Torino e la sua Area Metropolitana.Una città Europea, in salute, sicura, facile da vivere, che sappia offrire opportunità di lavoro a tutt@Una città della cultura, ecologica, pensata anche per i tempi degli anziani e delle persone in difficoltà.Città della ricerca, dello sport,con trasporti pubblici finalmente efficienti, servizi sanitari efficaci.Che valorizzi le periferie,laboratorio dell'innovazione green, capitale del cibo di qualità e sicuro e delle energie rinnovabili.
sabato 20 marzo 2021
#La Salute: le varianti del Covid
Continua su Rete7 ogni venerdì sera alle 20.30, con replica la domenica in orario di pranzo, la rubrica di approfondimento medico #LaSalute condotta dal dott. Diaferia, medico e giornalista.
Ospite della seconda puntata il prof. Giovanni Di Perri, ordinario di malattie infettive all’università di Torino, già intervenuto nella puntata precedente dedicata all’ “Incubo covid”.
L’argomento di cui si è parlato è quello delle “Varianti del covid” ad oggi note: brasiliana, sudafricana e soprattutto inglese.
Dati statistici alla mano, pare essere proprio quest’ultima la più diffusa in Italia (così come nel resto d’Europa) perché ad altissimo tasso di contagiosità.
In alcune regioni, tra le quali il “nostro” Piemonte, essa è particolarmente “concentrata” tanto da superare, in termini di casistiche individuate, il virus originale: secondo le ultime stime, ben tre casi su quattro sono infatti riconducibili alla variante inglese.
Sembra insomma che l’invasione della pandemia, nonostante gli sforzi per contenerla, non dia tregua. Siamo nel pieno della terza ondata.
Al nemico principale e (tristemente) più conosciuto covid-19 si aggiungono ora, come se non bastasse, le temute mutazioni, subdole e fortemente endemiche nonché, per alcuni aspetti, anche più aggressive.
È possibile riconoscerle tempestivamente mediante la classificazione dei sintomi? Come distinguerle da una banale influenza di stagione o dalla “matrice” coronavirus stessa? Quale il loro decorso clinico tipico? Raccomandazioni particolari sulle precauzioni da adottare?
Questi alcuni interrogativi cui si è cercato di dare una risposta nel corso dell’interessante incontro.
Il focus si è poi inevitabilmente spostato sulla situazione vaccini, partendo da una panoramica generale per poi approdare ad una riflessione a livello locale.
In vigenza dell’autonomia regionale sul piano delle vaccinazioni, come si sta organizzando il Piemonte?
Dopo gli ultraottantenni, adesso la platea si allarga ai pazienti che per le patologie riscontrate, a giudizio del medico curante, necessitino di una chiamata prioritaria; con l’obiettivo di estendere il tutto, con rapidità, ad un sempre maggior numero di soggetti.
Quanto alle strutture preposte allo scopo, attualmente le sedi vaccinali sono troppo poche per sostenere i ritmi prefissati (nonostante la zoppia delle forniture).
Allo studio la fattibilità di vaccinare sui luoghi di lavoro (la cd vaccinazione in fabbrica) e l’ipotesi di coinvolgere maggiormente negli ospedali il personale sanitario; ma anche le cliniche private e soprattutto i medici di base (opportunamente “supportati”) sono risorse preziosissime da attivare nel più breve tempo possibile.
L’imperativo è di fare fronte comune contro l’avanzata della pandemia, guardando al “modello” Israele: tutti e subito.
L’appello è di vaccinarsi.
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