruzzi su stipiti, ruote o portiere di auto i cani maschi sono più odiati delle femmine che, se ben condotte, creano minori risentimenti. Devo dire con serenità che anch’io non gradisco che un cane maschio, specie se di grossa mole, innaffi la carrozzeria della mia auto, con il rischio di infiltrazione nelle fessure delle portiere. Non impazzisco di gioia e mi ribello se colgo il responsabile in flagranza. Alcuni condomini e negozianti difendono i loro spazi di marciapiede apponendo serie di bottiglie di plastica piene di acqua come dissuasori per scoraggiare il quadrupede malintenzionato dal “lever la patte”. Qualcuno appende cartelli più o meno ironici, altri cospargono strisce di zolfo lungo i loro muri sempre con lo scopo di dissuadere l’olfatto dei maschi che vorrebbero segnalare il loro transito ad altri “colleghi” del circondario. Ho riassunto sommariamente un problema reale e poco gratificante del costume cinofilo che deve e può migliorare l’ aspetto cittadino con la buona volontà di tutti non dimenticando mai la tradizione di una Torino “salotto” del passato. Raggiungere e mantenere un livello superiore di civiltà e rispetto del prossimo sicuramente non potrà che incentivare il turismo e stimolare l’accoglienza. Gli Amministratori però a loro volta devono essere sempre presenti ed intervenire quando necessario con fermezza ed anche deterrenza. Per concludere ben vengano i cani nelle famiglie torinesi con l’auspicio però che la loro conduzione sia sempre e vieppiù civile nel prosieguo di tempo. In attesa che le indagini identifichino il/i colpevole/i penso di interpretare la maggioranza della società torinese condannando severamente coloro che con gesti obbrobriosi e vili esprimono il loro odio ingiustificato verso la specie canina o tutte le altre specie animali presenti in città. L’augurio è che si giunga in breve ad identificare e punire chi non rispetta la Legge e le regole del buon viver civile.

lunedì 20 febbraio 2023

Una proposta prima che sia troppo tardi da Lo Spiffero Giovedì 16 Febbraio 2023

Alberto Nigra e Giorgio Diaferia Dalle elezioni regionali, il Pd, tendenza Bonaccini o Schlein, esce sconfitto, le alleanze asimmetriche in Lombardia e Lazio non hanno fruttato neppure un’apparente capacità competitiva, ma non è di questo che vogliamo scrivere. La destra vince, poco importa se al voto va poco più del quaranta per cento degli elettori, perché non esiste riprova che se fossero stati di più non avrebbe vinto ugualmente. Essendo stati espulsi da Azione per aver sostenuto Paolo Damilano alle elezioni comunali di Torino, ma avendo oggi ai vertici di quella formazione molti esponenti della politica locale e nazionale che con noi sostennero l’imprenditore, a fronte dell’esito negativo del voto regionale in Lazio e in Lombardia, è di questo che vogliamo scrivere. Riepiloghiamo brevemente, in Lombardia il terzo polo ha sostenuto la candidatura di Letizia Moratti, esponente del centrodestra (moderato), già assessore di Fontana, con l’ambizione di svuotare FI: obiettivo mancato. Invece nel Lazio il terzo polo ha sostenuto Alessio D’Amato, già assessore alla Sanità della maggioranza piddino-grillina di Zingaretti, ma senza l’appoggio di Conte, ottenendo un risultato deludente come anche +Europa. La vicenda è aggrovigliata, prova ne siano le dichiarazioni puntute e confuse di Calenda e in generale dei leader delle forze sconfitte. Proviamo a districarla con alcune considerazioni e una proposta. Il Terzo polo conseguì un discreto risultato alle elezioni politiche, complice anche la preannunciata sconfitta della coalizione piddina, che rese assai meno stringente il vincolo del voto utile, ma la scelta di correre da soli al di là del sistema elettorale non può essere la regola aurea, tanto più quando, come alle regionali si vota col maggioritario di coalizione. Molti guardano con invidia e ammirazione all’ascesa di FdI, ma Meloni ha sempre avuto chiaro che la sua formazione, almeno a livello locale, doveva stare nel centrodestra e vincere o perdere con loro, conquistando quote di potere, formando una classe dirigente governando comuni e regioni, cioè misurandosi sul consenso derivante dall’agire e non solo su quello dell’immaginare. L’elettorato che ancora vota, se va al seggio, lo fa per decidere chi governerà, non rassegnato allo stare all’opposizione oppure peggio in minoranza nella minoranza. Quindi che può fare il Terzo polo? Qualcuno dal Pd lo sollecita ad entrare in un campo largo con i 5S. Immaginare Conte e Calenda, Fratoianni e Renzi ad uno stesso tavolo sembra difficile, ma ancora di più è pensarli d’accordo su un programma comune: coniugare avversione e propensione alla Tav, come ai termovalorizzatori, come al sostegno all’Ucraina, come alla contrapposizione tra cultura garantista e giustizialista sembra impossibile, salvo ricorrere alla logora coperta di Linus della santa alleanza antifascista per vincere le elezioni. Allearsi con la destra? Lasciamo agli strateghi questo dilemma, che meriterebbe ben più approfondite riflessioni più che ostracismi e inviti a starsene a casa. Veniamo alle prossime scadenze regionali. A nostro parere non distinguere tra scadenze elettorali amministrative e politiche è il primo errore di chi ambisce ad essere “terzo”. Non perseguire il rafforzamento dell’area liberale e moderata con ogni mezzo, sostenendo un candidato a sindaco che ne è espressione, vedi Damilano, o che ne potrebbe essere aggregatore, vedi Cirio, sulla base di un pregiudizio, che per dirla come fanno alcuni dirigenti di Azione prevede esclusivamente di “allearsi col Pd se questo non si allea con i 5S” è una sorta di castrazione chimica del decantato primato della centralità dei contenuti sulla forma. In attesa dell’avvio del confronto sull’autonomia differenziata, che al Nord, come ben sanno i dirigenti terzisti più avveduti e intellettualmente onesti, non può essere sottovalutato con qualche battuta in dialetto romano, sarebbe utile inquadrare alcuni temi di competenza regionale: sanità, trasporti e ambiente, provare ad elaborare delle proposte, basate su discriminanti chiare, quindi aprire il confronto con tutte le forze politiche e quindi allearsi con chi si impegna a realizzare questi contenuti. Partiamo con un esempio a noi caro, la sanità, sia perché estremamente importante per la vita delle persone, mentre il divario tra le diverse realtà in Italia diventa ogni giorno più marcato. Innanzi tutto, servono risorse. Bisogna dire che ci vuole il MES e i miliardi che metterebbe a disposizione per la sanità pubblica italiana, ben trentasette. Ma per farne che cosa? Dobbiamo partire da quale sanità vogliamo e soprattutto quale debba essere il ruolo del pubblico e del privato nella gestione. Il Covid 19 ha messo in luce come anni di tagli ai posti letto ospedalieri, l’assenza di una seria politica di programmazione territoriale, l’indebolimento della figura dei medici di famiglia, l’abuso del ricorso ai Pronto Soccorso, abbia creato un vuoto assistenziale preoccupante, con un aumento dei costi e delle spese. Si sono ridotti i posti letto in medicina generale, fisioterapia, geriatria ecc. ritenendoli inutili e costosi. Si effettuano troppi esami costosi e spesso inutili e si prescrivono ancora troppi farmaci. Nella medicina domiciliare è praticamente scomparsa la terapia fisica domiciliare pubblica. Nelle RSA, duramente colpite durante il Covid ora tendono ad aumentare le tariffe, spesso senza migliorare per questo la qualità dell’assistenza, che prevede poca o scarsissima attività fisico motoria e fisioterapica, con un numero di OSS e di infermieri insufficienti . Da ultimo ma non meno importante occorre potenziare i dipartimenti territoriali di Igiene e Prevenzione, potenziando anche la rete dei centri per la cura delle malattie infettive, dotandole di terapie intensive che permettano di curare i casi più acuti e gravi in sicurezza ma nelle stesse strutture di ricovero. Nel 50% dei casi il tempo di attesa del posto letto supera gli standard internazionali, che è in media di 6 ore. Su 20 milioni di passaggi annuali nei pronto soccorso italiani (fonte Simeu, Società italiana medicina d’emergenza-urgenza), 10 milioni attendono almeno 9 ore, 800.000 più di 48 ore e 300.000 più di 72 ore. Mancano circa 5.000 urgentisti, ovvero 3 medici su 10 (inclusi i “gettonisti”). Nella nostra regione i posti letto sono 3,5 ogni mille abitanti, al di sotto del parametro nazionale di 3,7 e sono diminuiti dai 18.720 del 2010 ai 16.130 del 2019 (fonte Simeu). Mancano 284 urgentisti, sui 633 previsti (44%) e infermieri. Le cooperative coprono il debito orario di 100 medici con una spesa di 1,4 milioni al mese (15 milioni all’anno). La divisione dei pazienti per tipologia classifica il 61% come bassa gravità (codici verdi 51%, codici bianchi 10%), il 23,5% come media gravità (codici azzurri), il 16% come acuzie (codici rossi 2%, codici arancioni 14%). In conclusione, la Missione 6 del PNRR richiede una nuova programmazione per impiegare correttamente i 20 miliardi previsti. Quale rapporto tra pubblico e privato, garantendo la qualità e l’efficienza delle prestazioni? Ancora un dato. Il privato accreditato attualmente eroga, in modo ormai consolidato, circa il 70 % delle prestazioni di lungodegenza e riabilitazione (le cosiddette prestazioni post-acute ), il 65 % di quelle ambulatoriali, il 25 % di quelle per acuti con alcune Regioni al 50 % (Lazio), altre al 40 % (Lombardia) e altre ancora tra il 30 e il 40 % (Campania e Puglia). Gestisce l’84 % delle strutture Rsa.(Fonte Sole 24 ore). Un efficiente, sicuro e moderno SSN deve garantire livelli di assistenza omogenei in tutte le Regioni italiane cercando di evitare il più possibile la disaffezione del personale, il turismo sanitario costosissimo, la sicurezza del personale, la qualità della assistenza e la sua efficienza. E’ fondamentale razionalizzare l’assistenza con un serio connubio pubblico-privato e non razionarla. Apriamo dunque un dibattito su quale Sanità vogliamo nella nostra Regione. Non vogliamo ridurre il tutto alla contrapposizione tra modello lombardo e modello emiliano, ma capire se siamo in grado di immaginare un modello piemontese. Centrosinistra e centrodestra hanno in successione amministrato la Regione, ma le differenze sono impercepibili. Sia questa la una discriminante sulla base delle quali decidere le alleanze per provare a vincere.

domenica 12 febbraio 2023

Un aiuto ai cani per chi è in difficoltà a Moncalieri di M.Panichi

Non solo Torino prende in considerazione la “Mutua” dei cani e dei gatti ma anche il Comune di Moncalieri si schiera dalla parte degli animali appartenenti a famiglie non abbienti e promuove un’assistenza gratuita per quelle famiglie che possono dimostrare di avere un ISEE al di sotto dei 12.000 euro/anno. In questo caso però in primo piano compare una Onlus , la “Banca delle visite”, nata per aiutare gli indigenti umani che non possono pagarsi delle prestazioni sanitarie e che ha aggiunto alle proprie finalità anche i “pet” e dunque ora esiste una “Banca delle visite pet”. Un surrogato di “mutua per animali” che con uno sponsor a fianco (Audens, che fornisce medagliette salvavita e passaporto sanitario per i pet) ed il patrocinio Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) si mette a disposizione per visite veterinarie gratuite ad animali di persone appartenenti a fasce deboli. L’Assessore moncalierese alle politiche animaliste Alessandra Borello afferma che “il diritto alla salute e al benessere animale va garantito ma purtroppo oggi non ci sono strutture pubbliche per la cura dei pet”…ed aggiunge “abbiamo registrato un aumento del 40% delle persone che hanno cercato appoggio al canile l’Albero di mais…”. Il Rifugio L'Albero di Mais è il canile e gattile di Moncalieri (To) convenzionato Lida (Lega Italiana Diritti Animali) organizzazione no-profit che offre cure gratuite per tramite dei suoi Veterinari a cani e gatti abbandonati nella struttura e fors’anche a quei benemeriti cittadini soci Lida o sostenitori del canile. Sempre l’Assessore Borello afferma che “non ci sono strutture pubbliche” per la cura gratuita di animali d’affezione appartenenti a famiglie disagiate e purtroppo ciò corrisponde a verità. Un Servizio sanitario veterinario pubblico sarebbe estremamente utile per tutte quelle persone sole od anziane, sempre più numerose, che cercano conforto n un animale da compagnia, cani e gatti principalmente. Già all’inizio del secolo si era ventilata una proposta di Legge, prospettata dalla sinistra, ma che purtroppo non è mai arrivata in dirittura di arrivo per sopravvenute vicende politiche. Un vero peccato perché nel frattempo è aumentata la popolazione anziana e con questa anche quella canina. Sono migliaia i cani censiti ed ancor più i gatti familiari e quelli randagi presenti in città: numerosissimi sono i meticci, di nessuna razza e che hanno solo un valore affettivo per chi li possiede e che rendono un inestimabile valore aggiunto alle persone anziane, disabili od ammalate. Quando questi soggetti deboli non riescono a sostenere le cure per i loro beniamini sono costretti ad abbandonarli in canili/gattili ed ecco qui la necessità di dover favorire delle cure gratuite ai non abbienti per scongiurare gli abbandoni. Scongiurare gli abbandoni in questo caso va a vantaggio della qualità di vita di tutte quelle persone che possono fruire della confortevole presenza di un animale da compagnia. Nel contempo la forte presenza di cani e gatti ospitati in canili e rifugi comunali o protezionistici crea spesso problemi di sovraffolamento estivo con tutta una serie di problemi che vanno a scapito del loro benessere. Conclusivamenrte mi viene di esprimere apprezzamento per tutte quelle iniziative comunali che surrogano una vera e propria “Mutua per animali” ma nel contempo mi rammarico perché i buoni intenti delle ammnistrazioni comunali e del mondo animalista difficilmente riusciranno a soddisfare durevolmente le reali esigenze dei cittadini poveri ma zoofili.

venerdì 10 febbraio 2023

Il Milleproroghe cambia. Da ricetta elettronica a incarichi sul territorio ecco tutte le novità Fonte Doctor News

Anche il Milleproroghe in dirittura d’arrivo. Ecco tutti i contenuti di interesse sanitario Il medico prescrive online, il cittadino va con il numero di ricetta in farmacia, il farmacista legge la prescrizione nello schermo e dispensa: a segnare l'addio alla ricetta cartacea è -più di ogni altra legge pregressa o futura - il decreto Milleproroghe. Qui, in un emendamento, le commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio del Senato hanno inserito un rinvio della ricetta elettronica fino a tutto il 2024. E hanno anche dato più tempo ai professionisti sanitari per recuperare i crediti formativi non acquisiti negli anni scorsi. Nel contempo, è definitivamente cancellata la possibilità di trattenere i professionisti del Servizio sanitario nazionale fino a 72 anni a tutto il 2026, fino all'uscita di nuovi specialisti dalle scuole. Non si potrà mantenere in servizio né i dirigenti ospedalieri pubblici, né i docenti universitari, né i dipendenti del privato convenzionato, né i medici convenzionati con il Ssn, né i medici Inps e Inail. Fratelli d'Italia presenterà in aula un emendamento che dà l'opzione ai Mmg di andare in pensione a 72 anni anziché a 70. Incarichi sul territorio - Le commissioni hanno deciso di prorogare a tutto il 2023 gli incarichi dei medici specializzandi, e di assumerne di nuovi, "verificata l'impossibilità di utilizzare personale già in servizio e di ricorrere agli idonei collocati in graduatorie concorsuali in vigore", come del resto prevede la versione originale del decreto. Inoltre, come chiedevano i giovani in formazione anche per fare chiarezza rispetto ad alcuni indirizzi delle regioni, sono prorogate al 31 dicembre 2023 le misure che consentono ai borsisti del triennio in medicina generale ed agli specializzandi in pediatria, mentre si formano, di assumere incarichi provvisori o di sostituzione. Dice Luca Ciriani, ministro per i rapporti con il Parlamento: «Con l'emendamento che proroga la possibilità di riconoscere nel monte ore formativo dei tirocinanti la sostituzione dei medici di base e con quello che dà l'opzione ai Mmg di andare in pensione a 72 anni, Fdi ed il governo Meloni danno una risposta concreta ad una esigenza reale di aree che soffrono particolarmente la carenza di queste figure fondamentali». Soddisfatta la vicepresidente dei senatori Pd Beatrice Lorenzin per le norme che stabilizzano medici e specializzandi in servizio durante il Covid, allentano i vincoli di esclusività per le professioni sanitarie, ed arginano la carenza di personale, di medici di medicina generale, pediatri. Anche il finanziamento degli screening sul cancro era tra le richieste avanzate dal Pd, e molti nostri emendamenti sono stati accolti. Abbiamo lavorato sul merito delle questioni con maggioranza e governo, dando risposte proficue a questioni decisive per la salvaguardia del Ssn». Libera professione, meno vincoli - La parte dei 500 milioni stanziati dalla Finanziaria 2022 per il recupero delle liste d'attesa che ancora non era stata spesa a tutto lo scorso anno, potrà essere usata dalle regioni per acquistare prestazioni ospedaliere e di specialistica ambulatoriale da privati, fermo restando l'obbligo di non fare deficit: ogni regione non potrà usare più dello 0,3% della sua quota di finanziamento del fabbisogno nazionale standard 2023. Si allentano nel contempo le norme sull'esclusività per gli infermieri e gli altri professionisti sanitari: fuori orario di servizio e fino ad 8 ore settimanali la loro libera professione non sarà incompatibile con l'attività istituzionale. Le Regioni possono riconoscere un contributo ai laboratori Ssn che si accingono a garantire la soglia minima di efficienza di 200.000 esami di laboratorio e prestazioni specialistiche annue o di 5.000 campioni analizzati con tecnologia di next generation sequencing. Oncologia - Nello stato di previsione del Ministero della salute parte il Fondo per implementare il piano oncologico nazionale 2023-27, finanziato con 10 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2023 al 2027. I 50 milioni in tutto potenzieranno le reti oncologiche regionali, l'assistenza domiciliare ed integrata con l'ospedale, la formazione degli operatori sanitari ed il monitoraggio delle azioni di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza in linea con il Piano. Prima d'estate, un decreto del Ministero della Salute dovrebbe individuare i criteri di riparto del Fondo. AIFA e CRI - I componenti di Commissione tecnico-scientifica per la valutazione dei farmaci-Cts e quelli del Comitato prezzi e rimborso-Cpr dell'Agenzia del farmaco restano in carica fino al 30 giugno 2023 in attesa che i due organismi si fondano in un'unica Commissione Scientifica ed Economica (Cse), per nominare i cui membri serve un decreto del Ministero della Salute, di concerto con Mef e Conferenza Stato Regioni. Gli organi deputati alla liquidazione della Croce Rossa italiana restano in carica fino alla fine del 2024. Bonus psicologo - La Commissione Bilancio ha detto no invece al bonus per lo psicologo fino a 600 euro a persona, in precedenza bocciato dalla Finanziaria. David Lazzari presidente dell'Ordine degli Psicologi ammonisce che "Il bonus psicologico deve essere un impegno di tutti, bipartisan. Così come lo psicologo a scuola e quello di base. Perché i problemi psicologici sono sotto gli occhi di tutti e l'aiuto psicologico non può essere un lusso per i pochi che possono permetterselo economicamente. Dopo il mancato sostegno da parte del governo in Commissione, adesso i cittadini si aspettano che nell'aula del Senato tutte le forze politiche supportino questa misura».

lunedì 30 gennaio 2023

Mutua per cani anche a Moncalieri di Marzio Panichi

Non solo Torino prende in considerazione la “Mutua” dei cani e dei gatti ma anche il Comune di Moncalieri si schiera da parte degli animali appartenenti a famiglie non abbienti e promuove un’assistenza gratuita per quelle famiglie che possono dimostrare di avere un Isee al di sotto dei 12.000 euro/anno. In questo caso però compare una Onlus , la “Banca delle visite” che è nata per aiutare gli indigenti umani che non possono pagarsi delle prestazioni sanitarie e che ha aggiunto alle proprie finalità anche i “pet” e dunque ora esiste una “Banca delle visite pet”. Un surrogato di “mutua per animali” che con uno sponsor a fianco (Audens, che fornisce medagliette salvavita e passaporto sanitario per i pet) ed il patrocinio Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali) si mette a disposizione per visite veterinarie gratuite ad animali di persone appartenenti a fasce deboli. L’Assessore moncalierese alle politiche animaliste Alessandra Borello afferma che “il diritto alla salute e al benessere animale va garantito ma purtroppo oggi non ci sono strutture pubbliche per la cura dei pet”…ed “abbiamo registrato un aumento del 40% delle persone che hanno cercato appoggio al canile l’Albero di mais…”. Il Rifugio L'Albero di Mais è il canile e gattile di Moncalieri (To) convenzionato Lida (Lega Italiana Diritti Animali) organizzazione no-profit che offre cure gratuite per tramite dei suoi Veterinari a cani e gatti abbandonati nella struttura e fors’anche a quei benemeriti cittadini soci Lida o sostenitori del canile. Sempre l’Assessore Borello afferma che “non ci sono strutture pubbliche” per la cura gratuita di animali d’affezione appartenenti a famiglie disagiate e purtroppo ciò corrisponde a verità. Un Servizio sanitario veterinario pubblico sarebbe estremamente utile per tutte quelle persone sole od anziane, sempre più numerose, che cercano conforto n un animale da compagnia, cani e gatti principalmente. Già all’inizio del secolo era stata prospettata dalla sinistra una proposta di Legge che purtroppo non è mai arrivata in dirittura di arrivo per sopravvenute vicende politiche. Un vero peccato perché nel frattempo è aumentata la popolazione anziana e con questa anche quella canina. Sono migliaia i cani censiti ed ancor più i gatti familiari e quelli randagi presenti in città: numerosissimi sono i meticci, di nessuna razza e che hanno solo un valore affettivo per chi li possiede e che rendono un inestimabile valore aggiunto alla qualità di vita delle persone anziane, disabili od ammalate. Quando questi soggetti deboli non riescono a sostenere le cure per i loro beniamini sono costretti ad abbandonarli in canili/gattili ed ecco qui la necessità di dover favorire delle cure gratuite ai non abbienti per scongiurare gli abbandoni. Scongiurare gli abbandoni in questo caso va a vantaggio della qualità di vita di tutte quelle persone che possono fruire della confortevole presenza di un animale da compagnia. Nel contempo la forte presenza di cani e gatti ospitati in canili e rifugi comunali o protezionistici crea spesso problemi di sovraffolamento estivo con tutta una serie di problemi che vanno a scapito del loro benessere. Conclusivamenrte mi viene di esprimere apprezzamento per tutte quelle iniziative comunali che surrogano una vera e propria “Mutua per animali” ma nel contempo mi rammarico perché i buoni intenti delle ammnistrazioni comunali e del mondo animalista difficilmente riusciranno a soddisfare durevolmente le reali esigenze dei cittadini poveri ma zoofili.

giovedì 19 gennaio 2023

La Medicina Generale dimenticata

Smi punta il dito contro la politica e i governi che si sono succeduti in questi ultimi anni. In uno dei passaggi dell'ultimo Consiglio Nazionale ha tenuto a sottolineare. "La Medicina Generale, la prima linea di cura per i cittadini, soffre di una grave carenza di medici che in alcune aree del Paese sono pochissimi. se oggi siamo dinnanzi ad una situazione che appare critica cosa accadrà nei prossimi anni quando non si riuscirà a rimpiazzare i tanti medici che andranno in pensione? Nessun governo negli ultimi 10 anni ha risposto a questa domanda". Il Consiglio Nazionale del Sindacato Medici Italiani (Smi), si è riunito di recente per discutere delle iniziative sindacali per il 2023 a partire dal rinnovo dell’accordo collettivo nazionale per la Medicina Generale, dal pieno sostegno al contratto della dirigenza sanitaria agli start di partenza, per la tutela del lavoro in sanità e per la sicurezza per gli operatori sanitari " così una nota stampa dall’assise del Smi. Smi ritiene che si registri una continuità del Governo Meloni, con i Governi Conte/Draghi, in tema di sanità pubblica con la riduzione della spesa sanitaria, con un andamento, in questo senso, identico. Il disegno di legge sul bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2023 e sul bilancio pluriennale per il triennio 2023-2025, infatti, non prevede, come evidenziato anche dall’Ufficio parlamentare di Bilancio, alcun potenziamento del servizio sanitario". "Si assiste da tempo a fughe di medici verso la sanità privata e verso gli altri paesi - sottolinea la nota sindacale - in particolare dai settori più usuranti (e che si prestano in misura minore ad attività libero professionale), quali terapie intensive e il pronto soccorso. Le ragioni sono molteplici: l’assoluta cecità dei governi degli ultimi decenni nel programmare la formazione dei professionisti; la ridotta progressione di carriera; l’età media avanzata; i livelli stipendiali fra i più bassi d’Europa per i medici. Va aggiunto, inoltre, che persiste l’assenza di qualsiasi ipotesi di una ridefinizione della formazione dei medici di medicina generale e del loro rapporto con il Ssn con l’istituzione di una scuola di specializzazione universitaria finalizzata a un loro adeguato inserimento, anche in termini convenzionali, nei Distretti e nelle case di Comunità e nell’ assistenza primaria. Per i Pronto Soccorso siamo dinnanzi al paradosso: a fronte della situazione di collasso il Governo prevede un provvedimento urgente, che consiste in un incremento attivato solo nel 2024 della indennità di pronto soccorso". "Il Consiglio Nazionale Smi - continua la nota - esprime una forte preoccupazione sull' autonomia regionale differenziata che potrebbe sancire una volta per tutte la fine del SSN già in grave sofferenza. Una maggiore autonomia legislativa, amministrativa ed organizzativa in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi darebbe l’avvio a una equivalenza sleale fra pubblico e privato. La contrattazione integrativa regionale, inoltre, per i dipendenti del Ssn e l' autonomia in materia di gestione del personale e di regolamentazione dell’attività libero professionale metterebbe in atto una concorrenza sleale fra Regioni con la fine della contrattazione collettiva. Questo scenario rappresenta le difficoltà in cui versa la sanità pubblica in Italia a cui si somma la crisi innescata dal Covid 19 che ha lasciato strascichi pesanti sul sistema sanitario. Ma c’è di più. Ad invecchiare non sono solo i cittadini ma anche soprattutto i medici: secondo dati recenti, l’età media dei medici della sanità pubblica è di 51,3 anni ma quella dei medici di famiglia è intorno a 60 anni". "La Medicina Generale che dovrebbe essere rappresentare la prima linea di cura per i cittadini soffre di una grave carenza di medici che in alcune aree del paese sono pochissimi; se oggi siamo dinnanzi ad una situazione che appare critica cosa accadrà nei prossimi anni quando non si riuscirà a rimpiazzare i tanti medici che andranno in pensione? Nessuno governo negli ultimi 10 anni ha risposto a questa domanda". Smi chiede tutele adeguate per tutto il personale del settore e, con esse, attenzione, rispetto e cura, a partire dal riconoscimento da parte dell’INAIL dell’infortunio sul lavoro per i Mmg e misure contro le aggressioni ai medici. Reclamiamo personale che rimpiazzi quello dimissionario o che si è pensionato negli anni, non appalti dei servizi all’esterno. Intendiamo contrastare la rottamazione del Servizio Sanitario Nazionale e la fuga dei cittadini verso il privato quale metodo individuato ma poco condivisibile per il contenimento delle liste d’attesa. "Occorrerebbe pensare - precisa - ad un modello nazionale del sistema dell’emergenza che dovrebbe essere un sistema unico, coordinato ed integrato dal punto di vista gestionale, con un’unica figura di medico dipendente in modo da uniformare trattamento economico e tutele. Solo questo riordino potrebbe limitare la fuga di questi specialisti che oggi non è più attratto a lavorare in un sistema che presenta delle incolmabili carenze organizzative e di personale che espongono gli operatori ad enormi rischi clinici, a turni massacranti con esubero orario, mancanza di riposi e fruizione di ferie, alle aggressioni da parte di cittadini non soddisfatti nelle loro aspettative. Chiediamo una defiscalizzazione del salario accessorio per la dirigenza medica. Riteniamo, infine, che si debbano sostenere scelte che rafforzino la prevenzione sanitaria nel nostro Paese a partire dal ripristino della medicina scolastica nelle scuole con la tutela della salute della popolazione scolastica; così come non è più rinviabile un rafforzamento delle misure per salute mentale, destinando il 5% del fondo sanitario per la salute mentale così come i 91 Direttori dei Dipartimenti di Salute Mentale del nostro paese chiedono a tutte le istituzioni italiane. Siamo impegnati, infine, nella costruzione di un’unità sindacale della categoria medica con tutte le forze disponibili per mettere insieme le necessità della medicina generale, della dirigenza medica e del 118, per difendere la sanità pubblica e il lavoro di tutti i medici

lunedì 9 gennaio 2023

"I Posteggiati"

Ci avete mai fatto caso? Ci sono persone, di entrambi i sessi,prevalentemente di mezza età, che soggiornano ore all'interno delle loro autovetture.La automobili possono essere di varia ciindrata e normalmente sono ben tenute, segno che non rappresentano una specie di casa alternativa, ma uno strumento di locomozione.Ma che fanno? E' forse ancora una conseguenza della Pandemia da Covid, dove isolarsi era spesso l'unica soluzione al possibile contagio, che ancora oggi non si è risolto.Non leggono il giornale, non ascoltano la radio. A volte fissano l'orizzonte o semplicemente aspettano il passare del tempo. Qualcuno certamente attende un amico o un parente altri sapendo la difficoltà di trovare un posteggio non a pagamento si fermano in auto per evitare la multa del controllore dei pedaggi.Di fatto la popolazione dei "parcheggiati" è aumentata come lo è quella delle persone rimaste sole .Fateci caso

venerdì 6 gennaio 2023

Riorganizzare l’assistenza territoriale Giorgio Diaferia Medico e Giornalista

La Riforma dell’assistenza territoriale definisce un nuovo modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale che mira a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze. Il nuovo assetto istituzionale e organizzativo dell’assistenza sanitaria primaria consentirà al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati, in linea con le migliori prassi europee. (Fonte Ministero della Salute) I punti chiave della Riforma prevedono: • Definire un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria in grado di individuare standard strutturali, tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio nazionale, per garantire a cittadini e operatori del Servizio Sanitario Nazionale il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza – LEA. • Facilitare l’individuazione delle priorità di intervento in un’ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche. • Favorire la continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità, che comportano il rischio di non autosufficienza anche attraverso l’integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario. • Disegnare un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ambientale e climatico. • Allinearsi agli standard qualitativi di cura dei migliori Paesi europei. I punti chiave della Riforma del Ministro Speranza sono La Riforma dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale è regolata dal decreto interministeriale di natura regolamentare del 23 maggio 2022, pubblicato nella GURI Serie Generale n. 144 del 22 giugno 2022, che ridisegna funzioni e standard del Distretto. Ecco principali contenuti e standard: • Casa della Comunità - Aperte fino a 24h su 24 e 7 giorni su 7, oltre 1.350 Case della Comunità finanziate con le risorse del PNRR, diffuse in tutto il territorio nazionale, sono il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione • Centrale operativa 116117 - La Centrale operativa 116117 (Numero Europeo Armonizzato – NEA per le cure mediche non urgenti) è il servizio telefonico gratuito a disposizione di tutta la popolazione, 24 ore al giorno tutti i giorni, da contattare per ogni esigenza sanitaria e sociosanitaria a bassa intensità assistenziale • Centrale Operativa Territoriale- COT - Svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza • Infermiere di Famiglia e Comunità - È la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica, ai diversi livelli di complessità, in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera. Non solo si occupa delle cure assistenziali verso i pazienti, ma interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali • Unità di continuità assistenziale - È un’équipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della presa in carico di individui, o di comunità, che versano in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e che comportano una comprovata difficoltà operativa • Assistenza domiciliare - La casa come primo luogo di cura. Le Cure domiciliari sono un servizio del Distretto per l’erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza. Trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc. Sono prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana • Ospedale di comunità - È una struttura sanitaria di ricovero dell’Assistenza Territoriale con 20 posti letto che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio • Rete delle cure Palliative - È costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l’attività di consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice. Le cure palliative sono rivolte a malati di qualunque età e non sono prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse traiettorie della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale • Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie - Il Consultorio Familiare e l’attività rivolta ai minori, alle coppie e alle famiglie garantiscono prestazioni, anche di tipo domiciliare, mediche specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, ostetriche, psicologiche, psicoterapeutiche, infermieristiche, riabilitative e preventive, nell’ambito dell’assistenza territoriale, alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle Case della Comunità, privilegiando soluzioni che ne tutelino la riservatezza • Telemedicina - Viene utilizzata dal professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti o servizi di consulenza e supporto ad altri professionisti sanitari. Inclusa in una rete di cure coordinate, la Telemedicina consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione. I fondi a disposizione provenienti dal PNRR sono 7 Miliardi da utilizzarsi per la creazione di ambulatori territoriali con medici di famiglia, specialisti ed infermieri e per dar vita ad Ospedali di Comunità con 20 posti letto da impiegarsi per quei pazienti che non necessitano più di un’assistenza sanitaria plurispecialistica ma che nel contempo non sono in condizioni sanitarie ed ambientali di fare immediato ritorno a casa. Dunque una riforma per la creazione di strutture sanitarie che rischiano però in molti casi di rimanere deserte per assenza del personale sanitario che le dovrebbe utilizzare. Come fare quindi ad assumere medici, infermieri, ad acquistare apparecchiature mediche, a fare corsi di formazione, ad incrementare il numero della borse di studio per laureare ed abilitare più medici? I 37 Miliardi provenienti dal Mes potrebbero, se il nostro Paese li richiedesse, essere utilizzati per questo. Dunque il punto centrale della Riforma è la figura del medico di famiglia che dovrebbe svolgere un lavoro in equipe con altri colleghi “associati” negli stessi locali , affiancato da infermieri , segretaria per la parte amministrativa e con il supporto anche di materiale diagnostico di base quale ad esempio un punto prelievi di sangue, ecografo, elettrocardiografo ( una volta fatti corsi abilitanti all’uso). Poi un punto vaccinale, si spera attrezzato con materiale sterile e carrello di primo soccorso in caso di reazioni indesiderate e via così. La disorganizzazione vista in periodo di Covid prima e senda ondata è stata drammatica , assenza di mascherine, di guanti, di farmaci per l’urgenza, di disinfettanti, cotone ( tutto ovviamente presente ma a spese del medico di base) .Il rapporto ottimale medico/pazienti dovrebbe essere di 1 medico ogni 1.000 assistiti mentre noi oggi osserviamo un innalzamento del tetto massimo dei pazienti sino a 1.800 con possibilità di arrivare anche a 2.000. E’ chiaro che l’attuale contratto per la medicina generale non può più essere accettato con carichi di lavoro simili, che se rispettati vanno ben al di là di 1 ora di ambulatorio al giorno ogni 500 assistiti, 2 ore sino a 1.000 e 3 ore al giorno arrivati a 1.500. Gioverà ricordare che il Medico di Famiglia è un Libero Professionista, non dipendente dal SSN ma pagato dallo stato a fronte di un compenso medio di 3,44 euro al mese per assistito, a cui si aggiunge un po’ di attività libero professionale come i certificati di attività sportiva non agonistica, per la patente e quelli di invalidità civile. Inoltre vi è un compenso per le riunioni di equipe medica territoriale, che si deve svolgere mensilmente. Primo punto dolente mancano medici di famiglia e mancano infermieri. Attualmente i medici a disposizione in Italia sul territorio sono circa 80.000 di cui 42.000 medici di base, 20.000 specialisti ambulatoriali, 7.400 pediatri di libera scelta e 10.000 medici dell’ex guardia medica oggi “della continuità assistenziale” che tra l’altro da pochi giorni devono coprire la reperibilità anche del sabato mattina. Si è molto parlato in queste settimane del sovraffollamento dei Pronto Soccorso a causa dell’esplosione dell’Influenza stagionale e la ripresa dei contagi da Covid, L’idea che queste strutture “intermedie” possano fare un migliore filtro è corretta , ma gli Ospedali devono anche tornare ad assumere medici ed infermieri e personale sanitario in genere ( tecnici radiologi, fisioterapisti..) al posto dei tanti professionisti che se ne sono andati o verso strutture private, che pagano meglio o verso il pensionamento. Nei Pronto congestionati si rischiano errori diagnostici o condizioni di accoglienza inumane ed è chiaro che i Dipartimenti di emergenza devono essere ampliati sia come strutture che come personale. Oggi sono e saranno il punto critico della Sanità. Se dunque la Sanità pubblica dovrebbe urgentemente ripensarsi e potenziarsi per garantire un’efficienza della Sanità Pubblica che spesso ci è stata invidiata ma che oggi rischia di andare in crisi nonostante l’alto livello di professionalità del personale sanitario. Il privato accreditato e convenzionato si inserisce in questo tema offrendo interventi e diagnostica anche complessa in alternativa al pubblico. E’ questa una strada da seguire con attenzione studiando modi efficienti di collaborazione ed integrazione che possano coinvolgere i privati a garanzia di un servizio che abbatta le inaccettabili liste di attesa per accertamenti ed interventi.

Nerio Nesi è deceduto oggi all'età di 98 anni

E' con vivo dolore che apprendo della scomparsa dell'amico ed ex assistito ( sono stato il suo medico di famiglia per oltre 10 anni,...