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domenica 20 novembre 2022
Matteo Bassetti parla di allevamenti ed antibiotici e fa subito disinformazione (Fonte FNOVI)
La replica di FNOVI alle esternazioni del Direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova
A cura di Daniela Mulas
Nel corso della puntata di Carta Bianca dello scorso 16 novembre, nella pagina dedicata ai lavori a Sharm el-Sheikh del summit Cop27 sui cambiamenti climatici e sul come si sta cercando di contenere il riscaldamento del pianeta, il Prof Matteo Bassetti, Direttore della clinica di Malattie infettive del Policlinico San Martino di Genova, si è reso protagonista di affermazioni che meritano una smentita.
Quando la conduttrice del programma ha invitato i suoi ospiti a commentare la circostanza che l’emissione globale di CO2 sembrerebbe, per buona parte, prodotta dagli allevamenti intesivi di animali (15% della produzione annuale di gas serra), il Prof. Bassetti ha dichiarato che gli allevamenti di quel tipo “producono batteri resistenti e infezioni. La promiscuità, la mancanza di spazio e l’uso che si fa in quegli ambienti di grosse quantità di antibiotici, inquinano l’ambiente in una maniera diversa”. Ha quindi proseguito commentando che, accanto all’inquinamento atmosferico “l’inquinamento da batteri resistenti è forse ancora peggiore, perché sicuramente l’inquinamento fa male alla salute, ma i batteri resistenti uccidono le persone”. Nel sottolineare quindi la necessità di regole stringenti, ha commentato che mentre in medicina umana si stanno facendo “dei grossi sforzi per usare bene gli antibiotici negli esseri umani … nella veterinaria siamo ancora lontani”.
Con queste esternazioni il Prof. Bassetti ha dimostrato una colpevole impreparazione circa le stringenti regole vigenti nel nostro Paese che sottopongono l’utilizzo dei farmaci, in particolare degli antibiotici, su tutti gli animali, sia destinati alla produzione di alimenti di origine animale, che da affezione e sportivi, alle accurate e costanti verifiche affidate a medici veterinari pubblici e privati.
Il Direttore certamente ignora che i medici veterinari italiani, a seguito dell’emanazione della legge 20 novembre 2017, n. 167 (Legge europea 2017), sono dotati di un sistema informatizzato di tracciabilità dei medicinali veterinari che comprende la Ricetta elettronica veterinaria il cui utilizzo è obbligatorio dal 16 aprile 2019.
I dati di utilizzo del farmaco veterinario e degli antibiotici sono pertanto sottoposti a regolari controlli da parte dei Servizi veterinari delle ASL attraverso il sistema informativo di farmacosorveglianza, messo a disposizione dal Ministero della Salute, e il loro impiego in allevamento può essere monitorato dai medici veterinari aziendali attraverso il registro elettronico dei trattamenti.
Gli stessi dati, inoltre, sono a disposizione sia in forma aggregata che puntuale, del Ministero della Salute. Una capillarità di informazione che non appare ancora disponibile per i farmaci umani.
Il Prof. Bassetti dimostra di non sapere che per i medici veterinari italiani l’utilizzo prudente degli antibiotici è strettamente connesso all’applicazione di elevati standard di benessere in allevamento e di biosicurezza aziendale e che un approccio integrato al fenomeno dell’ABR rappresenta un elemento fondamentale per contrastarne l’insorgenza.
Occorrerà informare l’illustre infettivologo che in medicina veterinaria le regole esistono e sono già state modificate in ragione delle successive leggi e regolamenti intervenuti in materia e che i medici veterinari utilizzano in maniera responsabile e secondo le indicazioni previste dalla normativa vigente, sia gli antibiotici che tutti gli altri farmaci destinati alla cura degli animali sia da affezione che da reddito.
Per concludere una riflessione: l’approccio OneHealth sarà possibile solo nel momento in cui i professionisti dell’area sanitaria saranno pronti a collaborare tra loro con un confronto aperto, leale e alla pari sulle tematiche che impattano sulla salute dell’uomo, così come sulla salute degli animali e sulla salubrità dell’ambiente”.
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