A un anno dalle elezioni politiche che hanno visto il successo della coalizione CDU/CSU (democristiani) - FDP ( liberali conservatori ) ed il crollo dell’ SPD (socialdemocratici) è sempre più precario il governo nero-giallo tedesco dilaniato da aspri conflitti interni. I Liberali hanno spinto davvero per una sterzata liberista, proponendo tagli alle tasse nel bel mezzo della crisi e una riforma che toccherebbe il sistema sanitario, bloccati dalla resistenza della CDU e dalla ostilità di più dell’80% degli elettori.
La coalizione ha mostrato una scarsa coesione interna, con continue liti tra i vari esponenti del governo scontentando un po’ tutti: gli elettori moderati, attirati dalla Merkel centrista della precedente grosse-koalition; ma anche quelli pro-business, delusi dall’incapacità del liberale Guido Westerwelle di portare a casa le cosiddette riforme.
Il risultato è una popolarità bassissima per l’esecutivo (36%), con il leader della FDP che non fa che far parlare di sè con uscite provocatorie e roboanti, che molti associano allo stile Berlusconi, fuori dagli schemi della politica tedesca, ancora legata ad uno stile compassato; atteggiamento che, a differenza dell’ Italia, lo ha relegato agli ultimi posti della graduatoria ed al tracollo del suo partito nei sondaggi. Certo alle elezioni mancano ancora tre anni, e tutto può cambiare molto velocemente.
Anche l’Afghanistan crea problemi. La Germania e' oggi il terzo piu' grande contributore di truppe straniere in Afghanistan dopo gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, con circa 4.500 soldati dispiegati nel nord.
Nel settembre 2009 il bombardamento perpetrato dai caccia Usa a Kunduz, dietro l'ordine del comandante tedesco, contro due autocisterne rubate da un gruppo di ribelli provoco' l'indignazione della Germania. Novantuno persone, giunte nei pressi delle autocisterne per tentare di portare via un po' di carburante , persero la vita nel raid. Il ministro della Difesa di allora rassegno' le proprie dimissioni, il comandante delle forze armate venne invitato a lasciare il proprio posto dopo le pressioni del nuovo ministro Karl-Theodor zu Guttenberg, che defini' il raid ''inappropriato militarmente''.
L’indignazione ha portato all' indennizzo di 430 mila dollari offerti dalla Germania alle 86 famiglie delle vittime del raid. ''Ogni famiglia ha ricevuto 5 mila dollari. Questa somma non e' un risarcimento legale ma costituisce un aiuto dal punto di vista umanitario'', ha spiegato il ministero della Difesa in una nota diffusa da Berlino mentre in molti si chiedono che ci stanno a fare i soldati tedeschi nel paese straniero.
Ma l’ultimo terreno di scontro nella maggioranza infuria sul tempo di estensione di vita delle attuali centrali nucleari funzionanti, uno dei punti centrali dell'alleanza di centrodestra imposto dai liberali dopo l'esaurirsi della Grosse Koalition SPD - CDU/CSU che aveva confermato la graduale fuoriuscita della Germania dal nucleare, imposta precedetemente dai Verdi. Al centro della bufera c'è il ministro democristiano all'ambiente Norbert Röttgen che ha proposto una proroga di "soli" 8 anni per le centrali nucleari arrivate ormai a "fine vita" ma contro questa ipotesi si è scagliato il suo gruppo parlamentare dell'Unione Cristiano Democratica, insieme al ministro dell'economia e ai Lander del sud amministrati da ferree maggioranze conservatrici e preda della forte influenza degli industriali del settore, che chiedono che la durata di vita operativa delle vecchie centrali sia estesa, in media, per altri 14 anni.
Lo scontro porta acqua all’opposizione ed in particolare ai Verdi. Mentre il predecessore di Röttgen, l'ex ministro dell'ambiente tedesco Sigmar Gabriel affonda il coltello nella piaga nucleare del governo nero-giallo ribattezzato ironicamente "Ape Maya", la leader dei Grünen tedeschi, Claudia Roth, annuncia un « autunno molto caldo» per la coalizione Ape Maya, se proverà davvero ad estendere la durata di vita delle centrali nucleari per 14 anni: «Se seminano vento atomico, allora raccoglieranno la tempesta di un popolo. Saranno decine di migliaia a scendere nelle strade in segno di protesta e milioni di elettori voteranno contro questa follia nel 2011 alle elezioni nazionali».
Un sondaggio Ard-Deutschlandtrend, riportato anche dallo Spiegel , dà ragione clamorosamente ai Grünen : se si votasse oggi Spd e Verdi avrebbero per la prima volta la maggioranza dal 2002, con il 48% dei voti, e grazie al successo dei Verdi, avrebbero la maggioranza parlamentare senza neanche i voti della Linke.
I socialdemocratici sarebbero ormai al 31% (ben lontani dal minimo storico del 23,5% del settembre 2009), più o meno come la Cdu/Csu della canceliera Angela Merckel in picchiata di consensi, ma soprattutto i Verdi attualmente stabili attorno al 12% ( elezioni europee e federali del 2009) raggiungerebbero addirittura il 17%, proprio grazie all'avversione degli elettori tedeschi al rilancio del nucleare rosicchiando consensi a sinistra, fra i socialdemocreatici e perfino nei moderati e negli astensionisti . I Verdi non vogliono mollare: hanno annunciato che si rivolgeranno alla Corte Costituzionale se il governo tenterà di bypassare il Bundesrat per far passare le nuove norme sulla proroga delle centrali nucleari. Al Bundesrat il centro-destra non ha più la maggioranza e il governo della Merckel non riuscirebbe a passare quelle forche caudine. Inoltre i Grünen hanno fatto i conti in tasca alla bolletta nucleare e hanno scoperto che i consumatori tedeschi nel 2010 pagheranno un miliardo di euro in più. Il vicepresidente dei Verdi al Bundestag, Bärbel Höhn, ha spiegato su Deutschlandfunk che gli aumenti fatti dalle imprese energetiche sono ingiustificati e che i prezzi all' European Energy Exchange di Lipsia sono in relatà addirittura calati del 40% negli ultimi due anni: “ I consumatori e le utenze con consumi più bassi dovrebbero avere bollette inferiori “ e i costi delll'energia rinnovabile non centrano nulla. Ingrid Nestle, portavoce per le questioni energetiche dei Verdi in parlamento, ha detto che giganti energetici come la RWE abusano dell'argomento delle energie rinnovabili per mungere i loro clienti. Il colosso energetico tedesco ha annunciato un aumento delle bollette elettriche del 7,3% per circa due milioni di famiglie indicandone la causa nei costi più elevati in parte legati allo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili. « Ma in realtà - spiega la Nestle - le oscillazioni di prezzo servono solo a rendere più redditizia la produzione di elettricità delle centrali nucleari. L'attenzione sull'energia nucleare sta anche bloccando l'espansione delle energie rinnovabili ».
Fra i pochi commentatori che confrontano la situazione tedesca con quella italiana (Spiegel compreso) emergono tre riflessioni:
La prima è che il sistema proporzionale (che consideriamo il vero sistema della democrazia) con la soglia di sbarramento funziona, nel senso che riflette davvero le modifiche dell’orientamento degli elettori (anche in Germania ci sono almeno una decina di forze minori che però vengono contenute di volta in volta dal quorum).
La seconda è che non ci sono paragoni fra la socialdemocrazia tedesca ed il nostrano PD. Mentre in Germania si discute di sussidi alla disoccupazione, di diverse visioni del sistema sanitario, del modello energetico (nucleare o rinnovabili) e su questo gli elettori di volta in volta scelgono, in Italia si discute dell’appeal di Bersani, dell’orecchino e della vocazione poetica di Vendola, della supposta simpatia di Chiamparino nelle aree più moderate e nessuno si azzarda a spiegare se c’è e quale è la reale differenza programmatica fra i nostri tre e nell’eventuale confronto con il centro-destra di Berlusconi e Bossi. Con la conseguenza che in Germania l’orientamento degli elettori cambia drasticamente mentre in Italia la debacle del governo non sembra avvantaggiare per nulla quello che una volta si chiamava centro-sinistra ma al massimo un nuovo pasticcio centrista basato sul difficile connubio fra Fini, Casini, Rutelli, e qualche pezzetto di poteri forti che gli possano dare credito.
La terza è la costatazione dell’ anomalia italiana, di cui abbiamo più volte indicato le cause nella mancanza di progetti e di leaderchip realmente alternative che producono il successo di formazioni dai contenuti indefiniti o populisti come le formazioni di Di Pietro e di Grillo o dell’ennesimo gruppo neocentrista in formazione e l’assenza invece, in un panorama di permanente frammentazione, di una forza ecologista autonoma, radicale e autorevole.
L’eventuale ultreriore avanzata dei Verdi tedeschi è significativa: dopo la Francia si tratterebbe del secondo più grande paese europeo, insieme ad altri minori, dove gli Ecologisti diventerebbero stabilmente la terza forza politica, un nuovo terzo polo condizionante le politiche declinanti di conservatori e socialdemocratici, indicando un nuovo scenario possibile per l’intera l’Europa.
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