sabato 23 ottobre 2010

Reagire, reagire, reagire di Alfiero Grandi

In Europa si sta discutendo di rendere ancora più duri i parametri di Mahastricht (3% di deficit e 60 % di debito pubblico) autorevolmente definiti stupidi quando era ancora in campo un punto di vista critico.
Alla volontà diffusa, anche a destra, di rivedere i parametri di Mahastricht ora sembra stia subentrando una sorta di rassegnazione al loro peggioramento.
L’opinione pubblica è lontana da questa discussione. Chi dovrebbe renderla sensibile non lo fa. La destra europea ne approfitta e sta tentando il colpaccio di modificare le regole il più possibile ad immagine e somiglianza della volontà del Governo tedesco e della BCE.
Lo spauracchio che viene agitato è la crisi greca. In realtà la destra è all’attacco e usa questo spauracchio, mentre la sinistra è incerta, in difensiva. Mentre quanto si deciderà nei prossimi mesi pesarà sulla vita di tutti i cittadini europei, a partire dagli italiani. Il Ministro Tremonti è sostanzialmente connivente con queste scelte, fa dcihiarazioni tranquillizzanti, dichiarando che le nuove regole europee saranno compatibili con la situazione economica italiana.
Viene presentato come un grande risultato che nei nuovi parametri si tenga conto anche del debito dei privati e non solo di quello pubblico. Questo temperamento, se sarà effettivamente confermato nel testo definitivo del nuovo trattato, servirà al massimo a diluire il tempo concesso ai vari paesi per portare il debito al 60 % del PIL. Invece non c’è una parola in questa discussione sui provvedimenti di sostegno all’economia e all’occupazione, quindi restano solo i tagli, più o meno pesanti.
Il segnale politico è chiaro. La Germania non vuole correre il rischio di soccorrere altri paesi ritenuti spendaccioni e scrive euro ma legge marco, quindi vuole le sue stesse regole applicate all’Europa, con l’appoggio della Bce.Il vecchio patto di stabilità e crescita – come si chiama l’attuale trattato - quindi lascierà sul terreno il punto della crescita, ormai ridotta ad un orpello perché il liberismo rigorista dominante pensa che il rilancio economico avverrà semplicemente comprimendo la spesa pubblica. Come hanno spiegato le piccole aziende britanniche ai rigoristi inglesi se la spesa pubblica viene tagliata selvaggiamente il risultato sarà veder chiudere molte piccole aziende, da un giorno all’altro senza mercato, e ridurre drasticamente l’occupazione. Del resto Tremonti ha fatto tornare i conti tagliando gli investimenti pubblici.La domanda è: queste scelte sono inevitabili ? La risposta è no. Un’altra via è possibile ma deve avere la radicalità e l’alternatività necessarie perché tutto ha origine dalla crisi finanziaria e in particolare delle banche. L’enorme spesa sopportata dagli Stati per impedire il crollo del sistema finanziario oggi qualcuno deve pagarla e poiché sono gli Stati ad avere sborsato i conservatori europei sostengono la scelta di tagliare la spesa sociale, perché i soldi gettati nella fornace della crisi finanziaria non ci sono più e se non si recuperano dal sistema finanziario e dai più ricchi, altri dovranno pagare al loro posto. I cittadini così verranno caricati dell’onere 2 volte: prima con la crisi e poi con l’uscita dalla stessa. C’è un’altra possibilità. Si potrebbe mettere in campo un programma europeo di investimenti e di rilancio economico, basato su nuovi parametri di qualità, nel cui ambito inserire le iniziative dei singoli Stati per acquisire competitività, rilanciando anche il mercato interno europeo. Le risorse ci sono. Lo strato sociale più ricco, come dicono gli analisti delle banche di affari, ha guadagnato anche durante la crisi. Patrimoni e redditi alti possono sopportare l’onere della ripresa che altri non sono in grado di fare, nemmeno volendo, tanto più in presenza del rischio di un allargamento incredibile delle aree di povertà.In altri tempi si sarebbe detto che è aperta una questione di classe. In sostanza si è aperto il problema di chi pagherà il conto della crisi. La proposta tedesca e della BCE persegue l’obiettivo che ogni Stato pensi a sé stesso e risponda dei suoi problemi. La sinistra europea dovrebbe leggere i problemi e offrire risposte alternative. Altrimenti resterà lo spazio che sta gestendo Tremonti: tagliare con un poco di tempo in più, ma sempre tagliando. Più rate non risolvono il problema.Purtroppo l’attenzione all’importanza di queste scelte è del tutto inadeguata. Non sembra sia percepito che in questi mesi si decidono i decenni futuri. Modificati i trattati, adottate altre regole europee ogni Governo, di qualunque colore, avrà margini di manovra talmente ridotti da essere ininfluente e da rendere il confronto destra - sinistra quasi irrilevante.Tremonti lo ha capito e pensa che questo gli offra delle chances per il suo futuro personale di possibile nocchiero del dopo Berlusconi.Ma agli italiani che vantaggio ne verrebbe ?
Attenzione, con queste modifiche dei trattati e delle regole europee la destra costruisce le condizioni per restare al potere per decenni, tanto un’alternativa politica dovrebbe lavorare con margini assolutamente ridotti. C’è ancora tempo (poco) per reagire, ma occorre mettere in campo una visione alternativa, altrimenti saranno guai.

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