venerdì 4 settembre 2009

Per una nuova politica culturale di Vincenzo Reda

Occorre ritornare a una politica culturale che incoraggi e aiuti a riqualificare aree prestigiose del territorio urbano, oggi abbandonate a una movida selvaggia e senza scopo.Aree come il Quadrilatero e i Murazzi possono costituire, con semplici interventi basati a ridare slancio alle associazioni artistiche e culturali, la chiave di volta di una politica di questo tipo.
Non è molto difficile, né eccessivamente costoso, dare vita a iniziative come rassegne, concorsi, piccoli premi che abbiano come fine la diffusione di arte e cultura sul territorio. Lo stesso livello, sia come prodotti sia come servizi, di molti locali pubblici di queste aree molto frequentate è basso perché frutto spesse volte di improvvisazione e scarsa preparazione professionale. Indire un grande concorso, o una grande rassegna tra locali, che miri al controllo e alla crescita del loro livello medio, non sarebbe cosa molto complessa né costosa.
Una strategia che a mio avviso sarebbe importante perseguire in campo culturale è il totale decentramento di ogni attività, fieristica o similare, che oggi vede impegnate le piazze e le vie storiche del centro: la magnifica architettura e l’urbanistica della nostra città sono un valore straordinario per le intrinseche valenze estetiche che non devono essere degradate da gazebo, tensostrutture, stand e tutto quel genere di arredi orribili che deturpano luoghi di bellezza unici al mondo. Ci sono le periferie che hanno bisogno di essere riqualificate e ridate al controllo della cittadinanza e tutte quelle attività che oggi “sporcano” il centro storico potrebbero magnificamente servire alla crescita di territori oggi abbandonati e totalmente fuori da ogni controllo.
Per quanto attiene alle grandi istituzioni museali torinesi, anche in questo caso occorre ridare slancio alle associazioni che gravano loro attorno: i musei devono aprirsi all’esterno, essere vivi, andare nelle strade e nelle scuole. Le associazioni di amici dei vari enti potrebbero costituire un mezzo molto interessante in questo senso.
Vi sono poi una serie di realtà meno conosciute, ma non certo meno valide, che andrebbero valorizzate (Museo delle antichità, Museo della scienza, ecc.).
Per quanto attiene ai teatri, lirici e di prosa, maggior attenzione ai giovani, sia come fruizione sia come offerta, opportunità, attività; e sempre con un controllo rigoroso del denaro pubblico.
La musica, che a Torino è sempre stata, in ogni suo genere, un fatto importante è oggi un territorio di totale disinteresse istituzionale: anche qui il denaro pubblico, se investito oculatamente a incoraggiare iniziative di formazione, riqualificazione e controllo di locali e territorio, potrebbe svolgere una grande funzione al servizio della cittadinanza.
La mia idea è che l’arte e la cultura debbano appropriarsi del territorio: ciò richiede molte idee, molte energie, molta passione, molta competenza ma, e questo mi pare fondamentale, non molti soldi: certo, è più facile finanziare pochi, grandi, e spesso incontrollabili, enti e istituzioni (utili soltanto a sistemare persone di fiducia o serbatoi di voti) che fare una politica di territorio. Ma è di questa che, a mio avviso, la città necessita.

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