sabato 23 gennaio 2010

Come ridurre l'Inquinamento ambientale? di Ennio Cadum


Anche quest’inverno, come in tutti gli inverni (anche se quest’anno con notevole ritardo rispetto al passato), si torna a parlare dell’inquinamento atmosferico urbano e delle misure contenitive di tutela della salute da predisporre nelle città italiane in generale e in quelle più inquinate (Torino è tra queste) in particolare.
Quest’anno tuttavia, in controtendenza rispetto al passato, assistiamo, con la scusa della crisi economica, ad un arresto o addirittura all’inversione di marcia sulle misure di riduzione della circolazione, responsabili per il 70% delle emissioni e per il 90% degli effetti sulla salute umana conosciuti nell’area torinese.
Sono infatti le emissioni di polveri derivanti da processi di combustione (motori, caldaie a gasolio, bruciatori industriali) quelle che determinano i maggiori effetti sulla salute umana.
Dando per scontato, con rassegnazione, che l’unico mezzo di trasporto utilizzato sia alla fine quello privato, molti amministratori pubblici, anche dell’area torinese, tralasciando il tema delle ricadute sanitarie, si preoccupano di lasciare libera circolazione anche ai mezzi più vecchi ed inquinanti, per tutelare le fasce meno abbienti che non possono permettersi di sostituire la vecchia auto Diesel Euro 0-1-2, considerate le più inquinanti in assoluto.
Sembra che tutti vogliano dimenticare o non credere a quello che si sa sugli effetti dell’inquinamento atmosferico che, essendo qualcosa di invisibile, non preoccupa più di tanto.In passato si è sentito anche dire che sui certificati di morte non è mai riportata come causa l’inquinamento e che la prova certa che qualcuno sia deceduto per questo motivo non sia possibile fornirla.
Devo dire che anche il fumo di sigaretta come causa non è riportato sui certificati, anche se la responsabilità in un gran numero di patologie (tumore del polmone, della vescica, del pancreas, del rene, infarto del miocardio, ipertensione, ictus, bronchite ecc) è appurata. Anche qui non è possibile fornire la prova certa che qualcuno sia deceduto per questo motivo, ma tutti gli studi di popolazione effettuati ne confermano inequivocabilmente la correlazione.

A parte questa piccola precisazione, le strategie più efficaci per affrontare il problema dell’inquinamento urbano non sono ancora individuate con certezza.
Dalla disamina delle posizioni espresse dalle giunte comunali del torinese si deduce comunque che
- Le conseguenze non sono conosciute, nonostante la massa di documenti scientifici, comprovati dall’OMS, che sostengono il problema e nonostante le esperienze dirette di moltissime persone residenti in città, soprattutto bambini, che si ritrovano catarro e bronchite senza capire perché
- la salute non è il primo bene cui pensare. Il proverbio “la salute viene prima di tutto”, cui pensano tutti i giorni coloro che un problema di salute, anche grave, l’hanno già, non è condiviso da molte amministrazioni comunali e sostituito dal motto “i soldi vengono prima di tutto”, con il corollario “non possiamo creare disagi economici alle persone anche se questo provoca danni ad altri”
- il trasporto pubblico non è mai considerato una possibile soluzione valida. Incentivare il trasporto pubblico, utilizzare veicoli meno inquinanti (a gas metano, elettrici), riorganizzare meglio la rete esistente non è nelle priorità. E così abbiamo, ad esempio, sul polo universitario di Grugliasco, frequentato da alcune migliaia di studenti, 2 sole linee di bus che passano ogni 30’, costringendo tutti gli studenti ad utilizzare l’auto e le amministrazioni alla costruzione di vaste aree a parcheggio . Perché?
- Una valutazione seria degli effetti delle varie politiche per contrastare l’inquinamento non è considerata né viene richiesta. Eppure vi è la possibilità di valutare se sia maggiormente efficace il blocco permanente degli Euro 0-1-2 diesel o la chiusura di una area centrale più vasta o 15 domeniche a piedi. Sorge il sospetto che prevalgano valutazioni legate alle richieste di lobby economicamente forti (commercianti, trasportatori, industriali)
È necessario un approccio serio, utilizzando dati e proposte scientificamente validate, ed è tutto da costruire, insieme ad una riorganizzazione della politica dei trasporti efficiente e paragonabile a quella di altre città europee.

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