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domenica 14 maggio 2023
C’è sempre una prima volta di Marzio Panichi
La notizia della prima aggressione mortale di un orso nei confronti dell’uomo ha suscitato un gran clamore mediatico. Si sono espressi non solo i giornalisti ma anche politici, amministratori, governanti, giudici, militari, tecnici del settore, animalisti e cosi via con biologi, psicologi, filosofi, ambientalisti, veterinari comportamentalisti unitamente ai pareri dell’opinione pubblica intervistata dai media oltre che dell’Ordine dei Veterinari trentini. Abbiamo visto servizi televisivi a iosa, e letto pagine intere stampate ed a questo punto vorrei provare anch’io da cittadino e da veterinario ad esprimere un’opinione: condivisibile o meno che sia.
Nello stesso giorno del funesto evento avveniva la morte di una donna per un’aggressione canina ma la notizia non ha suscitato altrettanto clamore; è passata come tante altre di cronaca (femminicidi, incidenti sul lavoro, omicidi stradali ecc.) senza suscitare scalpore nell’opinione pubblica. Come mai nessuno si è preoccupato di sapere se la donna uccisa dovesse essere vendicata con una condanna a morte del cane assassino? Forse che il lutto dei parenti della donna non è stato altrettanto doloroso? Eppure le aggressioni canine verso anziani ed anche bambini con esiti mortali sono state nel tempo reiterate. Le cronache dei giornali e delle televisioni ne hanno dato notizia ma non si sono levati scudi contro le razze di cani ad indole aggressiva come taluni molossoidi. Se qualche giornalista si prendesse la briga di numerare i casi di morte provocate dai cani morsicatori ne verrebbe fuori un dato molto preoccupante ma tutto è passato nel dimenticatoio senza che i legislatori provvedessero ad adottare provvedimenti di estinzione forzata di determinate razze così come è avvenuto in altri Paesi europei (sterilizzazione obbligatoria).
L’orsa Jj4 è stata prima condannata a morte e poi assolta con un provvedimento più morbido perché animalisti ed ambientalisti si sono ribellati con ragione. Dopo il suo internamento in un carcere animali staremo a vedere quel che succederà ma nel contempo mi si è suscitata qualche considerazione a favore degli orsi quando qualcuno dei residenti (forse il Sindaco del paese) ha dichiarato che la disgrazia era “annunciata” per fatti pregressi che già si erano verificati nel territorio. Allora mi viene di pensare che il tristissimo evento era malauguratamente prevedibile e che la buona prudenza di apporre cartelli di “Attenzione Orsi” non abbia funzionato così come l’informazione ai residenti di quelle zone i quali comunque sapevano della presenza di orsi nel loro territorio. Alla luce di ciò mi viene ancora di pensare anche che i “runner” della zona prima di avventurarsi nei boschi dovrebbero dotarsi non solo di campanellini o altri strumenti di avviso rumorosi (radioline al seguito) ma anche di torce fumogene a strappo come quelle che vengono usate negli stadi di calcio. Probabilmente tali accorgimenti avrebbero potuto scongiurare il drammatico incontro fra l’uomo e l’orsa. Io non ho più l’età per correre nei boschi ma se fossi stato un residente della zona che va nei boschi a correre o a cercare funghi mi sarei dotato come minimo di qualche dissuasore per i brutti incontri tipo uno spray al peperoncino che è facilmente reperibile. Non è da sottovalutare che l’orsa era accompagnata dai suoi tre cuccioli di circa due anni che ancora erano sotto la sua tutela e che di conseguenza la sua aggressività fosse da collocare fra quelle “per maternità” così come avviene per le puerpere canine che hanno prole da allattare o gestire. Imprudenza del runner? Forse si. Un vecchio proverbio recita che “uomo avvisato mezzo salvato”. I cartelli pare che ci fossero e comunque la “vox populi” locale avvertiva del rischio.
L’Ordine dei veterinari ricorda che l'orso è una specie protetta tutelata con legge dello Stato e che “alcune associazioni private si sono offerte di pagare l'eventuale costo di trasporto in altri spazi, anche al di fuori del territorio nazionale, senza alcun aggravio di spese pubbliche”. Per questo l’Ordine sollecita “i colleghi professionisti veterinari addetti a vario titolo, e iscritti presso l'Ordine della provincia di Trento, di non assumere alcuna iniziativa che possa provocare la morte del soggetto per eutanasia, se non in precedenza concordata con il presente Ordine”. Io sono iscritto ad un altro Ordine ma condivido appieno.
Questo animale viene visto nella mitologia come un vero e proprio “totem” che incarna qualità positive come coraggio, forza e grande volontà. Ma può diventare anche un simbolo di negatività quando è associato alla ferocia, all’appetito smodato, alla malvagità. Tra i Nativi Americani, l’orso indicava una forza sovrannaturale che agiva nel mondo terreno ed era spesso raffigurato nei loro totem e nelle rappresentazioni di guerra. Ancor oggi anche l’arte moderna ripropone l’orso in stazione eretta come totem simbolico di forza e potenza che trasmette però emozioni di rispetto, ammirazione e paura nel contempo. Esempio ne sia l’opera di “Bigio” Beltrami (Facebook),artista, scultore e zoofilo che nel 2015 ha realizzato con ferro e vetro (cuore, occhi ed orecchie) un totem da giardino alto 3 metri. La posizione eretta è simbolo di potenziale aggressività e di forza. Avergli inserito un blocco di vetro rosso come cuore vuole simboleggiare coraggio e nobiltà d’animo ma le braccia aperte e le fauci dischiuse sembrano esprimere un messaggio di avvertimento. Pare dirci “lasciatemi stare o saremo nemici”.
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