giovedì 19 novembre 2009

A proposito di Basse di Stura di Bernardo Ruggeri


Le contestazioni al Sindaco Chiamparino dell’altra sera su Basse di Stura arrivano da lontano. Esse segnano il fallimento della politica dei rifiuti del centro sinistra in questi ultimi venti anni; quindi se la classe politica è inadeguata lo è tutta, nessuno se ne tiri fuori. Il prolungamento della durata della discarica di Basse di Stura è uno sport su cui si sono cimentati in molti: a cominciare dal Commissario di Governo Dott. Malpica, installato in Comune durante una “vacanza” degli inquilini democraticamente eletti, in quanto incapaci di dare un Governo alla Città. A ben pensarci, il commissario fece bene: come avrebbe potuto decidere di impegnarsi sulle raccolte differenziate o nella costruzione di un inceneritore? Lui, che appunto, non era stato democraticamente eletto dai cittadini? Tutti gli altri che si sono succeduti avrebbero potuto farlo. Avevano la legittimazione, i mezzi ed il tempo dallo loro parte; compreso il Sindaco Chiamparino che ha avuto quasi 10 anni a disposizione! E come sono andate le cose? Mentre si continuavano a fissare di volta in volta date “inderogabili” di chiusura di Basse di Stura, contemporaneamente non veniva fatto nulla per rendere la decisione praticabile. Nel 1994, dopo la fissazione dell’ennesima data (2001), il sottoscritto ed il Prof. Del Tin, su sollecitazione del Sindaco Castellani, costituimmo una società GEA (50% AMIAT e 50% AEM (ora IRIDE)) con il compito di costruire l’inceneritore per la città di Torino. Un inceneritore particolare, del tipo “fornelli da cucina”, per intenderci, in maniera tale che durante la sua vita utile (20/25 anni) potesse essere parzialmente spento, per permettere alle raccolte differenziate, ma maggiormente, alle imprese di riciclaggio di poter decollare. La società lavorò e individuò, con largo anticipo, il sito del Gerbido in grado di recepire l’impianto, lo spostamento di attività industriali che gravavano sull’area, le bonifiche ecc. Un bel pacchetto per la politica di “cose concrete” di cui occuparsi, al fine di dare delle risposte all’oggi, ma che guardassero essenzialmente al domani. Ebbene poco dopo, la Politica comunale mandò tutto all’aria: si era scherzato! E tutto tornò nel solito tran tran politico. Dimenticavo, i maggiori oppositori all’interno del Governo comunale rappresentavano il partito dei Verdi; oggi alcuni protagonisti di allora, pare abbiano affinità con il partito di Casini che è orientato a costruire un numero imprecisato di centrali nucleari nel nostro Paese (misteri!!). Cosa dire della Provincia di quegli anni? Rifiutò di tutto e di più: “non si accenderà neanche un cerino”, in serie: l’inceneritore per i rifiuti urbani, quello per gli ospedalieri e un impianto mobile a torcia a plasma, per lo smaltimento dell’amianto (rispedendo al mittente Ministero dell’Ambiente, ben 5 miliardi di vecchie lire!) che tanto servirebbe oggi, ad evitare che tale materiale possa finire in discariche in quel di Alessandria e costituire un pericolo per generazioni e generazioni future. Nel frattempo le aziende e consorzi che si occupano di rifiuti nella nostra provincia, crescevano raggiungendo il numero di 11; con 11 presidenti, 11 consigli di amministrazione, 11 segretarie ecc. ,“l’un l’altro armati”, con uno spreco di risorse ingentissimo. Un mio vecchio amico amava dire che in politica ci sono sempre più “c…” che sedie. La costruzione dell’ inceneritore vede sul suo cammino ben 31 ricorsi, di vario ordine e grado; e….un’altra serie di questioni di dettaglio, che possono portare al calore rosso la questione rifiuti nella nostra città in un futuro non lontano.
Come se ne esce? Sarebbe troppo facile dire di mandare a casa chi ci ha messo in questa situazione: il problema rimane. Scontato che questa volta Basse di Stura vada chiusa allo smaltimento dei rifiuti di qualsiasi tipo e che vangano iniziate le opere di messa in sicurezza e controllo, in quanto la discarica vivrà per i prossimi 30 (minimo) anni, è doveroso pretendere che le risorse che noi cittadini saremo chiamati a sborsare per pagare lo smaltimento dei rifiuti che fino ad oggi non abbiamo pagato, vangano investite per potenziare le raccolte differenziate in maniera da rendere effettivamente residuale lo smaltimento. E l’inceneritore? Ormai nei paesi cosiddetti avanzati, i rifiuti residuali, vengono “smaltiti” con tecnologie a bassa temperatura ad evitare la formazione di diossine ed altre sostanze nocive per la salute umana, ottenendo combustibili per auto trazione, con impianti di piccola taglia ben inseribili in contesti urbani. Non sembra insensato chiedere che i debiti che si stanno contraendo a nome degli attuali e quelli di un paio di generazioni future di cittadini torinesi per l’inceneritore, vangano dirottati su piccoli impianti, magari uno per ogni futura “municipalità” e forse riusciremo anche a risparmiare. Insomma l’inceneritore è un po’ come il telefono fisso: è stato soppiantato da quello mobile, meno impattante sull’ambiente, meno costoso e più confacente alle esigenze dei singoli utenti.
Bernardo Ruggeri
In AMIAT dal 1985 al 2000
Presidente dal 1995 al 2000

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