Anche dall’Istat arriva un quadro economico preoccupante.
Ha detto Struss-Kahn, direttore del Fondo Monetario Internazionale, che non si può parlare di ripresa economica senza risultati nell’occupazione. Applicando questi criteri in Italia la ripresa non c’è.
L’Italia ha ormai 2 milioni di disoccupati, pari all’8,5 %, a cui vanno aggiunti almeno 600.000 cassaintegrati che non sanno se alla fine del periodo avranno ancora un lavoro. Per di più la produzione attualmente avviene senza di loro. Quindi il loro riassorbimento dipenderà dalla forza della ripresa economica, se il ritmo resta questo saranno dolori.
A questi vanno aggiunti gli “scoraggiati”, quelli che il lavoro nemmeno lo cercano perché sanno che tanto non lo troverebbero.
Siamo dunque oltre il 10 % di disoccupati all’interno della triste media europea. Come aveva già detto mesi fa la Banca d’Italia, che subì per questo un feroce attacco dal Governo per avere osato contraddire il suo ottimismo infondato. L’Italia che va meglio degli altri paesi europei si conferma semplicemente una balla.
Anche il balletto delle cifre che il Governo utilizza per ingigantire la ripresa economica dell’Italia si basa su differenze dello zero virgola, cioè quasi nulla. Una parte delle imprese parla di ripresa, ma purtroppo nei loro conti l’occupazione non conta.
Per di più nelle iniziative del Governo non ci sono le novità che andrebbero introdotte nel sistema economico, perché è chiaro che nessun paese può pensare di tornare alla situazione di prima. La qualità è la vera sfida del futuro e su questo purtroppo il nostro paese è messo piuttosto male.
Basta pensare all’energia dove una lobby affaristica guidata da Enel e i francesi d’intesa con il Governo sta brigando per tornare al nucleare con costi enormi, con effetti occupazionali ridicoli e pericoli per l’ambiente e la salute delle persone. Invece l’attenzione dovrebbe essere tutta sul risparmio energetico e le energie da fonti rinnovabili che costano molto meno, danno occupazione 15/20 volte di più del nucleare e non comportano rischi per persone e territorio.
Negli altri paesi ci sono iniziative per costruire risposte alla crisi, in Italia no. Il Ministro dell’Economia Tremonti è oggi un tetragono difensore dei conti pubblici secondo i moduli dettati dalla BCE, Colbert è ormai solo una lontana infatuazione giovanile. La conseguenza è che gli investimenti pubblici vengono sacrificati per primi e l’economia resta ferma. Ogni tanto dal Governo vengono sparate cifre per miliardi di investimenti che però non vengono fatti e sono sempre gli stessi quattrini che vengono spostati da una riunione all’altra.
L’Italia uscirà da questa crisi in condizioni pessime, più piccola, più ingiusta, più lontana dagli standard che dovrebbe avere avere un paese avanzato.
Per questo prima l’Italia si libererà di un Governo che si occupa seriamente solo di evitare i processi a Berlusconi meglio sarà. Questo dovrebbe ricordarlo anche l’opposizione. Urge un’alternativa politica. Le incertezze sul voto anticipato e su altri passaggi possibili della crisi della destra sono preoccupanti. Naturalmente nessuno può negare che una nuova legge elettorale sia assolutamente necessaria, ma ottenerla prima del possibile voto anticipato non può essere ragione di paralisi. Ottenere una nuova legge elettorale è meglio, ma se non ci si riesce (ed è probabile visto che sia Berlusconi che Bossi non hanno alcun interesse a cambiarla) occorre comunque dare la priorità all’obiettivo di liberare il nostro paese da un Governo che fa danni proprio non facendo e lasciando marcire la situazione economica e occupazionale.
Torino e la sua Area Metropolitana.Una città Europea, in salute, sicura, facile da vivere, che sappia offrire opportunità di lavoro a tutt@Una città della cultura, ecologica, pensata anche per i tempi degli anziani e delle persone in difficoltà.Città della ricerca, dello sport,con trasporti pubblici finalmente efficienti, servizi sanitari efficaci.Che valorizzi le periferie,laboratorio dell'innovazione green, capitale del cibo di qualità e sicuro e delle energie rinnovabili.
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