sabato 30 luglio 2022

Cosa succede quando piove di M.Panichi

Finalmente a Torino ieri è piovuto e dopo una lunga siccità e si è verificato puntualmente quel misfatto di ogni autunno quando la piovosità abbonda…i proprietari dei cani nell’ultima passeggiata al buio della notte camminano lungo i muri delle case con i loro cani, al riparo di tetti e balconi, con il risultato che le cacche vengono depositate sui marciapiedi vicino ai muri dei condomini o sulle soglie dei negozi. Naturalmente la notte è complice e le feci rimangono lì in bella mostra di sé per la mattina successiva quando portinai, condomini varcano la soglia del portone ed i negozianti tirano su le saracinesche. Così è capitato a me questa mattina: dopo una notte di pioggia, che per un verso è stata benvenuta per rinfrescarci dalla calura, all’apertura del portone mi sono trovato un bel “regalo” sulla soglia senza sapere chi ringraziare. Certo non ho maledetto il cane che non ha fatto altro che soddisfare i suoi bisogni cosi come gli ha suggerito lo sconsiderato ed ignoto proprietario… ma dopo averlo mandato a quel paese ho fatto nel contempo un’altra considerazione: anche le urinazioni di maschi e femmine quando piove avvengono lungo i muri delle case mentre invece con il bel tempo i maschi schizzano anche sulle auto parcheggiate e le femmine la fanno magari in strada! Alcuni condomini e qualche negozio cerca di preservare gli stipiti ed i propri muri dagli schizzi dei maschi accostandovi bottiglie di plastica piene di acqua, non so bene dire però con quale risultato …credo che siano dei dissuasori poco efficaci ma lanciano un messaggio esplicito ai proprietari…almeno quelli intelligenti… che comunque si giustificano affermando che non ci sono strutture previste dal Comune come “zone igieniche” per cani. Questo è vero, esistono “aree cani” in città ma sono fondamentalmente nate per lo sgambamento dei cani e già il Comune fa fatica a fare la normale manutenzione di sfalcio dell’erba ed altro sul quale ora non voglio soffermarmi. Le “zone igieniche” per cani si potrebbero approntare sul modello di altre città straniere ma anche nazionali come in alcuni centri balneari delle nostre riviere, ma mancano le risorse – temo - per cui ci dobbiamo rassegnare alla fecalizzazione dei marciapiedi, degli arenili dei giardini, dei prati del Valentino e di altri parchi pubblici dove ben spesso vediamo gente stesa sull’erba a prendere il sole! La logica del mio pensiero parte dalla fecalizzazione ed urinizzazione canina della città senza dimenticare però la popolazione felina costituita in “colonie”, talune censite dal Comune e gestite da associazioni animaliste che si preoccupano fondamentalmente di dar loro cibo, acqua e di procedere con le sterilizzazioni. Se poi le “gattare” si occupano anche delle lettiere igieniche e delle profilassi delle malattie allora vuol dire che la colonia è ben gestita. Ma la domanda è quante sono le colonie feline gestite bene in città? Quanti sono i gatti che una volta venivano chiamati “randagi” e che ora invece si definiscono “in libertà”? Quanti sono i gatti di proprietà che conducono una vita semi randagia e che esplorano il territorio di giorno per tornare a casa a sera per la cena e la notte? Voci di corridoio mi riferiscono che molti proprietari di villette non gradiscono la presenza dei gatti dei vicini nei loro giardini e li scoraggiano dal liberarsi di urina e feci con getti d’acqua a pressione od addirittura con la fionda. Mi è capitato anche di vedere dei proiettili di flobert rinvenuti occasionalmente nelle radiografie eseguite per altre ragioni. Ma torniamo al filo conduttore delle deiezioni lasciate sul territorio non solo da cani e gatti ma anche dai volatili: piccioni, storni, gabbiani, corvidi, ed altri selvatici che si sono urbanizzati (gli scoiattoli per esempio) e non dimentichiamo che la città si estende anche alle nostre magnifiche colline con tutte le specie selvatiche che vi trovano rifugio …compresi i cinghiali. Poi pare che sia cospicua la presenza di topi e ratti che di notte scorrazzano anche in Crocetta e sotto i portici a Porta Nuova. Se nessuno di voi ne ha mai visti, io si. A Torino ci sono circa 80 mila cani censiti più i clandestini la domanda è quante tonnellate di deiezioni solide vengono prodotte in un anno e quante non vengono raccolte dai proprietari? Lo stesso dicasi per i gatti e per tutti gli altri animali di cui ho fatto cenno ma io non sono in grado e non ho qualifiche istituzionali per poter rispondere con cognizione di causa. Sono solo un Medico veterinario che non vuole calpestare inavvertitamente le cacche lasciate sui marciapiedi e la mia cultura professionale mi costringe a richiamare l’attenzione sul fatto che attraverso le deiezioni solide e liquide dei carnivori ed il guano prodotto dai volatili può essere fonte di malattie anche per l’uomo. Senza voler creare allarmismo voglio però richiamare l’attenzione sull’importanza dell’igiene urbana e mi astengo volutamente dall’elencare tutte quelle patologie che si possono trasmettere all’uomo, alcune delle quali sono definibili Zoonosi, estremamente pericolose per la sanità pubblica. Generalmente faccio molta attenzione a dove metto i piedi ma confesso che qualche volta mi sono distratto ed ho smoccolato con grande disappunto. Portinaie, negozianti e tutti i cittadini che sono attenti al problema hanno tutta la mia solidarietà. Che fare? Educare e sensibilizzare di più i proprietari di cani ed invitare le istituzioni comunali e sanitarie a prestare maggiore attenzione nel governo delle popolazioni animali sinantrope in caso di esuberi. Alcuni commerciati torinesi pensano che un incremento educativo alla raccolta delle feci canine potrebbe passare anche attraverso la dispensazione gratuita degli attuali sacchettini di plastica sponsorizzati e con la pubblicità di qualche ditta produttrice di alimenti preconfezionati per cani.

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