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venerdì 6 gennaio 2023
Riorganizzare l’assistenza territoriale Giorgio Diaferia Medico e Giornalista
La Riforma dell’assistenza territoriale definisce un nuovo modello organizzativo del Servizio Sanitario Nazionale che mira a una sanità più vicina alle persone e al superamento delle disuguaglianze. Il nuovo assetto istituzionale e organizzativo dell’assistenza sanitaria primaria consentirà al Paese di conseguire standard qualitativi di cura adeguati, in linea con le migliori prassi europee. (Fonte Ministero della Salute) I punti chiave della Riforma prevedono:
• Definire un nuovo modello organizzativo per la rete di assistenza primaria in grado di individuare standard strutturali, tecnologici e organizzativi uniformi su tutto il territorio nazionale, per garantire a cittadini e operatori del Servizio Sanitario Nazionale il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza – LEA.
• Facilitare l’individuazione delle priorità di intervento in un’ottica di prossimità e di integrazione tra le reti assistenziali territoriali, ospedaliere e specialistiche.
• Favorire la continuità delle cure per coloro che vivono in condizioni di cronicità, fragilità o disabilità, che comportano il rischio di non autosufficienza anche attraverso l’integrazione tra il servizio sociale e quello sanitario.
• Disegnare un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario ambientale e climatico.
• Allinearsi agli standard qualitativi di cura dei migliori Paesi europei.
I punti chiave della Riforma del Ministro Speranza sono
La Riforma dell’organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale è regolata dal decreto interministeriale di natura regolamentare del 23 maggio 2022, pubblicato nella GURI Serie Generale n. 144 del 22 giugno 2022, che ridisegna funzioni e standard del Distretto. Ecco principali contenuti e standard:
• Casa della Comunità - Aperte fino a 24h su 24 e 7 giorni su 7, oltre 1.350 Case della Comunità finanziate con le risorse del PNRR, diffuse in tutto il territorio nazionale, sono il luogo fisico e di facile individuazione al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria. Rappresentano il modello organizzativo dell’assistenza di prossimità per la popolazione
• Centrale operativa 116117 - La Centrale operativa 116117 (Numero Europeo Armonizzato – NEA per le cure mediche non urgenti) è il servizio telefonico gratuito a disposizione di tutta la popolazione, 24 ore al giorno tutti i giorni, da contattare per ogni esigenza sanitaria e sociosanitaria a bassa intensità assistenziale
• Centrale Operativa Territoriale- COT - Svolge una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali: attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere e dialoga con la rete dell’emergenza-urgenza
• Infermiere di Famiglia e Comunità - È la figura professionale di riferimento che assicura l’assistenza infermieristica, ai diversi livelli di complessità, in collaborazione con tutti i professionisti presenti nella comunità in cui opera. Non solo si occupa delle cure assistenziali verso i pazienti, ma interagisce con tutti gli attori e le risorse presenti nella comunità per rispondere a nuovi bisogni attuali o potenziali
• Unità di continuità assistenziale - È un’équipe mobile distrettuale per la gestione e il supporto della presa in carico di individui, o di comunità, che versano in condizioni clinico-assistenziali di particolare complessità e che comportano una comprovata difficoltà operativa
• Assistenza domiciliare - La casa come primo luogo di cura. Le Cure domiciliari sono un servizio del Distretto per l’erogazione al domicilio di interventi caratterizzati da un livello di intensità e complessità assistenziale variabile nell’ambito di specifici percorsi di cura e di un piano personalizzato di assistenza. Trattamenti medici, infermieristici, riabilitativi, diagnostici, ecc. Sono prestati da personale sanitario e sociosanitario qualificato per la cura e l’assistenza alle persone non autosufficienti e in condizioni di fragilità, per stabilizzare il quadro clinico, limitare il declino funzionale e migliorare la qualità della vita quotidiana
• Ospedale di comunità - È una struttura sanitaria di ricovero dell’Assistenza Territoriale con 20 posti letto che svolge una funzione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per evitare ricoveri ospedalieri impropri o di favorire dimissioni protette in luoghi più idonei al prevalere di fabbisogni sociosanitari, di stabilizzazione clinica, di recupero funzionale e dell’autonomia e più prossimi al domicilio
• Rete delle cure Palliative - È costituita da servizi e strutture in grado di garantire la presa in carico globale dell’assistito e del suo nucleo familiare, in ambito ospedaliero, con l’attività di consulenza nelle U.O., ambulatoriale, domiciliare e in hospice. Le cure palliative sono rivolte a malati di qualunque età e non sono prerogativa della fase terminale della malattia. Possono infatti affiancarsi alle cure attive fin dalle fasi precoci della malattia cronico-degenerativa, controllare i sintomi durante le diverse traiettorie della malattia, prevenendo o attenuando gli effetti del declino funzionale
• Servizi per la salute dei minori, delle donne, delle coppie e delle famiglie - Il Consultorio Familiare e l’attività rivolta ai minori, alle coppie e alle famiglie garantiscono prestazioni, anche di tipo domiciliare, mediche specialistiche, diagnostiche, terapeutiche, ostetriche, psicologiche, psicoterapeutiche, infermieristiche, riabilitative e preventive, nell’ambito dell’assistenza territoriale, alle donne, ai minori, alle coppie e alle famiglie. L’attività consultoriale può svolgersi all’interno delle Case della Comunità, privilegiando soluzioni che ne tutelino la riservatezza
• Telemedicina - Viene utilizzata dal professionista sanitario per fornire prestazioni sanitarie agli assistiti o servizi di consulenza e supporto ad altri professionisti sanitari. Inclusa in una rete di cure coordinate, la Telemedicina consente l’erogazione di servizi e prestazioni sanitarie a distanza attraverso l’uso di dispositivi digitali, internet, software e delle reti di telecomunicazione.
I fondi a disposizione provenienti dal PNRR sono 7 Miliardi da utilizzarsi per la creazione di ambulatori territoriali con medici di famiglia, specialisti ed infermieri e per dar vita ad Ospedali di Comunità con 20 posti letto da impiegarsi per quei pazienti che non necessitano più di un’assistenza sanitaria plurispecialistica ma che nel contempo non sono in condizioni sanitarie ed ambientali di fare immediato ritorno a casa. Dunque una riforma per la creazione di strutture sanitarie che rischiano però in molti casi di rimanere deserte per assenza del personale sanitario che le dovrebbe utilizzare. Come fare quindi ad assumere medici, infermieri, ad acquistare apparecchiature mediche, a fare corsi di formazione, ad incrementare il numero della borse di studio per laureare ed abilitare più medici? I 37 Miliardi provenienti dal Mes potrebbero, se il nostro Paese li richiedesse, essere utilizzati per questo.
Dunque il punto centrale della Riforma è la figura del medico di famiglia che dovrebbe svolgere un lavoro in equipe con altri colleghi “associati” negli stessi locali , affiancato da infermieri , segretaria per la parte amministrativa e con il supporto anche di materiale diagnostico di base quale ad esempio un punto prelievi di sangue, ecografo, elettrocardiografo ( una volta fatti corsi abilitanti all’uso). Poi un punto vaccinale, si spera attrezzato con materiale sterile e carrello di primo soccorso in caso di reazioni indesiderate e via così. La disorganizzazione vista in periodo di Covid prima e senda ondata è stata drammatica , assenza di mascherine, di guanti, di farmaci per l’urgenza, di disinfettanti, cotone ( tutto ovviamente presente ma a spese del medico di base) .Il rapporto ottimale medico/pazienti dovrebbe essere di 1 medico ogni 1.000 assistiti mentre noi oggi osserviamo un innalzamento del tetto massimo dei pazienti sino a 1.800 con possibilità di arrivare anche a 2.000. E’ chiaro che l’attuale contratto per la medicina generale non può più essere accettato con carichi di lavoro simili, che se rispettati vanno ben al di là di 1 ora di ambulatorio al giorno ogni 500 assistiti, 2 ore sino a 1.000 e 3 ore al giorno arrivati a 1.500. Gioverà ricordare che il Medico di Famiglia è un Libero Professionista, non dipendente dal SSN ma pagato dallo stato a fronte di un compenso medio di 3,44 euro al mese per assistito, a cui si aggiunge un po’ di attività libero professionale come i certificati di attività sportiva non agonistica, per la patente e quelli di invalidità civile. Inoltre vi è un compenso per le riunioni di equipe medica territoriale, che si deve svolgere mensilmente.
Primo punto dolente mancano medici di famiglia e mancano infermieri. Attualmente i medici a disposizione in Italia sul territorio sono circa 80.000 di cui 42.000 medici di base, 20.000 specialisti ambulatoriali, 7.400 pediatri di libera scelta e 10.000 medici dell’ex guardia medica oggi “della continuità assistenziale” che tra l’altro da pochi giorni devono coprire la reperibilità anche del sabato mattina.
Si è molto parlato in queste settimane del sovraffollamento dei Pronto Soccorso a causa dell’esplosione dell’Influenza stagionale e la ripresa dei contagi da Covid, L’idea che queste strutture “intermedie” possano fare un migliore filtro è corretta , ma gli Ospedali devono anche tornare ad assumere medici ed infermieri e personale sanitario in genere ( tecnici radiologi, fisioterapisti..) al posto dei tanti professionisti che se ne sono andati o verso strutture private, che pagano meglio o verso il pensionamento. Nei Pronto congestionati si rischiano errori diagnostici o condizioni di accoglienza inumane ed è chiaro che i Dipartimenti di emergenza devono essere ampliati sia come strutture che come personale. Oggi sono e saranno il punto critico della Sanità. Se dunque la Sanità pubblica dovrebbe urgentemente ripensarsi e potenziarsi per garantire un’efficienza della Sanità Pubblica che spesso ci è stata invidiata ma che oggi rischia di andare in crisi nonostante l’alto livello di professionalità del personale sanitario.
Il privato accreditato e convenzionato si inserisce in questo tema offrendo interventi e diagnostica anche complessa in alternativa al pubblico. E’ questa una strada da seguire con attenzione studiando modi efficienti di collaborazione ed integrazione che possano coinvolgere i privati a garanzia di un servizio che abbatta le inaccettabili liste di attesa per accertamenti ed interventi.
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